Da Bologna a Cappella Maggiore, Giacomo è il piccolo alpino che sussurra a Iroso ed è diventato “sconcio” ad honorem

Giacomo è il vero bambino “alpino”: da Bologna alle rive di Cappella Maggiore, in via Savallon ad Anzano per conoscere e abbracciare il generale Iroso, il mulo alpino più longevo di sempre con i suoi 40 anni. Ma non solo. Anche a fare busca e striglia, e perché no, con pala e scopa di saggina a pulire la stalla di Iroso e della compagna, l’asinella Winie.

Giacomo è un bambino  davvero speciale, frequenta la seconda elementare, e a dispetto di tutti è il “secchione” della classe, il migliore, “Tutti dieci” osserva mamma Francesca. Ma in lui c’è in particolare un marcato dna alpino: il nonno nella Brigata Cadore, altri parenti nella Tridentina, è cresciuto a pane e alpinità. Così quando anche a Bologna è arrivata la storia di Iroso, dei suoi inauditi 40 anni che porta sempre con la consueta signorilità nonostante acciacchi vari e scivolate inopportune, Giacomo ha stressato mamma, voleva venire a tutti i costi nel trevigiano, e lei lo ha portato a fine gennaio da Iroso.

“E’ stato amore a prima vista – commentano gli “sconci” del reparto Salmerie – non si era mai visto che Iroso si lasciasse abbracciare e coccolare con tanto trasporto, docilmente. E anche gli altri muli hanno sentito la passione vera di Giacomo, l’amore per loro, e si lasciano fare di tutto”. Da domenica Giacomo è tornato sulle colline di Anzano, tre giorni full immersion con Iroso e Winie: “E’ busca e striglia continuo, ma più che altro sono carezze che il vecchio mulo accetta di buon grado dal bambino – continuano gli alpini – anche il presidente Francesco Introvigne è rimasto colpito e commosso dal feeling che si è instaurato tra il piccolo alpino bolognese e Iroso”.

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Così a cavalcioni di Winie Giacomo passeggia con Iroso sotto l’occhio vigile di capitan Graziano De Biasi e Beppino Longo, che si sono presi cura del soggiorno dell’ospite per tutto il periodo che passerà nella tenuta di Toni De Luca, che da parte sua osserva le scene con la solita indole paterna: “Sa fare tutto e sa tutto su come si gestisce il mulo – ammette il patron dei muli – mai vista una cosa del genere con un bambino così piccolo”.

Giacomo non sa stare fermo, non si stacca dal vecchio mulo: “Ha continuato a parlare di Iroso a casa continuamente, dopo la prima visita, lo considera suo fratello – ammette la mamma Francesca -, “voglio tornarci, sto bene in mezzo agli alpini” dice sempre. Vuole fare l’accademia da grande, negli alpini, è stato cresciuto con quei valori, vino (con molta moderazione) e cori alpini. Sul giubbetto con il quale va a scuola mi ha fatto cucire gli scudetti della Julia, della Tridentina e della Cadore, oltre ad una serie di spillette dei vari Gruppi alpini e di artiglieria da montagna”.  Se non potrà coronare il sogno di fare l’alpino Giacomo ha già le idee chiare, il suo piano B: “Farò il macchinista”.

Ma intanto gli alpini del reparto Salmerie lo hanno nominato “sconcio ad honorem”. Nel corso del pranzo di ieri gli hanno donato la maglietta del reparto con stampato il muso di Iroso e la scritta “Il mio amico Iroso”. E’ una storia che avrà ancora numerosi capitoli. Mamma Francesca allarga le braccia: “Faremo ferie e vacanza da scuola ancora per venire a Cappella Maggiore finchè ci sarà Iroso e gli amici alpini delle Salmerie, e Antonio De Luca, ad aspettarlo”.

(Fonte: Fulvio Fioretti © Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it ® Riproduzione riservata).
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