Negli anni ’50, come tanti connazionali, Angelo Bin partì da Cappella Maggiore per andare a lavorare nelle miniere belghe. Durante una trentina di anni, ha affrontato quell’affannoso lavoro a più di 1000 metri sotto terra. Da pensionato ha voluto mettere in scena, in un museo privato, numerosi aggetti: picconi, maschere, caschi e attrezzi quotidiani del suo mestiere di minatore affinché la memoria di quel tempo non andasse perduta.
Domenica scorsa il sindaco Mariarosa Barazza, rappresentata dall’assessore alle attività produttive Franco Bonato, ha inaugurato una vetrina a lui dedicata.
Durante questa cerimonia erano presenti i membri del Museo della Mineralogia, gli Alpini e i Trevisani nel mondo dei quali faceva parte. Numerosi famigliari e amici si sono uniti affettuosamente alla figlia Edda per questa particolare occasione.
Angelo è morto nel novembre 2020, ma il Museo della Mineralogia di Cappella Maggiore ha dedicato una vetrina che raccoglie non soltanto il ricordo di quel lavoro di grande sacrificio, ma anche di tutti quelli che hanno scelto quella direzione per dare alla loro famiglia la garanzia di una vita migliore e per i figli la possibilità di studiare a lungo.
“Persona di grande senso sociale, Angelo Bin ha portato alta la bandiera italiana all’estero dove tutti lo conoscevano e lo apprezzavano. Il comune di Cappella Maggiore può essere fiero del suo compaesano” afferma la figlia Edda Bin.
(Foto: per gentile concessione di Edda Bin).
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