Luoghi del Sacro in terra Unesco: a Cappella Maggiore la chiesa della Mattarella custodisce il più antico affresco dell’Ultima Cena nella Marca Trevigiana

Immersa nel verde, a due passi dal centro di Cappella Maggiore, vi è un’antica chiesetta, il cui valore storico e artistico è stato restituito alla comunità dei fedeli e ai visitatori negli ultimi anni: si tratta della chiesa della Santissima Trinità (come testimonia la scritta “Uno et Trino” sul portale d’ingresso) ma che gli abitanti del luogo da secoli chiamano più familiarmente “Della Mattarella”, nome che ha finito per sovrapporsi a quella della dedicazione dell’edificio sacro. La chiesa quattrocentesca ingloba un oratorio più antico, del dodicesimo o tredicesimo secolo, sorto come “cappella campestris”.

La denominazione popolare si deve a quel “Andrea Matarela”, committente dell’affresco rappresentante la Madonna con il bambino in trono e gli angeli musicanti, datato 1503.

La prima attestazione scritta sulla chiesa risale al 1334, e quella iconografica è data dall’affresco dell’Ultima cena, databile tra la fine del Duecento e il primo Trecento, già presente nell’edificio più antico, e venuto alla luce grazie a un restauro degli anni ‘50 del secolo scorso.

L’Ultima Cena è un’opera altamente significativa, in quanto primo esempio di tale iconografia in tutta la Marca Trevigiana. In seguito al Concilio Lateranense IV del 1215 seguì una ampia diffusione di questo tema pittorico, legato alla forte spiritualità eucaristica, tant’è che, nel 1264, venne istituita la festa del Corpus Domini, che Venezia decretò nel 1295. Come sempre accade, per questo tipo di raffigurazione, che ha bisogno di un ampio spazio orizzontale, l’affresco occupa la parete nord, priva di aperture.

Nonostante siano di epoche diverse, L’Ultima Cena sembra dialogare con la Crocifissione, del 1498, opera di Antonio Zago (suoi anche altri affreschi presenti nella chiesa, che costituiscono un pregevole esempio di “Biblia pauperum”), artista che raggiunge qui il suo apice pittorico nell’espressione di dolore delle donne ai piedi della croce.

Un’altra opera di Zago molto significativa è quella che rappresenta l’Annunciazione, di sapore quasi eretico, dal momento che Dio Padre sembra inviare Gesù, già formato al di fuori del grembo materno, verso Maria.

Il Bambino richiama la sua Passione attraverso la croce che tiene stretta sulle sue spalle. L’affresco che ricorda la dedicazione della chiesa, è quello della Trinità, secondo la tipologia del cosiddetto “Trono di Grazia”, iconografia che ha origine dal verso biblico “Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno”.

La chiesa della Mattarella nel corso dei secoli è stata centrale nella vita della comunità di Cappella Maggiore, come quando divenne lazzaretto durante l’epidemia di peste del 1576, che provocò però la copertura degli affreschi.

Col tempo numerose vicende contribuirono ad un progressivo abbandono di questo oratorio, tra cui il terremoto del 1936, che fu però anche l’occasione attraverso la quale vennero nuovamente in luce le decorazioni pittoriche e segnò l’inizio della rinascita di questo importante luogo di preghiera e tesoro d’arte sacra.

(Fonte: Paola Brunello e Cinzia Tardivel).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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