Informazione e sensibilizzazione: sono le parole chiave dell’incontro pubblico organizzato venerdì scorso nella scuola media del paese. Voluta dal parroco don Arnaldo Zambenedetti e accolto dall’amministrazione comunale e dalle due comunità parrocchiali (Colle Umberto e San Martino), l’assemblea ha focalizzato il tema caldo degli ultimi mesi: gli interventi di restauro e messa in sicurezza del campanile di Colle Umberto e del soffitto della chiesa di San Martino.
Tante le domande e i dubbi dei cittadini, sia dal punto di vista tecnico che finanziario. Interrogazioni che hanno trovato riposte esaurienti, nella sala gremita di collumbertesi attenti, grazie alle presenze del sindaco Sebastiano Coletti, del parroco, dell’economo diocesano Alessandro Testa, dell’architetto Monia Minetto, dei componenti i Consigli pastorali e degli Affari economici delle due parrocchie.
“Un incontro per riflettere insieme sulla reale situazione delle nostre due comunità – ha introdotto il parroco -. Siamo qui per valutare l’obiettivo di rendere stabili e sicuri i nostri monumenti storici. Essi rappresentano il senso di vitalità del Cristianesimo nel nostro territorio. Questi tesori del passato vanno conservati perché rappresentano la fede delle nostre comunità e questo vale per noi credenti. Da un altro punto di vista, vanno considerati beni artistici che testimoniano una tradizione culturale, artistica e storica che appartiene a tutti, credenti e no. Essendo danneggiati, in prima istanza il parroco in base al canone 1366 paragrafo 2 del codice di Diritto canonico è chiamato a vigilare e a risponderne. È un dovere mio ma anche dei cittadini proteggere il proprio patrimonio artistico e culturale e non lasciarlo andare alla deriva”.
Successivamente, Minetto ha fatto un excursus storico dei due edifici e illustrato gli interventi a livello tecnico: “Una chiesa di origini antichissime che ha subìto diversi interventi nel corso della storia – ha spiegato tramite delle slide -. Un esame manuale ha confermato la presenza di notevoli zone di distacco dell’intonaco, dell’affresco e delle cornici. Non si trattava quindi di rattoppare solo un metro quadro, ma di consolidare l’intero soffitto della chiesa (240 metri quadri della navata e altri 50 dell’altare). Non preparati a questo, abbiamo agito con un intervento di messa in sicurezza e nel frattempo abbiamo lavorato al progetto di restauro.
Gli affreschi sono stati ritinteggiati negli anni dal pittore Vittorio Casagrande, che ha alterato l’originale – continua Minetto -. L’intervento di restauro non fa parte di quello architettonico, consolidativo della struttura, deve avere un suo progetto di restauro artistico. La parrocchia non lo ha messo in programma, però sarebbe un peccato non restaurare gli affreschi.
Abbiamo provveduto alla pulizia, togliendo la vegetazione presente dal campanile, e abbiamo notato nella parte alta notevoli danni alla muratura. All’inizio non volevamo toccare nulla degli intonaci esterni, ma ci siamo trovati con delle grandi placche di intonaco tanto staccate: erano irrecuperabili. Per questioni di sicurezza abbiamo dovuto rimuoverlo e bloccare le infiltrazioni di acqua. Abbiamo pensato poi a dei rinforzi per non alterare l’aspetto interno mantenendo la struttura esistente”.
E’ poi intervenuto l’economo diocesano Testa, che ha ricordato il ruolo della Diocesi: “Siamo riusciti a portare a casa 150 mila euro per un progetto e 50 mila per l’altro – ha dichiarato -. La Diocesi, con la sua funzione primaria di autorizzazione, la sua parte l’ha fatta per i primi due progetti. Se confermato un terzo, faremo partire il complesso iter”.
“Noi dobbiamo credere nelle opere e sostenerle, una scelta che deve essere condivisa da tutti – ha concluso l’incontro il sindaco -. Le chiese sono un patrimonio condiviso e da condividere, fanno parte della nostra storia. Le nostre comunità devono portare avanti quello che è stato, credendoci. Spero che le chiese possano tornare al più presto a risplendere, risentendo anche il suono delle campane che mi manca molto”.
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