Conegliano, 90enne malato di Alzheimer muore soffocato da un tovagliolo di carta in casa di riposo durante la cena

Durante la cena ha ingurgitato un tovagliolo di carta che lo ha soffocato: quando gli operatori se ne sono accorti era troppo tardi e a nulla sono valsi i disperati tentativi di rianimazione dei sanitari del Suem. La tragedia si è consumata il 5 giugno scorso a Conegliano presso la casa di riposo Opera Immacolata di Lourdes (nella foto), una delle strutture per la terza età gestite dalla Fondazione Santa Augusta Onlus: vittima, un ospite di novant’anni, D. P., già residente nella stessa Conegliano, e del tutto non autosufficiente essendo affetto da tempo dal morbo di Alzheimer.

A quanto è stato riferito ai familiari, l’anziano, durante la cena, è stato trovato riverso sul tavolo in stato di asfissia e già cianotico dal personale della casa di riposo. Gli addetti hanno attuato la manovra di Heimlich, la tecnica di primo soccorso che si utilizza per rimuovere un’ostruzione delle vie aeree, ma non avendo ottenuto alcun risultato hanno allertato il 118.

I sanitari del Suem, accorsi in ambulanza, hanno subito trasportato al pronto soccorso dell’ospedale cittadino il paziente, che è stato intubato e, durante questa operazione, gli è stato estratto “del materiale similcartaceo delle dimensioni di circa dieci centimetri per cinque” per citare la cartella clinica: molto verosimilmente, un tovagliolo di carta che il novantenne aveva ingoiato. D. P. però ormai era in arresto cardiaco e, nonostante tutte le manovre rianimatorie, i medici non sono più riusciti a “riprenderlo” e alle 19.27 del 5 giugno hanno dichiarato il decesso.

Sconvolti e interdetti dall’accaduto, i familiari della vittima si sono concentrati sul funerale del loro caro, che è stato sepolto. Ma con il passare dei giorni hanno cominciato ad essere tormentati da diversi dubbi e perplessità in ordine al livello di sorveglianza e di assistenza assicurato all’ospite nella residenza per anziani in questione: i congiunti si domandano se un paziente con una tale patologia non dovesse essere meglio controllato durante i pasti, perché gli operatori non si siano accorti subito che aveva le vie aree ostruite e se questo ritardo sia risultato fatale.

Di qui la loro decisione, in questi giorni, di rivolgersi, attraverso il consulente personale e responsabile della sede di Treviso, Diego Tiso, a Studio 3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, con l’obiettivo di fare piena luce sui fatti e di appurare se vi siano state responsabilità da parte del personale della struttura nella causazione dell’assurdo decesso. Studio 3A ha già iniziato ad acquisire tutta la documentazione medica disponibile che sarà vagliata dai suoi esperti per poi decidere come agire.

(Fonte e foto: Studio 3A).
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