Conegliano, archeologi in castello per i lavori all’acquedotto: “Tutela per contesto di elevato interesse storico”

I lavori di ristrutturazione del castello di Conegliano hanno preso una piega inaspettata in seguito alla rilevazione di una copiosa perdita nelle tubazioni interrate dell’acquedotto, problema che ha richiesto un intervento per il rifacimento della linea e l’assistenza di archeologi professionisti, incaricati di monitorare una zona di importante rilevanza storica per la città.

All’inizio di febbraio i tecnici di Piave Servizi spa hanno infatti segnalato al comune la presenza di una perdita d’acqua, la cui origine è stata in seguito individuata in alcune vecchie tubazioni in ferro che scorrono sotto terra nell’area sud-est del giardino superiore del castello.

“Abbiamo subito chiuso l’acqua e bypassato il tratto danneggiato con delle tubazioni aeree che permetteranno il rifornimento al ristorante durante lo scavo”, spiega l’architetto comunale Francesco Girardi, incaricato di seguire i lavori.

“In seguito ci siamo subito attivati per contattare degli archeologi professionisti – prosegue l’architetto – Si trattava di effettuare degli scavi all’interno di un sedime vincolato”.

Le particolari norme di tutela dei contesti storico-archeologici prevedono la sinergia di più competenze in casi del genere, e oltre ai lavori sul campo delle ditte SMT, incaricata del rifacimento delle tubature, e SRA Ricerche archeologiche, che fornisce assistenza, a monitorare la situazione sono gli ispettori della Soprintendenza archeologica di Padova e della Soprintendenza architettonica di Venezia.

“Dall’incontro con gli ispettori è emersa la necessità di trovare una soluzione che preveda di non forare il muro che sostiene i giardini alti del castello – prosegue Girardi – noi abbiamo individuato i vecchi tubi e stiamo ripercorrendo il tracciato già esistente fino al pozzetto dei contatori, è un lavoro che procede con attenzione costante a quello che si trova scavando”.

Una cautela giustificata dall’importante storia dell’area attualmente interessata dai lavori: secondo gli studi che Adolfo Vital effettuò all’inizio del Novecento, nell’angolo sud-est dei giardini alti sorgeva, in epoca medievale, la torre delle carceri della rocca, poi abbattuta.

Successivamente, dai primi decenni dell’Ottocento e fino alla fine del secolo, quello che sarebbe diventato il giardino più noto di Conegliano fu destinato ad area cimiteriale, come testimoniano ancora oggi i cipressi che coronano parte del perimetro delle mura.

Un terreno quindi che nel corso dei secoli ha subito vari interventi e rimescolamenti, e a rendere ancora più complicata la situazione sono i numerosi rimaneggiamenti che le strutture, mura e torre stessa, hanno subito nel tempo, creando quella strana ma suggestiva fusione tra parti originali e rifacimenti che ancora oggi possono ammirare i visitatori.

“Al momento non sono stati trovati elementi di rilievo – spiega l’ispettrice della Soprintendenza archeologica di Padova Mariacristina Vallicelli – Ma si tratta di un contesto di elevato interesse storico, per cui abbiamo voluto trovare una soluzione per i lavori che garantisca prima di tutto la tutela”.

(Fonte: Fabio Zanchetta © Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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