Proseguono gli incontri promossi dal Circolo culturale Conegliano, realtà presieduta da Luciano Finesso, allo scopo di riflettere sui grandi temi che accompagnano la città.
Dopo il primo incontro di aprile, ieri sera al Dina Orsi i relatori e il pubblico in platea si sono riuniti in una riflessione collettiva sul tema della rigenerazione urbana.
“Conegliano fu…tura. Diagnosi e terapie per la rigenerazione” è stato quindi il filo conduttore degli interventi previsti nel corso dell’incontro, supportato da alcuni sponsor, a partire da Banca Prealpi SanBiagio.
L’appuntamento è stato moderato e condotto dall’avvocato Bruno Barel.
A dare il “la” alla riflessione sono stati alcuni studenti del liceo classico, scientifico ed economico-sociale Marconi di Conegliano, i quali hanno osservato come la città abbia ancora molto da fare sul fronte delle aree verdi e, magari, dello spazio pubblico del castello.
Incentivare l’uso del trasporto pubblico, investire di più nel creare delle aree di incontro per i giovani, sensibilizzare sul tema della Cer (Comunità energetica rinnovabile), organizzare festival legati al cibo e al turismo culturale, per promuovere una maggiore attenzione verso la comunità multietnica: sono soltanto alcuni dei punti affrontati dagli studenti.
“Dobbiamo coltivare relazioni umane, per una città che ognuno reputi come casa propria – hanno osservato i ragazzi, dimostrandosi molto focalizzati sulle questioni riguardanti le relazioni e i servizi – L’ambiente non può essere pensato senza tenere in considerazione l’ambiente umano”.
Il pensiero dei relatori
Girolamo Da Dalto, direttore generale di Banca Prealpi SanBiagio, ha tracciato un quadro complessivo della situazione economica della città di Conegliano, mostrando come non sia poi tutto così negativo come spesso si pensa.
“L’economia del Prosecco ha consentito di aumentare il proprio reddito con continuità – la sua premessa, a cui è seguita anche un’analisi circa l’occupazione femminile del territorio, salita dal 29,6% del 1981 a oltre il 41% nel 2011 – L’economia del Prosecco ha garantito nel tempo uno sviluppo di capitale economico e umano”.
“Conegliano ricopre una posizione importante in fatto di reddito ed è diventata un polo di attrazione economica e bancaria – ha proseguito – Durante il Covid le persone hanno risparmiato molto e trattenuto dei soldi nei conti correnti: ancora oggi il patrimonio di Conegliano supera i 2 miliardi di euro“.
“In sostanza, a Conegliano c’è una forte vivacità imprenditoriale e, di conseguenza, la città fa da capofila per i territori che la circondano – ha concluso – Le potenzialità ci sono, ma vanno colte le opportunità“.
Massimo Colomban, imprenditore noto per la gestione di Castelbrando, ha fatto un paragone tra Conegliano e Alba, fornendo alcune ipotesi pratiche in tema di interventi urbani.
“Conegliano ha dei percorsi coperti e sarebbe da creare dei parcheggi, perché la gente ama arrivare in macchina – ha affermato – La mancanza di strategia ha favorito la nascita dei centri limitrofi”.
“Creare un’università del vino e sviluppare tutto ciò che ci sta attorno, promuovere la formazione continua, magari negli spazi dell’ex convento di San Francesco: potrebbero essere delle soluzioni. Dobbiamo ridare l’alba a Conegliano e attirare il turista spendente – ha continuato – Un’idea potrebbe essere anche quella di ridipingere di verde i capannoni, per ridurre l’impatto visivo delle aree industriali”.
Federico Capraro, imprenditore e consigliere dell’Associazione per il patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, ha invece proposto un’analisi più ampia sul piano turistico e delle abitudini: “Alcuni territori si stanno svuotando e altri si stanno riempiendo. Dobbiamo considerare inoltre che, oggi, i giovani si ritrovano sul web. Il centro storico è sempre più svuotato – le sue parole – La stessa cosa avviene per gli acquisti: non serve uscire di casa. Oggi assistiamo a una contrazione della spesa, ma anche a un aumento del turismo esperienziale. Circolano molte più foto di piatti rispetto a qualche anno fa”.
“Il riconoscimento Unesco sta dando nuovo impulso al turismo: porterà sempre nuovi visitatori in città e una maggiore richiesta di servizi. Si guardano ora le stesse cose con occhi e sentimenti diversi – ha aggiunto – Dobbiamo imparare a diffondere il sentimento dell’orgoglio identitario, dato che c’è anche il nome di Conegliano nel sito Unesco, e a guardare il territorio con l’occhio dei turisti”.
“Siamo nel posto giusto al momento giusto se facciamo nascere l’orgoglio per il nostro territorio, se sviluppiamo una forte identità territoriale – ha proseguito – Il riconoscimento Unesco deve essere visto come un agente di cambiamento, che ci porta a valutare cosa c’è fuori per capire cosa manca al territorio, per progettare in grande, uscendo da una sorta di provincialismo ed evitando di pensare che siamo troppo piccoli per progettare in grande. Non dobbiamo creare delle isole che non dialogano con ciò che sta attorno”.
A chiudere la serata è stato Michele Zanchetta (direttore nazionale dell’Associazione nazionale di archeologia), il quale ha spostato la riflessione sul tema della tutela: “La tutela è un patrimonio pubblico che permette di tramandare la memoria: è una questione che riguarda tutti – è emerso – Ogni euro investito in cultura fa sì che ne tornino sette al territorio”.
In questo frangente si è quindi inserito il concetto di archeologia industriale, che presuppone che “gli interventi non vadano a modificare la forma originaria degli edifici”, come ad esempio la riconversione di strutture industriali in nuove attività con destinazioni d’uso differenti.
“Il territorio ha una storia che non va dimenticata – ha osservato – e l’edilizia storica è un passaggio che consente di non disperdere la memoria: non bisogna aver paura di conservare le memorie del passato”.
A coronare il dibattito sono stati alcuni interventi da parte del pubblico, tra cui il presidente del Rotary Club Conegliano Nicola Martino, l’assessore alla Cultura Cristina Sardi, i consiglieri di minoranza Maurizio Tondato e Filippo Secolo, l’imprenditore Luciano Mazzer.
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