Conegliano ha ricordato Cristina Pavesi. “La mafia c’è stata anche in Veneto”

Conegliano ricorda Cristina Pavesi

La città di Conegliano ha ricordato Cristina Pavesi, vittima senza giustizia della Mafia del Brenta: molto partecipata la presentazione del volume “Incolpevoli per aver commesso il fatto. Storia di Cristina Pavesi, vittima della Mafia del Brenta” (pubblicato da Panda Edizioni), opera di Gianluca Ascione con Michela Pavesi, presentata ieri pomeriggio di fronte all’Informagiovani-Informacittà “Cristina Pavesi”, in piazzale Fratelli Zoppas a Conegliano.

L’incontro è stato organizzato dal gruppo “I fioi del ’55” di Conegliano, con il patrocinio del Comune (assieme al contributo di Banca Prealpi SanBiagio), e moderato da Gino Ceccherini (direttore del periodico alpino “Fiamme Verdi”), con l’intervista pubblica all’autore del libro curata e condotta dalla giornalista Arianna Ceschin.

L’appuntamento, aperto dai saluti di Walter Piovesan (in rappresentanza del gruppo organizzatore) e dell’assessore alla Cultura Cristina Sardi, ha visto anche l’intermezzo musicale di Beatrice De Stefani al violino e di Filippo Da Dalt alla chitarra, i quali hanno eseguito il brano “Diamante” di Zucchero, il preferito da Cristina.

Un momento della presentazione

Un modo per ricordare e non dimenticare colei che fu la vittima dell’impresa di questo gruppo di malviventi, che a lungo riempirono la cronaca con i propri reati.

Era il 13 dicembre 1990 quando la 22enne Cristina Pavesi, studentessa universitaria di Lettere (originaria di Treviso ma residente a Conegliano), stava rientrando a casa dopo una giornata di studi, viaggiando a bordo del diretto Bologna-Venezia.

Nel frattempo, la banda di Felice Maniero, boss a lungo indicato con il soprannome di “Faccia d’angelo”, aveva puntato il vagone postale Venezia-Milano, posizionando del tritolo sui binari. La deflagrazione colpì entrambi i treni lì di passaggio, causando numerosi feriti, mentre Cristina morì sul colpo. Per questo fatto non venne mai fatta giustizia.

L’incontro si è concluso con un apprezzato momento conviviale, che “I fioi del ’55” hanno successivamente voluto condividere con i Frati di Conegliano.

“Le vittime innocenti di mafia sono attualmente 1.081 – ha chiarito l’autore del libro, Gianluca Ascione – Il modo più giusto per non dimenticarle, è parlarne. Ho impiegato circa due anni per scrivere questo libro, non senza difficoltà, sia nel reperire le testimonianze, sia nell’accesso agli archivi, per visionare gli atti processuali”. 

Ascione ha chiarito che, quando ci si riferisce alla banda di Maniero, è più corretto parlare di Mafia del Brenta e non di “Mala” (diminutivo di “malavita”), considerato come si sia trattato a tutti gli effetti di un’organizzazione che, oltre a spadroneggiare in Veneto, aveva il controllo del mercato della droga fino a Nova Gorica. 

Non si tratta, quindi, soltanto di una questione semantica.

“Felice Maniero è sempre stato accompagnato da quest’aura derivante dal soprannome ‘Faccia d’angelo’, ma quando si parla di lui ricordate che ha commesso sette omicidi – ha aggiunto – Le fasi delle indagini per l’assalto sono state difficili: contiamo che all’epoca, negli anni novanta, non c’era la tecnologia che abbiamo oggi”.

Complesse e lunghe anche le fasi processuali, che non hanno condotto a quella forma di giustizia che Cristina avrebbe meritato.

Nel corso della discussione è stata inoltre ricordata la figura del magistrato Francesco Saverio Pavone, il quale fece tanto affinché venisse riconosciuto il modus operandi mafioso della banda di Maniero, rimanendo sempre al fianco della famiglia di Cristina Pavesi.

Un incontro che ha fatto riflettere il pubblico, sia sul fatto che la mafia c’è stata anche in Veneto, sia sulla necessità di ricordare una giovane vittima spezzata da questa violenza.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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