Cuore e sport: i diversi livelli di attività fisica in rapporto alla frequenza cardiaca spiegati dal medico cardiologo Giuseppe Berton

Nuovo approfondimento sul tema di salute e prevenzione, in compagnia del dottor Giuseppe Berton, medico cardiologo oltre che fondatore e presidente dell’ABC Study on Heart Disease Foundation-Onlus, con sede all’ospedale civile De Gironcoli di Conegliano, e responsabile del Progetto Regionale veneto per la ricerca su malattia coronarica e neoplasia.

Stavolta il tema trattato riguarda il legame tra cuore e sport: a tal proposito, il medico cardiologo ha premesso che l’aumento del battito cardiaco fa aumentare il flusso di sangue nel circolo. Durante l’attività sportiva il battito cardiaco aumenta, contribuendo così all’irrorazione degli organi periferici, in particolare dei muscoli, per far fronte alle necessità metaboliche.

La medicina sportiva riconosce diverse classi di attività fisica, in relazione alla frequenza cardiaca: “lieve” quando il battito sale di poco (ovvero il 50-60% della frequenza cardiaca massimale) e il cuore non risulta affaticato. Tra il 60 e 70% si entra nella fase aerobica/lipidica, non c’è grande sforzo e si favorisce il metabolismo lipidico, ovvero il consumo di grassi, pertanto è un’attività adatta alla gran parte delle persone, e favorisce la perdita di peso. Fino all’80% della frequenza massimale è la fase aerobica-glucidica con consumo prevalente di glucidi, mentre tra l’80 ed il 90% si passa dalla fase aerobica a quella anaerobica.

In questa fase di sforzo intenso l’ossigeno fornito ai muscoli attraverso il circolo sanguigno non è più sufficiente e, quindi, il lavoro muscolare diventa anaerobico, cioè il muscolo usa altre molecole (ad esempio glucosio) al posto dell’ossigeno per produrre l’energia necessaria per l’attività fisica. A questo livello di frequenza cardiaca, generalmente, lo sforzo è intenso. Poi si entra nella fase massimale con frequenze superiore al 90%, sempre anaerobica. La si osserva ad esempio nella corsa, nuoto e bici ad alta intensità. Generalmente questi sforzi sono di breve durata.

È molto importante sottolineare che la frequenza cardiaca massimale dipende fortemente dall’età della persona, essendo più elevata nel giovane e più bassa nell’anziano. Ad esempio, a 25 anni la frequenza cardiaca massima è di 195 battiti per minuto, a 50 anni è di 170 battiti, a 75 anni è di 145. In generale, più elevata è l’età e più bassa è la frequenza cardiaca da tenere.

“Quello che abbiamo detto diventa ancor più importante se si tratta di un paziente con malattia – ha affermato il medico – come ad esempio la persona con malattia coronarica. Qui anche il ruolo della terapia diventa importante, ma di questo ne parleremo in un prossimo approfondimento”.

Stabilire bene la soglia per la quale praticare l’attività sportiva è importante per l’obiettivo del paziente – ha spiegato il dottor Berton – Ad esempio, se una persona vuole un’attività che favorisce il dimagrimento, allora è utile un’attività di tipo lieve-medio, con frequenza cardiaca non elevata”.

“Se invece una persona deve fare un’attività di resistenza importante, sceglierà un movimento di tipo aerobico, ma con frequenza più elevata – ha proseguito – Nel caso in cui un atleta debba scegliere uno sport a carattere massimale per breve periodo, come i 200metristi, l’attività metabolica sarà allora di tipo anaerobico”. 

“Classificare e fare una buona gradazione dell’attività fisica e sportiva, è importante per avere beneficio, sia dal punto di vista della buona salute che della prestazione sportiva”, ha concluso il dottor Giuseppe Berton.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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