Garibaldini di Marca: un omaggio alle camicie rosse della città

Pietro Scarpis: fu un garibaldino di Conegliano, come Giuseppe Cocolo, Giobatta Marin, Giuseppe Pilla e Antonio Carpenè
Pietro Scarpis: fu un garibaldino di Conegliano, come Giuseppe Cocolo, Giobatta Marin, Giuseppe Pilla e Antonio Carpenè

Ci sono storie che meritano di essere raccontate e, soprattutto, non dimenticate: stavolta è il caso dei Garibaldini di Marca, coloro che contribuirono a quell’impresa leggendaria al fianco di Giuseppe Garibaldi.

Cinque di queste camicie rosse provenivano da Conegliano, città che porta ancora oggi i segni del passaggio dell’eroe dei due mondi: sulla facciata di palazzo Gera-Minucci, edificio storico in via Cavour (e affacciato su piazzetta Duca d’Aosta), mostra una targa proprio in ricordo di Garibaldi.

“Giuseppe Garibaldi il giorno 5 marzo 1867 da questo verone al popolo parlava”, si legge ancora oggi.

Una storia, quella dei Garibaldini di Marca e di Conegliano, emersa lo scorso venerdì 10 maggio, in occasione della presentazione del volume di Vito Marcuzzo, “Il Garibaldino del borgo”.

L’autore Vito Marcuzzo

Presentazione organizzata nella sala consiliare del municipio dalla sezione di Conegliano dell’Associazione nazionale Carabinieri, con il patrocinio del Comune e il supporto di Banca Prealpi SanBiagio.

Presenti anche Guido Antoniazzi, direttore della Collezione Antoniazzi e del Museo dei Carabinieri Reali, e Roberto Costella, presidente della Fondazione Oderzo Cultura.

Nel corso dell’incontro è stato fatto un excursus sulla situazione sociopolitica dell’epoca, dove all’oppressione straniera si contrapponeva un forte desiderio di rinnovamento, specialmente da parte dei giovani di quegli anni.

Furono in tutto 180 i veneti che presero parte alla leggendaria Impresa dei Mille. Tra questi, cinque erano coneglianesi doc: si tratta di Giuseppe Cocolo, Giobatta Marin, Giuseppe Pilla, Pietro Scarpis (notaio) e Antonio Carpenè (nome noto in città, che partì con i Garibaldini della seconda ondata, arrivando a Palermo).

Nonostante questi nomi, la città di Conegliano diede più di 100 patrioti“, il commento dell’autore del volume.

Nel corso della serata sono state lettere le parole scritte da uno di questi garibaldini, Pietro Scarpis, alla madre prima della partenza: una lettera da cui sono emerse le sue emozioni e ideali. Ideali che lo spinsero a impegnare l’orologio, per ricavarne un po’ di soldi.

Orologio poi riscattato dalla sua famiglia e mostrato venerdì sera di fronte alla platea dallo stesso pronipote.

“I garibaldini e i giovani di quel tempo avevano la consapevolezza che stavano vivendo un momento unico“, il commento di Marcuzzo.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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