“Il Made in Italy è un brand forte, ma dobbiamo essere più veloci”: dialogo su “dazi, barriere, muri”

Che impatto hanno e avranno i dazi sull’economia nazionale e locale? Come sta rispondendo la produzione nazionale nel panorama estero in questo periodo complesso?

Matteo Zoppas sulla questione dei dazi

Sono soltanto alcune delle domande a cui ha dato risposta il convegno “Dazi, barriere, muri: quali impatti economici, sociali e politici”, organizzato questa mattina dal Circolo Culturale Conegliano, nell’aula magna del Seminario vescovile di Vittorio Veneto, in collaborazione con l’associazione Amici di Vittorio Veneto e Confcommercio.

L’iniziativa ha visto il patrocinio dei Comuni di Conegliano e Vittorio Veneto. Dopo i saluti da parte dell’amministrazione comunale vittoriese, di Luciano Finesso (presidente del Circolo Culturale Conegliano ) e Mariagrazia Gottardi (associazione Amici di Vittorio Veneto), ha avuto inizio l’appuntamento, condotto dall’avvocato Bruno Barel (founding partner di BM&A, professore di Diritto dell’Unione europea all’Università degli Studi di Padova).

Convegno suddiviso in due panel: il primo (più ampio) di carattere analitico e accademico; il secondo (più breve) incentrato sul dialogo e le testimonianze imprenditoriali dirette.

Quanto i dazi stanno impattando sulla nostra economia?

A inaugurare il primo panel è stato Umberto Vattano (ambasciatore e presidente di Venice International University) il quale, tramite un collegamento da remoto, ha fatto un primo punto sulla questione dei dazi imposti da Donald Trump, osservando che, in realtà, è stato uno strumento di negoziazione da sempre usato dagli Stati Uniti.

Secondo la sua analisi, già durante l’amministrazione di Barack Obama gli Stati Uniti venivano mostrati con un senso di supremazia rispetto agli altri Paesi, mentre spesso un “cambio di rotta” sul fronte economico veniva usato come strumento per negoziare.

Vattano ha dichiarato come, a suo parere, l’atteggiamento cauto e non giudicante del premier Giorgia Meloni, di fronte alla questione dei dazi trumpiani, sarebbe corretto, mentre il Veneto, con la crescita di questi ultimi anni, dovrebbe guardare con fiducia verso il futuro. Anche con i dazi.

Più pratica e densa di numeri ed esempi, invece, la relazione fatta sul tema da Matteo Zoppas, presidente di Ice (Italian trade agency), il quale ha tracciato una premessa, secondo la quale, dal 2019 al 2022, anche a causa della pandemia, il commercio estero italiano avrebbe vissuto dei momenti critici. Si sarebbero così create delle barriere, con il conseguente aumento di prezzi e costi per la classe produttiva e imprenditoriale.

Un dato? Zoppas ha riferito che soltanto il costo dei trasporti, deciso dalle compagnie di navigazione, sarebbe aumentato di 5 volte. Un rincaro a cui non avrebbe in seguito giovato l’aggiungersi dei rincari provocati dall’aumento dei costi dell’energia elettrica, prodotto dall’accendersi del conflitto bellico Russia-Ucraina.

Nonostante questo groviglio di difficoltà, però, il presidente Zoppas ha chiarito che l’export, da un indotto precedente pari a 480 miliardi di euro, avrebbe registrato un balzo in avanti del 30%. Una percentuale che illustra quella che è la forza viva del brand del “Made in Italy”. 

“C’è una tenuta del Made in Italy – ha affermato Zoppas, mettendo in guardia, tuttavia, sulla necessità di rafforzare e proteggere questo marchio, sempre al centro dell’attenzione dei Paesi esteri – Siamo un brand forte, ma siamo molto lenti e poco attenti a valutare quanto sta succedendo: dobbiamo aumentare la nostra velocità, per stare un passo in avanti”.

“L’Italia viene vista come un Paese dei sogni e dai prodotti dai sogni – ha continuato – L’Italia ha qualità a 360 gradi: bisogna essere quindi costruttivi, creativi. Serve una comunicazione corretta, maggiore propositività, più ricettività e umiltà da parte degli imprenditori, tenendo conto che il commercio estero cresce se il cliente può acquistare un prodotto migliore. Serve vedere cosa si può fare di più, senza però dare la colpa a nessuno”.

“Sarebbe meglio che non ci fossero i dazi, per una maggior libertà di scambio – ha ammesso Zoppas – Bisogna fare tutto il necessario per non danneggiare il marchio del ‘Made in Italy’ e non far arrivare il dazio al cliente finale: il dazio va gestito“.

“Il dazio sarà probabilmente una misura transitoria”, ha aggiunto, ricordando il buon rapporto instaurato con gli Stati Uniti dalla premier Meloni, mentre il ministro Antonio Tajani, a suo dire, sarebbe “a conoscenza di quella che è la macchina europea, così da poter portare a casa i nostri interessi: il suo obiettivo è quello di aumentare l’export il più presto possibile, entro il mandato di questo Governo”.

Fabrizio Marrella (professore di Diritto internazionale all’Università Ca’ Foscari di Venezia e alla Sorbonne di Parigi) ha suggerito di “integrare il cda delle medie imprese con esperti di geopolitica”, mentre il professor Giancarlo Corò (docente di Economia a Ca’ Foscari) ha rassicurato sul fatto che è “in momenti di crisi come questo che si costruiscono le nuove regole”.

Adalberto Perulli (direttore del Master in Global Economics and Social Affairs a Ca’ Foscari) ha invece evidenziato quanto la questione abbia delle ricadute dirette sulle dimensioni sociali e ambientali, “che sono sfere essenziali della nostra vita”, da collocare in una riflessione comune.

“L’iperglobalizzazione, che ha guardato solo all’esasperazione della concorrenza, ha portato danni a livello sociale e ambientale – ha sottolineato – L’aspetto di crescita deve integrare la sfera sociale e ambientale e favorire la consapevolezza di come non si debbano perdere queste stesse dimensioni”.

L’incontro si è concluso con una tavola rotonda tra Andrea Dorigo (ad di Tecnica spa), Alfonso Kratter (ad di Inoxveneta spa) e Gianni Zoppas (amministratore di società).

(Autore: Arianna Ceschin)
(Foto e video: Arianna Ceschin)
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