Il regista Todd Haynes racconta il suo “May December” con Natalie Portman e Julianne Moore

Il regista Todd Haynes parla del suo nuovo film

Il tema della manipolazione della verità e la narrazione delle nostre vite: sono le questioni emerse ieri sera con la prima proiezione in Italia del film “May December”, con protagoniste Natalie Portman e Julianne Moore. Proiezione preceduta da una diretta con il regista della pellicola, Todd Haynes, in dialogo con il giornalista Matteo Carzaniga.

Una diretta a cui erano collegati 80 cinema in Italia, tra cui il multisala Cinergia di Conegliano.

Il film è ispirato alla vicenda reale di Mary Kay Letourneau, insegnante statunitense, implicata negli anni Novanta in una relazione scandalosa con il 12enne Vili Fualaau, dal quale ebbe dei figli e con cui si sposò, una volta divenuto maggiorenne. Per questa storia, la docente scontò anche un periodo di detenzione.

La pellicola affronta il tema della manipolazione della verità, verità a cui noi diamo una narrazione diversa agli altri, ma anche a noi stessi.

Il regista in dialogo con Matteo Carzaniga

La vicenda narra la storia di Elizabeth (Natalie Portman), attrice hollywoodiana in procinto di girare un film sulla storia di Grace (Julianne Moore), donna controversa che 20 anni prima, all’età di 36 anni, era stata sorpresa in intimità con Joe, 13enne compagno di classe del figlio.

Quando Elizabeth arriva a Savannah, luogo dove Grace e Joe vivono ormai da coppia sposata (e genitori di tre figli), l’attrice cercherà di immergersi sempre di più nelle loro vite, così da poter apprendere più informazioni possibili per interpretare il suo personaggio.

Una storia da cui emerge come la realtà, a seconda della narrazione che riceve, può essere vista e raccontata sotto molteplici punti di vista.

Todd Haynes racconta “May December”

Todd Haynes è uno dei nomi di punta della cinematografia americana: suoi, solo per citare alcuni film da regista, “Safe” (1995) ovvero un horror psicologico con Julianne Moore; “Lontano dal Paradiso” (2002) sempre con Julianne Moore, sul tema dell’integrazione razziale in America negli anni Cinquanta; “Carol” (2015) con Cate Blanchett protagonista, una storia sull’amore tra due donne; “Io non sono qui” (2007), ispirato alla vita di Bob Dylan.

“Durante il periodo del Covid Natalie Portman mi portò questa sceneggiatura di Samy Burch: le produzioni erano chiuse, tutto era fermo e, quindi, avevo tempo di leggere e di studiare – la premessa del regista – Si tratta di una sceneggiatura che affronta il tema della manipolazione della verità, con brillanti colpi di scena mai risolti. La Portman è anche produttrice del film, oltre che interprete, e mi ha portato questo copione, pensando che fosse perfetto”.

Il regista ha quindi ammesso di essere rimasto letteralmente folgorato da quanto letto: “Ci sono varie somiglianze tra i due personaggi femminili principali. Sono due figure femminili complesse, al centro di una storia che ci fa capire come cambia il modo in cui ci raccontiamo le nostre vite. Nel film vengono indagate le dinamiche delle due donne e il loro impatto sugli uomini che le circondano, destinati a soccombere”.

“Solitamente nella filmografia le donne vengono analizzate alla luce di un rapporto di dipendenza dai valori e dall’identità derivante dal rapporto con la società – ha proseguito – In questa storia, invece, viene analizzata anche la dinamica del potere e il tema della dominazione sessuale, solitamente attribuita agli uomini, all’interno della società patriarcale. Nel film si vede come le dinamiche di potere sono cresciute e qui il giudizio verso le donne è diverso”.

Parlando delle attrici protagoniste, Natalie Portman è una new entry nel lavoro di Haynes, mentre Julianne Moore è “un’amica e interprete di lunga data”, come ha spiegato il regista.

“Con la Moore questo è il quinto film insieme, a partire da ‘Safe’, il primo nel 1995 – ha raccontato – La Portman mi aveva già portato altri copioni in passato. In entrambe le attrici ho riconosciuto delle similarità nell’approcciarsi al lavoro. Mi piace lavorare con gente nuova e sono felicissimo che la Portman abbia portato questa sceneggiatura: voleva alzare l’asticella”.

“Entrambe si preparano molto prima del set”, ha ribadito. Per quanto riguarda la colonna sonora del film, altamente suggestiva, la scelta è ricaduta su una musica preesistente, poi riarrangiata da Marcelo Zarvos: “Qui l’uso è quello di una musica sfacciata per la storia, necessaria a sollevare domande morali“, ha specificato.

“Con ogni progetto, la speranza è quella di entrare in un mondo sconosciuto: la mia ricerca non si è mai interrotta e, quello che mi interessa, è andare avanti – ha concluso – L’obiettivo è quello di entrare nell’ignoto, per capire cosa c’è di nuovo”.

(Foto: Qdpnews.it © Riproduzione riservata).
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