La ricerca e il progresso, anche in campo medico-scientifico, vanno avanti: un modo di dire che calza a pennello con l’arrivo di un nuovo macchinario alla Nostra Famiglia di Conegliano, che servirà a individuare in maniera ancor più efficace l’origine delle crisi epilettiche, così da poter stabilire con più precisione il percorso di cura da affrontare.
A spiegare tutti gli aspetti della questione è stato il dottor Paolo Bonanni, neuropsichiatra ed epilettologo, nonché responsabile dell’Unità di Epilessia e Neurofisiologia clinica, proprio nella sede coneglianese della Nostra Famiglia.
Per l’occasione lo scorso 23 novembre si è tenuta una cena di gala, con la partecipazione dello chef Alessandro Breda di Gellius, del ristorante stellato di Oderzo, che ha riunito 140 persone.
Con questa cena è stato dato un contributo alla raccolta fondi, che ha unito aziende e territorio, per l’acquisto dell’attrezzatura per il laboratorio di neurofisiopatologia clinica, ovvero uno strumento di monitoraggio a lungo termine, per una raccolta complessiva pari a 47.600 euro.
“L’epilessia colpisce sia adulti che bambini, per la maggior parte. In Veneto questa patologia riguarda l’1% della popolazione (1 persona su 100): il 70% dei casi è controllabile con terapia farmacologica, nel 30% si tratta invece di una forma di epilessia farmacoresistente. In quest’ultimo caso, si associa ad altre patologie, che possono essere di carattere psichiatrico, cognitivo, motorio o che provocano dei disagi di carattere sociale (impediscono di lavorare, di prendere la patente, ad esempio) – ha spiegato il dottor Bonanni – C’è paura attorno a questa patologia, vista come un male oscuro: in realtà si tratta di una malattia organica, derivante dal cattivo funzionamento di un gruppo di cellule nervose, che provocano una scarica elettrica alterata nel cervello”.
“Tutto ciò non provoca solo delle crisi che fanno cadere a terra, ma si presenta in modi differenti – ha aggiunto – I pazienti perdono il contatto con la realtà, fanno gesti incongrui e poi non ne hanno alcun ricordo, oppure hanno la sensazione di aver vissuto già una scena. Sono in balìa di una scena circostante e non si accorgono, ad esempio, della gente che passa per strada (si possono quindi verificare degli incidenti anche brutti). Di conseguenza, quando non c’è la possibilità di controllo con una terapia, si tratta di una patologia invalidante, che coinvolge anche il contesto famigliare”.
Grazie alla raccolta fondi effettuata, il macchinario sarà acquistato e arriverà a Conegliano per l’anno nuovo, per essere posizionato in un’apposita stanza laboratoriale.
“ll macchinario consentirà di intervenire anche nel caso di stati vegetativi, di trauma cranico e di perdita di coscienza duratura, indirizzando verso una chirurgia dell’epilessia – ha spiegato il medico – Nello specifico, permetterà di identificare il punto di origine della patologia nel cervello e di togliere, quindi, la zona epilettogena. Potremo intervenire, prima individuando le origini della crisi, con una cuffia di elettrodi sulla testa, che passano dai 19 dell’elettroencefalogramma, ai 128 di questo macchinario; poi tramite delle lavorazioni neurofisiologiche offline”.
Si tratterà, quindi, di “un’analisi ispettiva immediata”, che consentirà di “esplorare tutto il cervello”.
“Togliere l’epilessia equivale a togliere altre patologie – ha specificato il medico – L’epilessia ha una causa organica: per il 40% è genetica, per il 30% deriva da lesioni anatomiche (tumori o malformazioni), per il 20% la causa non si trova. Può svilupparsi a seguito di lesioni provocate da incidenti: in questo caso, la patologia si può manifestare anche dopo anni”.
Un’apparecchiatura che ha quindi uno scopo sia clinico che di ricerca: “Il nostro è un centro riabilitativo e un Irccs (Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico), dove facciamo ‘ricerca traslazionale’, con obiettivi a breve termine dalla ricaduta pratica. Si può accedere all’esame del nuovo macchinario con l’impegnativa del medico di base”, ha concluso il dottor Bonanni.
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(Foto: La Nostra Famiglia).
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