Inaugurata la Centrale dell’Acqua di via Canova: come un secolo fa, verso il futuro

Uno stabile monumentale risalente al 1910, esempio di archeologia industriale del passato, riprende vita e diventa stimolo per riflettere sul futuro della gestione dell’acqua: è la storia della Centrale dell’Acqua di Conegliano, ancora glorioso dopo oltre un secolo in via Canova, a due passi dal centro della città.

Il restauro dell’acquedotto, inaugurato questa mattina dal consiglio di amministrazione di Piave Servizi, dal sindaco Fabio Chies con i sindaci di tutta l’area consorziata, dai consiglieri regionali Roberto Bet e Sonia Brescacin, è stato possibile anche grazie all’investimento complessivo di 1 milione 200 mila euro, finanziato in parte dalla Regione Veneto (con un contributo a fondo perduto di 405 mila euro) e da Piave Servizi (con una somma di 795 mila euro): nelle fasi precedenti all’apertura del cantiere si è rivelato particolarmente impegnativo a causa dei vari vincoli ai quali lo stabile è soggetto, ma grazie alla sinergia tra gli enti, è stato completato qualche mese fa.

In termini architettonici, la sua costituzione è stata valutata come valida e solidissima (tanto che la sala pompa, ristrutturata nel 1950, era ancora perfettamente funzionante): il presidente di Piave Servizi, Alessandro Bonet, che ha particolarmente a cuore l’intervento, ha spiegato che l’intero edificio è caratterizzato da uno scheletro strutturale degno dei canoni moderni dell’ingegneria industriale.

All’interno, le ampie vetrate gettano luce nella sala pompe, dove le rinnovate tubature splendono in azzurro, mentre al piano di sopra sono stati predisposti gli uffici del personale di Piave Servizi.

Ancora si leggono bene le targhe e le indicazioni per gli operatori che, nei primi anni del secolo scorso, avrebbero potuto dirsi pionieri della gestione centralizzata dell’acqua.

La volontà di Piave Servizi è che il taglio del nastro, davanti all’ingresso della centrale, sotto all’imponente scritta “Acquedotto” e lo stemma di Conegliano, apra non solo al racconto del passato, ma anche e soprattutto al futuro.

“Chi ha costruito questa centrale guardava al futuro, ora sta a noi consegnarne le chiavi alle nuove generazioni, affinché diffondano la cultura dell’acqua e per far sì che quest’ultima continui a sgorgare, pura e in quantità, dai nostri rubinetti” ha commentato il presidente Bonet, che ha voluto chiamare sul palco anche tutti i colleghi.

Non a caso, l’idea di fondo è quella di trasformare l’acquedotto di via Canova in una sorta di museo, benché sempre e comunque operativo: visitabile dalle scuole sia nella sua conformazione presente che in quella del passato, quando la tecnologia era differente.

“Questo è l’esempio di un recupero ben eseguito, ma anche la prova che dobbiamo continuare a restare nel pubblico per quanto riguarda la gestione della risorsa idrica: – ha detto il consigliere regionale Roberto Bet – questo può consentirci di mantenere calmierata la tariffa, che per quanto riguarda Piave Servizi è tra le più basse”.

(Foto e video: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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