“La fantasia serve a trasformare ciò che si vede”: l’arte di Giorgio De Chirico in mostra al Sarcinelli

L’arte di Giorgio De Chirico in mostra a Palazzo Sarcinelli

Fu André Breton sulla rivista parigina “Littérature” a definirlo una “mitologia moderna”, l’11 gennaio 1920. E in effetti le opere di Giorgio De Chirico (1888-1978) svelano un gusto per la classicità, con la sua passione per le muse e le architetture stilizzate del passato.

Aspetti visibili nella mostra “Giorgio De Chirico. Metafisica continua” che aprirà domani, mercoledì 11 ottobre, e durerà fino al 25 febbraio, negli spazi di Palazzo Sarcinelli, a Conegliano.

La galleria di opere è stata inaugurata questa mattina, con il classico taglio del nastro, alla presenza della stampa e delle autorità. “Mi emoziona riuscire a portare a Conegliano una mostra di così alto livello – le parole dell’assessore alla Cultura Cristina Sardi – Questo mi inorgoglisce, essendo De Chirico un autore a livello mondiale”.

“Sono opere straordinarie – il commento del sindaco Fabio Chies – A Conegliano questa mostra è per noi motivo di vanto“.

La mostra, organizzata da Artika in collaborazione con il Comune e la Fondazione Giorgio e Isa De Chirico, è curata da Victoria Noel-Johnson e propone una selezione di 71 tele (abbinate a qualche opera scultorea), tese a illustrare il patrimonio artistico del noto pittore, la complessità del suo lavoro e la varietà delle tecniche adottate.

Un artista che sfugge “a un senso ultimo delle sue opere“, così come è stato definito, sempre in giro per il mondo e attento a catturare ogni particolare di realtà a cui dare una nuova visione e rilettura.

Basti pensare alla geometricità degli scenari di Firenze, città dove visse più di tre anni in gioventù, durante il servizio militare, scoppiata la Prima guerra mondiale.

Opere che svelano la passione di De Chirico nel rileggere un passato artistico che da sempre caratterizza il nostro Paese. Un linguaggio che nel tempo seppe influenzare una serie di movimenti, come il realismo magico, la pop art, la transavanguardia e alcuni aspetti del postmodernismo.

Muse, squadre, riletture degli spazi esterni delle grandi piazze italiane, sono soltanto alcuni dei soggetti e dei particolari immortalati dal pennello dell’artista, “tutto quello che il pubblico pensa di conoscere”, visto in un’ottica nuova e sorprendente.

Una mostra che ha aperto i battenti un anno prima delle celebrazioni del centenario del Surrealismo (1924-2024), movimento di cui lo stesso André Breton elesse De Chirico il precursore. Una galleria di opere che fa un excursus sulla stagione metafisica dell’autore, inquadrabile tra il 1965 e il 1976.

“Manichini senza volto”, “Trovatori”, “Piazze d’Italia”, “Gladiatori”, “Archeologi” e ancora “Bagnanti”, “Dialoghi misteriosi”, enigmi e solitudini inspiegabili affollano le sale del Sarcinelli in un vortice di opere incentrate su una lettura metafisica del passato artistico, sempre con un tocco di mistero. Ma, al tempo stesso, un’interpretazione differente della realtà, volta a dare nuove formule espressive, in “un’evoluzione e una metafisica continua”.

Non a caso, la mostra ha scelto per il suo manifesto promozionale “Le muse inquietanti“, opera che svela il pensiero di De Chirico anche in merito alle date dei dipinti: sebbene la tela fosse stata realizzata nel 1974, De Chirico annotò l’anno 1924, dal momento che per lui la data non era importante e l’opera non doveva diventare un francobollo.

Del resto i grandi maestri del passato non segnavano le annate, come aveva sottolineato.

E a fare da cornice a questa riflessione e rilettura della realtà e della classicità italiana, contribuiscono i colori, sfumature cromatiche tendenti al giallo, al verde e alle tinte calde, vivaci. Elementi affiancati a particolari insoliti, oggetti concentrati in modo non abitudinario, spazi riflessi, manichini senza volto che a tratti assumono qualche segno di umanità.

Un’enigmaticità dell’opera che induce lo spettatore a cogliere un messaggio, una riflessione. Del resto, De Chirico non è artista semplice da comprendere ma, allo stesso tempo, le sue opere inducono l’occhio a cogliere un ventaglio di significati possibili, portando verso una sensazione di sorpresa, di scoperta, immortalando l’insolito sulle tele.

Alla pittura si affianca qualche pezzo di scultura, con i suoi “Trovatori”, ma anche l’acquerello, la litografia e il disegno, come le illustrazioni di De Chirico pubblicate in “Mythologie” di Jean Cocteau ed Edmond Desjobert nel 1934.

Fu un artista innovatore, in grado di indirizzare i riflettori internazionali sulla pittura italiana, grazie a un rimescolamento di elementi, in modo sempre inedito e mai scontato.

Del resto, come lui stesso disse nel 1924, “La fantasia, credono molti, è un dono d’immaginare cose non viste. A un pittore e a un artista serve a trasformare ciò che vede”.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Articoli correlati