La presentazione del volume “L’alfabeto di Dio” (pubblicato da San Paolo Edizioni) è stata per il cardinale Gianfranco Ravasi l’occasione per parlare della società attuale e delle mancanze che la attanagliano.
Ieri sera si è tenuto l’atteso incontro con il religioso, già presidente del Dicastero della Cultura Vaticana, all’auditorium “Dina Orsi” di Conegliano, all’interno della cornice di incontri denominata “Lettori in chiostro”.
Un incontro condotto da Dino Boffo, già direttore di Avvenire.
Nome noto anche per i suoi scritti sullo stesso periodico “Avvenire”, Ravasi è biblista italiano, teologo ed ebraista.
L’incontro si è aperto con i saluti da parte del vescovo di Vittorio Veneto Corrado Pizziolo e del sindaco Fabio Chies con l’assessore alla Cultura Cristina Sardi, i quali hanno donato un volume al porporato.
Successivamente Ravasi ha spiegato il concetto della Parola divina, sempre attuale, specialmente in questo periodo storico così complesso.
“Tornare alla grande ‘parola’ significa tornare a qualcosa di spiritualmente umano – ha spiegato -. La Bibbia, quando deve parlare di Dio, ricorre alla parola e la parola è il modo di dire ‘Dio’ in maniera perfetta. La parola ha una forza creatrice“.
Il cardinale ha quindi illustrato il percorso affrontato dalla “parola” nelle lingue classiche, greco e latino, e in ebraico, richiamando i messaggi presenti all’interno delle opere di scrittori e filosofi anche stranieri. Un modo per evidenziare la “necessità di riscoprire la potenza della parola” stessa.
“Dio è vicino anche alla persona disperata e la parola accoglie tutta la potenza del giudizio, la forza creatrice. Inoltre, inquieta e consola allo stesso tempo – ha aggiunto – ‘Cristo’ è la parola di Dio che entra nella nostra quotidianità”.
“Oggi noi dovremmo scoprire la presenza di Dio negli altri. Tutti noi abbiamo bisogno dell’altro – ha affermato, sottolineando l’importanza della relazione – La parola di Dio si rivela nelle nostre personalità”.
“L’alfabeto di Dio non è solo quello della Bibbia, ma è nel Creato: sta a noi decifrarlo e non violentarlo – ha dichiarato – Il mondo non perirà per mancanza di meraviglie, ma di meraviglia: c’è l’incapacità di stupirsi da parte di una società troppo protesa sul cellulare”.
In questa società, spesso frastornata, il cardinal Ravasi ha ribadito la necessità di imparare a fare silenzio, per poter capire come ascoltare davvero.
“Facciamo silenzio prima di ascoltare la ‘parola’, perché i pensieri siano diretti verso di essa – ha spiegato – Facciamo silenzio solo per amore della parola. La malattia del nostro tempo è l’indifferenza”.
“La grande malattia del nostro tempo è la superficialità, la banalità”, ha ribadito.
Il cardinale ha quindi ammesso il suo grande amore per la cultura classica, “a partire da quella greca”.
“La cultura classica è l’anima della nostra stessa cultura”, ha spiegato, sottolineando l’importanza dello studio del latino.
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