La vita palafitticola raccontata… nel castello: inaugurata la mostra “Pile-Dwelling Life”

Alcune riproduzioni della vita nei villaggi palafitticoli

Il castello di Conegliano ospita una nuova sezione in mostra, stavolta dedicata a quella che era la vita nei villaggi palafitticoli, un ambito di studi per il quale la ricerca non si ferma mai nel suo lavoro, con l’obiettivo di trovare altri tasselli utili a raccontare le abitudini quotidiane dei nostri progenitori.

Per l’inaugurazione di questa mostra, dal nome “Pile-Dwelling Life”, non è stata scelta a caso la data: nella giornata dedicata ai “Colli veneti”, è stata l’occasione propizia per l’apertura di questa nuova ala di mostra in castello.

L’assessore Cristina Sardi e Marta Modolo

I reperti esposti provengono dall’area di scavi situata nei laghi di San Giorgio e Santa Maria, nel territorio di Revine Lago. L’esposizione, supportata dal Comune di Conegliano, gode del patrocinio della Soprintendenza, della provincia di Treviso, della Regione Veneto, con la collaborazione dell’Università degli Studi di Ferrara, del Circolo Vittoriese di ricerche storiche e del Parco archeologico del Livelet.

A introdurre la mostra è stata Marta Modolo con Lorenzo Fattorel, impegnati nel territorio nei progetti di scavo e di divulgazione storico-culturale, assieme all’assessore alla Cultura Cristina Sardi.

Organizzata su due diversi livelli, la mostra prevede delle teche contenenti frammenti di vario tipo, accompagnate da pannelli esplicativi e aree video, assieme alla riproduzione di scene di vita quotidiana.

Una delle teche in mostra con frammenti vari

Tutti materiali che narrano le varie fasi della vita dei nostri progenitori: ad esempio, la scoperta dei metalli, che comportò profondi cambiamenti anche in fatto di organizzazione sociale.

Vari gli oggetti esposti, tra questi alcuni frammenti di una fuseruola (o fusaiola), ovvero un piccolo peso di terracotta, legno o pietra, posto nella parte inferiore di un bastoncino, per formare il fuso, tipico accessorio della filatura; il cristallo di rocca, cioè una varietà di quarzo che si presenta trasparente e incolore, proveniente dalle zone alpine della Val d’Aosta; frammenti di recipienti in materiale argilloso, utili alla conservazione delle derrate alimentari; la selce, tra le più comuni rocce usate in Europa per la scheggiatura; strumenti per la pesca, considerato il suo ruolo di primo piano nell’economia delle società neolitiche e dell’età del Bronzo, essendo il pesce un prodotto versatile, facile da mantenere, seccare o affumicare.

Anche il ritrovamento di lame di falcetti o di macine testimonia quanto l’agricoltura costituisse una delle principali fonti di sostentamento, mentre il visitatore può vedere anche frammenti ossei di animali vari (come ad esempio il castoro). Sono inoltre stati ritrovati anche denti di persone adulte o bambini.

“A Conegliano arriva per la prima volta questa mostra”, il commento di Marta Modolo.

“Spero che sia l’inizio di un percorso per il museo, visto che è la prima mostra di questo tipo per la città di Conegliano”, le parole di Cristina Sardi.

“La mostra è stata possibile a seguito di un processo lungo. Inauguriamo una sala per questa nuova mostra e spero ne verranno in futuro ospitate delle altre – ha affermato Lorenzo Fattorel – Tutto ciò è stato possibile grazie a un grande lavoro di squadra”.

I reperti sono stati organizzati in diverse teche, per riprodurre quello che è il contesto di un cantiere archeologico, dove frammenti e materiale vario vengono ritrovati in ordine sparso. Solitamente l’area di scavo viene suddivisa in diversi quadrati, così come è visibile nella mostra, dove ogni teca misura un metro per un metro.

“I reperti sono stati sistemati esattamente come tali resti sono stati ritrovati in un villaggio palafitticolo“, hanno spiegato alcuni collaboratori della mostra.

Significativa anche un’ala della mostra riservata a tutto il lavoro scientifico e accademico che accompagna ogni scoperta archeologica.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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