In molti hanno seguito con attenzione l’importante contributo sul futuro della città del Cima fornito dagli ospiti dell’incontro online organizzato ieri sera dal Rotary Club di Conegliano.
“Rigenerare, Patrimonio-Progettualità-Partecipazione” era il titolo scelto per questo appuntamento trasmesso in diretta streaming dalla pagina YouTube di Qdpnews.it, media partner dell’iniziativa.
Preziosi gli interventi dell’avvocato Bruno Barel, docente di diritto europeo alla Scuola di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Padova, di Massimo Colomban, imprenditore e volto di Castelbrando e dell’architetto Carlo Canato, già direttore del patrimonio Regionale e dell’Istituto Regionale per le Ville Venete e dirigente del Settore Urbanistica del Comune di Conegliano dal 1990 al 2007.
Il confronto è partito da una provocazione condivisa solo in parte dagli ospiti dell’incontro: la perdita della centralità che Conegliano ha sempre avuto nell’Alta Marca Trevigiana.
L’obiettivo della serata, infatti, era proprio quello di mettere a disposizione della comunità coneglianese delle riflessioni e delle proposte per iniziare a immaginare il futuro della città, realtà per la quale si attende una rigenerazione che coinvolga anche i Comuni vicini grazie al riconoscimento a Patrimonio dell’Umanità del paesaggio colline del Prosecco.
L’architetto Canato ha parlato della storia di Conegliano, focalizzandosi sui cambiamenti avvenuti nell’Ottocento e sulla programmazione degli ultimi 20 anni.
“Sono abbastanza convinto che partendo dalle sue risorse, non tanto quantitative ma di grande qualità e di grandi prospettive – ha affermato l’architetto Canato – la città possa guardare ancora con sufficiente ottimismo a quello che la sta aspettando”.
Per l’avvocato Barel, Conegliano in passato ha acquistato la sua centralità grazie all’insediamento di grandi aziende, che hanno generato altre imprese a cascata, diventando una realtà economica molto vivace (fondamentali in questa crescita le vie di comunicazione, a partire dalla ferrovia).
Per il docente universitario, forse oggi non ha più senso chiedersi cosa sia Conegliano utilizzando i paradigmi del passato, perché la prospettiva ora è più ampia e le vere sfide sono quelle che ci arrivano dall’Europa e dal mondo.
“Conegliano è quello che saprà essere – ha spiegato l’avvocato Barel – perché sta cambiando tutto a partire da una cosa che a mio parere la gente non ha ancora apprezzato. Parlo del calo demografico micidiale, accelerato, età media 45,2 anni in Italia, perché caleranno le classi elementari e ci sarà un ragazzo che lavorerà per mantenere due pensionati. Una situazione che è drammatica ma non viene considerata”.
Barel ha elogiato la zona industriale di Conegliano e Vittorio Veneto che ha definito come una delle eccellenze del Veneto e ha ribadito che la vera sfida non è recuperare quello che avevamo e che abbiamo perso ma riuscire a interpretare un mondo nuovo, comprendendo i cambiamenti e lavorando in sinergia con gli altri Comuni.
Per il problema delle aree dismesse, prima fra tutte l’area ex Zanussi, le ricette sono state diverse.
“Dobbiamo unire le forze di quest’area di 29 Comuni sotto l’ombrello dell’Unesco, valorizzando la stazione di partenza e di arrivo che è praticamente Conegliano – ha affermato Colomban – Invece c’è un ‘buco nero’ (l’area ex Zanussi), probabilmente che inquina l’area, che è lì da decine di anni. Il Comune non può starsene fuori perché ha il diritto e il dovere di prendere quest’area, bonificarla e creare un parcheggio di migliaia di posti che può attirare i visitatori a Conegliano che invece sta morendo. Mi dicono che Conegliano negli ultimi 10 anni ha perso il 50% dei visitatori”.
L’avvocato Barel, invece, ha voluto condividere un sogno, pensando ad un parco verde destinato a famiglie, anziani e giovani per dare un volto diverso alla città nella quale si dovrà potenziare la mobilità lenta con piste ciclabili e percorsi per appassionati.
“La rigenerazione urbana – ha sottolineato – non è un’operazione urbanistica ma culturale e sociale, fatta di idee alle quali poi seguono semmai gli interventi sul territorio. Quindi basta con l’idea ‘costruiamo tanto perché vendiamo tutto e attiriamo gente’. Non è vero: possiamo fare anche scatole vuote e bagni di sangue economici come molti stanno facendo un po’ dappertutto. Il tema è l’opposto: prima devi avere le idee e su queste costruisci un progetto strategico che può anche aver bisogno di contenitori ma anche di vuoti. Il valore non è più legato ai pieni ma ai vuoti: il vuoto spesso genera valori”.
Qui il video integrale dell’incontro:
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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