Muore la compagna del professor Umberto Prestia, arrivano via telefono le condoglianze di Alex Del Piero

Caro Prof, ti sono vicino in questo momento così difficile, ci tengo a mandarti un abbraccio perché non dimentico dove tutto è iniziato per me, e quanto sei stato importante per iniziare il mio sogno. Ti porgo le mie più sentite condoglianze per la scomparsa della tua cara Renata, sicuro che sarai forte degli stessi valori che ci hai trasmesso da bambino. Un caro saluto. Alessandro Del Piero.

Un messaggio emozionante, arrivato sul telefono del professor Umberto Prestia, oggi 83enne (nella foto con la figlia Paola), alcune settimane fa, dopo il lutto per la compagna di una vita e per la mamma delle sue figlie Paola e Patrizia.

Insegnante di educazione fisica, allenò per 6 anni il campione della Juve a San Vendemiano. In una storica intervista a firma di Germano Bovolenta, apparsa sulla pagina della Gazzetta dello Sport del 30 settembre 1995 che il prof conserva incorniciata nel suo studio, ne parla così: “Alessandro è un grande giocatore. E lo capimmo subito tutti. Il fuoriclasse si vede. Gli diedi il primo pallone e lui si mise a palleggiare e palleggiare. Non la smetteva più. Era il più bravo, cercava i più grandi per misurarsi. E sa una cosa? La fortuna di Alessandro è stata l’esperienza del fratello Stefano. Questa l’ha sicuramente aiutato. E poi la famiglia, eccezionale. Io mi occupo di ragazzini da una vita e posso tranquillamente dire che la rovina di molti ragazzi sono i genitori. Quelli di Alessandro sono straordinari”.

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Ne parliamo nel salotto della figlia Paola a Conegliano. ”Il suo messaggio mi ha fatto piacere, vuol dire che qualcosa di buono l’ho fatto. Ai ragazzi della squadra insegnavo non solo l’educazione fisica ma anche quella civica. Chi commetteva fallo di reazione o si lasciava andare agli insulti usciva subito dal campo e non giocava per il resto della partita”.

Umberto fu anche istruttore federale di pallacanestro all’Isef di Bologna, ma si sente che il calcio continua a ribollire nel sangue. La sua squadra del cuore? “La Juve, ma prima di Del Piero, già ai tempi dell’esodo giuliano dalmata, quando ci rifugiammo in Italia profughi da Pola dopo la Seconda guerra mondiale. Ci tengo a sottolineare che sono un appassionato del vero calcio, non di quello che oggi alcuni pseudointenditori, che non sanno riconoscere se uno sa fare uno stop, vorrebbero spiegare in tv. Mi piace guardare l’under 18, ma mi accorgo che tecnicamente sarebbero tre volte superiori i miei ragazzini di San Vendemiano. Oggi nel calcio vedo molta tattica e poca tecnica”.

(Fonte e foto: Mario Anton Orefice per Qdpnews.it).
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