Le storie a lieto fine esistono e ne è la prova la vicenda dell’artista coneglianese Michela Bayou, classe 1968, la quale ha potuto riabbracciare negli Stati Uniti il padre, Clarence Brooks, militare afroamericano creduto morto nella guerra del Vietnam.
Tutto è iniziato 15 anni fa quando la mamma di Michela le ha rivelato che il padre era in realtà ancora vivo.
“Io sono cresciuta con l’idea che mio padre fosse morto in Vietnam: nel tempo diventi consapevole di questa cosa ed è una verità a cui ti adegui – ha raccontato – Per tanti anni ho lavorato come rappresentante e negli ultimi mi sono dedicata alla passione per l’arte. Il mio precedente lavoro mi portava a fare spesso viaggi in America e un giorno mia madre mi disse: ‘Perché non vai a vedere dov’è tuo papà?’. Domanda che mi ha creato un grande stupore”.
“Il primo secondo è stato di rabbia per non aver saputo prima questa cosa, poi però ho capito che è stata una situazione che ha creato dolore anche a mia mamma – ha raccontato – Quindi ha preso spazio in me la curiosità e ho deciso di tirarmi su le maniche, con l’obiettivo di trovare mio padre: di lui sapevo solo che si chiamava Clarence Brooks, che era del 1941 e originario di Cincinnati (Ohio, ndr). Avevo una sua foto”.
Da lì si sono susseguiti 15 anni di ricerche, fatti di telefonate e lettere agli uffici dei veterani del Vietnam. Addirittura un contatto con un omonimo del padre, che lavora in America come ballerino. Tutti contrattempi che, però, non hanno distolto Michela Bayou dal proprio obiettivo.
La svolta nelle ricerche grazie a un amico di Los Angeles
“Ho provato di tutto ma la svolta è arrivata lo scorso ottobre quando un mio amico di Los Angeles è venuto in Italia a trovare la famiglia: in quell’occasione mi ha proposto di contattare una sua amica avvocatessa, per cercare mio padre. Dopo pochi giorni mi è stato dato un numero di telefono. Ho aspettato un attimo e poi ho chiamato – ha proseguito – Mio padre ora vive a Columbus, in Ohio, ed è significativo il fatto che il giorno in cui l’ho chiamato ci fosse una bufera, con dei problemi alle linee telefoniche ma, nonostante questo, sono riuscita a chiamare lo stesso: era destino. Lui ha risposto, credendo che fosse proprio un tecnico”.
“Quando ha risposto mi sono presentata, però con il cognome di mia madre, dicendogli che ero Michela Franceschi e chiedendogli se nel 1968 fosse alla base di Aviano e lui mi rispose che era a quella di Codognè (all’epoca lì c’era un piccolo distaccamento) – ha continuato – Quindi gli ho detto: ‘Allora forse io sono tua figlia’. E lui mi ha risposto: ‘Aspettavo da tanto tempo questa chiamata’“.
Nel frattempo Michela Bayou aveva aperto una campagna di crowdfunding, mirata a sovvenzionare il viaggio in America dal papà e altre trasferte future.
“In cuor mio sentivo che c’era un legame con mio padre e avevo una piccola speranza – ha raccontato – Nel mio cuore un po’ è come se avessi avuto una conferma e oggi dico che, considerata la situazione e i tempi, ho avuto una mamma coraggiosa. Ho pensato che fosse arrivato il momento giusto di chiudere il cerchio: avevo il desiderio di chiudere questo tassello”.
Il viaggio a Columbus per abbracciare per la prima volta il papà
Lo scorso 17 gennaio Michela Bayou è quindi volata a Columbus per abbracciare Clarence Brooks, già padre di tre figlie, con le quali l’artista coneglianese ha preso i contatti. Con lui è stata una settimana.
“Abbiamo voluto tenere questo incontro tutto per noi: è stato un momento meraviglioso, a cui sono arrivata senza ansie – ha riferito – Il primo abbraccio è stato emozionante e quando è avvenuto, ho sentito come un ‘click’. Ho trovato una persona buona, spiritualmente elevata. Il primo giorno era preoccupato, perché aveva dei sensi di colpa: sapeva che esistevo, mia madre gli aveva scritto, inviandogli il certificato di nascita e le mie prime foto. Aveva paura che io fossi arrabbiata“.
“In quell’incontro ho pensato che ci volesse delicatezza – ha continuato – Non gli ho chiesto perché non mi avesse cercata, perché sono serena e a mia madre posso solo dire ‘grazie’, per tutto quello che ha fatto per me”.
Il rapporto padre-figlia oggi e il prossimo obiettivo: far incontrare di nuovo mamma e papà
“Lo sento ogni giorno – ha raccontato Michela Bayou – e da ex giocatore di basket dà consigli anche a mio figlio, che pratica lo stesso sport. Mio padre è completamente concentrato su di me. Si ricorda ancora un po’ di italiano e addirittura un po’ di dialetto, imparato quando a Venezia andava all’Harry’s Bar. Credo che sia una persona eccezionale”.
“Il mio prossimo obiettivo è quello di far venire in Italia mio padre, per questo ho tenuto aperta la campagna di crowdfunding, per fare di nuovo incontrare mio papà e mia mamma – ha continuato – Vista la sua età, 81 anni, lo farei arrivare assieme a una delle mie tre sorelle”.
E alla luce della vicenda che le è capitata, Michela Bayou ha voluto lanciare un messaggio a tutti coloro che si trovano nella sua situazione.
“A queste persone direi di non mollare mai: se tu hai un desiderio nel cuore, prima o poi lo raggiungi – ha affermato – Io sono buddhista e mi ha sempre sostenuto il mantra ‘Nam myoho renge kyo’ (‘Credo nella legge di causa ed effetto attraverso il sutra-la voce’, ndr)”.
“Allo stesso tempo mi sento anche di dire che mi è dispiaciuto vedere che alcune persone, davanti alle cose belle come la mia storia, hanno reagito non positivamente, ma pensando che mi fossi inventata tutto quanto – ha concluso – Ma, dopo tutto, anche questo è un lato della faccenda”.
(Foto: per gentile concessione di Michela Bayou).
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