Vigilessa aggredita a Conegliano, gli agenti delle Polizie locali d’Italia scrivono alle autorità dello Stato: “Noi disconosciuti dalla Legge”

C’è ancora tanta solidarietà verso la vigilessa coneglianese aggredita lo scorso 8 marzo da un 35enne gambiano e stavolta il supporto giunge dal gruppo social “Il fuori coro”, unione di tutte le Polizie locali d’Italia accomunate “dall’intento di vedere approvata la riforma della Polizia locale” e dalla “volontà di diffondere un’identità e promuovere un senso di appartenenza tra tutti i 60 mila operatori della Polizia locale d’Italia, portando avanti iniziative intese proprio a rafforzare lo spirito di corpo unitario”.

Una solidarietà espressa in una lettera inviata lo scorso sabato 23 marzo non solo al sindaco di Conegliano Fabio Chies, al comandante della Polizia locale Claudio Mallamace e al governatore della Regione Veneto Luca Zaia, ma anche al premier Giuseppe Conte e ai ministri Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

Nella missiva, gli agenti hanno in sostanza richiesto strumenti utili alla propria difesa, oltre a regole che consentano di autoproteggersi “senza essere poi messi sulla graticola mediatica con fantasiose accuse di brutalità o prevaricazione”.

Una richiesta rafforzata dall’episodio di cronaca con al centro la vigilessa del comando coneglianese, alla quale il 35enne gambiano ha rotto i denti dell’arcata superiore, sferrandole una potente ginocchiata.

L’uomo, in Italia con un permesso di soggiorno per motivi umanitari scaduto, era stato pizzicato nel tentativo di sottrarre una bottiglia d’alcol dal supermercato Despar in via Cavour e, dopo essere stato condotto al comando della Polizia locale di piazzale San Martino, era stato denunciato per stato di ubriachezza e rilasciato ma, una volta sceso in strada, aveva dato in escandescenze, accusando gli agenti di avergli sottratto il cellulare e tentando di farsi investire dalle auto in transito.

Il tentativo da parte della vigilessa di sedare questo stato di follia le aveva valso la rottura dei denti dell’arcata superiore: mentre il gambiano si trova ora a piede libero, all’agente, stando a quanto scritto dal Fuori coro nella lettera, non verrà corrisposta alcuna forma di risarcimento economico – neppure parziale – a sostegno delle spese odontoiatriche a cui dovrà inevitabilmente sottoporsi.

Ogni collega della Polizia locale italiana ha avuto il tempo e il modo di riflettere sugli aspetti giudiziari della vicenda – scrive Il fuori coro – visto che il 35enne gambiano è stato soltanto denunciato, a piede libero, per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni”.

“Siamo umiliati e offesi da gente senza regole e senza rispetto – prosegue il gruppo – da individui che, sedicenti profughi di guerre vere o presunte, vengono nel nostro Paese non già per cercare integrazione, quanto per imporre un loro stile di vita e una mentalità arrogante, violenta e prevaricatrice”.

“Non è nostro costume far del razzismo, da noi avulso, – chiariscono gli agenti – o anteporre il colore della pelle o la provenienza geografica al buon senso e alla logicità di una critica super partes, infatti la ginocchiata nei denti che ha preso la collega non ha colore epidermico, ha colore del libero arbitrio, della totale repulsione verso regole di convivenza che dovrebbero essere insite o assimilate in ognuno di noi, tanto più se questo ognuno è ospite al quale vengono garantiti diritti, ma dal quale troppo spesso non si pretendono doveri”.

Una riflessione destinata a lasciare poi spazio a un paio di quesiti relativi allo stato generale della sicurezza in Italia: “Come è possibile denunciare a piede libero chi si è reso protagonista di un gesto tanto malvagio e premeditato? Perché continuare a dare ospitalità e fiducia a individui che mettono a repentaglio la sicurezza e la vita stessa dei suoi agenti ma anche di cittadini che chiedono solo di poter vivere almeno sereni?”.

Sembra che sia la Legge stessa a disconoscerci – rimarca Il fuori coro – e a non ristorarci dalle offese e dalle umiliazioni di tutti coloro che quotidianamente ci minacciano, ci aggrediscono, ci riducono a volte in fin di vita quando non ci uccidono. Quanto accaduto a Conegliano mette in evidenza ancora una volta le deficienze, le problematiche e le mancanze operative della Polizia locale che non ha protocolli di interventi e regole di ingaggio chiare, a contrastare episodi continui di violenze, di aggressioni e di percosse”.

L’aggressione subita dalla vigilessa ha inasprito un malcontento già insito nell’animo degli agenti italiani, visibilmente messi in una costante e scomoda posizione causata dalla mancanza di mezzi e regole sicure che consentano un certo livello di autoprotezione, senza il rischio di ricevere accuse di eccesso di difesa.

Una lettera, quella inviata anche alla alte cariche dello Stato, pregna delle difficoltà vissute ogni giorno dalle varie Polizie locali d’Italia, che suggerisce un quesito fondamentale: quando arriverà una riforma in merito?

(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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