Cordignano ha commemorato le tre vittime dell’eccidio fascista del 12 aprile 1944. “Non c’è libertà senza virtù quotidiane”

Si è svolta oggi, martedì 12 aprile, in via Vittorio Veneto a Cordignano la cerimonia per ricordare tre vittime della ferocia fascista.

Antonio Boffa, originario di Napoli, cancelliere della Pretura di Vittorio Veneto, di 45 anni, Giovanni Casoni, possidente di Vittorio Veneto, di 61 anni e Temistocle Tomassi, tenente colonnello della 72° Fanteria, mutilato della prima Guerra mondiale, di 50 anni.

I tre vennero uccisi alle ore 8.30 del 12 aprile 1944, unicamente per rappresaglia, senza motivo specifico, ma scelti tra una lista di 10 antifascisti poiché persone di spicco del vittoriese.

A ricordare, come ogni anno, quanto accaduto al padre, è stato oggi l’avvocato Franco Boffa, che da Roma ritorna nel suo paese natale per commemorare il triste evento.

Nel suo commovente discorso, Boffa ha ringraziato il sindaco di Cordignano Roberto Campagna e i cittadini per essersi stretti intorno ai familiari delle vittime e per avere loro permesso, appena successo il terribile fatto, di porre tre croci con i nomi nel luogo dove oggi sorge il monumento per le vittime.

Egli ha sottolineato la fermezza del padre nel prendere le distanze dal fascismo, nonostante i tre arresti, le minacce da parte dei generali del fascio e i tentativi di corruzione. Ha, inoltre, ribadito la sua voglia di predicare la libertà: “Non c’è libertà, non c’è democrazia, non ci sono valori civici che non siano sostenuti dalle virtù quotidiane. La libertà è, soprattutto, un dono dell’anima, deve nascere dal cuore, dalla coscienza e dall’amore per gli altri”.

Nonostante all’epoca dei fatti fosse molto giovane, gli insegnamenti paterni sono ancora vivi nella sua memoria e lo hanno guidato tutta la vita.

Con il suo intervento, il sindaco Campagna ha ringraziato gli assessori e i consiglieri comunali per la partecipazione, ma anche i familiari delle vittime e l’ANPI di Vittorio Veneto che collabora per il decoro del luogo.

La presidente dell’associazione, Maria Chiara Marangon, ha sottolineato nel suo discorso l’importanza dei tre antifascisti che, con il loro enorme sacrificio, hanno risvegliato gli animi della comunità, permettendo di comprendere quanto stava accadendo realmente in quegli anni e dando così nuove forze alla Resistenza.

Tra i familiari, alla commemorazione era presente la signora Patrizia Moz, nipote di Giovanni Casoni, la quale attraverso i ricordi della madre, che nel 1944 aveva vent’anni, racconta quanto avvenne in quella drammatica mattina di aprile. Tre giovani militari fascisti suonarono alla porta e, senza motivo, portarono via il padre che stava lavorando in giardino. Aveva 61 anni e seguiva la famiglia.

La memoria delle tre vittime oggi è viva non solo nei familiari ma anche nella comunità di Cordignano.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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