“Non mi definisco uno scrittore”: Mauro Corona protagonista di Prealpi in festa

Mauro Corona incanta il pubblico a “Prealpi in festa”

C’era grande attesa ieri sera a Cordignano, per l’arrivo di Mauro Corona, uno dei principali protagonisti della manifestazione Prealpi in festa, prevista fino a domani, domenica 12 novembre.

L’iniziativa, giunta alla sua 29esima edizione, ha visto la collaborazione da parte delle associazioni del territorio, oltre al patrocinio della Regione Veneto e della Provincia di Treviso.

Corona è stato accolto dal sindaco Roberto Campagna, assieme all’organizzazione dell’evento e al coro del Gruppo Alpini, nello stand enogastronomico allestito nell’area verde delle scuole medie.

Ieri sera Corona avrebbe dovuto presentare la sua ultima opera uscita, il romanzo “Le altalene”, edito da Mondadori, ma ha colto invece l’occasione per affrontare un’ampia galleria di tematiche e di riflessioni sul tempo contemporaneo.

Con lui l’amico di sempre, “Poiana”, il quale ha approfittato delle varie pause del discorso di Corona per esibire la propria bravura nel fare il verso di vari uccelli.

Non mi definisco uno scrittore, sono quello che sono e so di aver suscitato un sacco di polemiche e anche delle invidie – il commento di Corona il quale, giunto all’età di 73 anni, ha ammesso di vedere ancora tanta ipocrisia in questa nostra società – Ciò significa vedere negli altri il male che noi abbiamo dentro”.

Una società che, a suo parere, necessiterebbe di maggiore spontaneità e di più aiuto reciproco.

“Il cinismo del denaro”, la “sanità che sta andando a rotoli”, la difficoltà dei pensionati di arrivare a fine mese sono soltanto alcune delle questioni affrontate dallo scrittore il quale, a più riprese, non ha rinunciato a fare qualche riferimento a “Bianchina” (Bianca Berlinguer, ndr), così come lui ha denominato la giornalista e conduttrice del programma Mediaset “È sempre Carta bianca”, di cui è sempre ospite.

E ancora, alcune riflessioni sui giovani e il mondo dell’istruzione: “Io ho fatto la terza media e mi sono pentito di averla fatta, – ha detto – perché mi sottraeva dalle mie montagne”.
Non è mancato neppure un commento sul concetto di notorietà e sull’immagine che gli altri hanno di noi: “Ci seppelliscono nel modo in cui noi non eravamo – ha osservato – La vita è recita e apparenza, a me interessa il contatto umano. Abbiamo paura di noi stessi e del giudizio, prima di tutto. Essere noti diventa pesante, a un certo punto”.

“Non mi definisco uno scrittore, perché ciò richiederebbe una certa pomposità – ha ribadito – Io racconto le tradizioni di una volta. Si scrive per salvare qualcosa nella memoria. Ogni cosa che si fa, ci rivela”.

Non sono mancati dei riferimenti all’attualità e alla necessità, a suo dire, di superare gli schieramenti, nel momento in cui “una persona che sta da un’altra sponda ha un’idea buona”.

“Non è detto che abbiamo ragione, abbiamo ragione secondo noi”, ha detto, chiarendo come dobbiamo “essere autentici ma non spietati”: “Ho impiegato anni a capire che non avevo ragione, – ha affermato – ero irruento”.

E sulle nuove generazioni, si è dimostrato d’accordo sulla necessità di ripristinare l’obbligo della leva militare, almeno per qualche mese: “A questi ragazzi, quasi molluschi, sei mesi di leva gliela farei fare, – ha dichiarato – perché infonde un senso di responsabilità, di disciplina e crea la forza di volontà”.

Tornando sul mondo della scrittura ha commentato: “Nei miei libri ci sono i ricordi di vita, della gioventù – ha spiegato – Non posso scrollarmi di dosso il passato“.

(Foto e video: Qdpnews.it © Riproduzione riservata).
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