L’incredibile storia della Casa Rotonda di Cornuda: la “rabdomanzia” di Giovanni Viviani e l’eredità del suo genio


Tutti sanno che a Cornuda, vicino alla stazione, c’è una casa rotonda. Eppure suonando i campanelli e chiedendo informazioni nei dintorni, nemmeno i vicini sanno dire qualcosa sulle sue origini e in pochi, oltre ai proprietari, hanno avuto l’opportunità di entrarci.

Una leggenda narra che un tempo la casa fosse stata costruita per ruotare su se stessa seguendo il sole: e per una volta, la leggenda non sbaglia.

La Casa Rotonda di Cornuda, a prescindere dai pareri sul suo aspetto, è un progetto incredibile, nato da un uomo incredibile, che di nome faceva Giovanni Viviani.

Da ragazzino, Giovanni, che era nato nel 1883, andava a sbirciare il cantiere del ponte Curogna, sulla Feltrina.

La sua curiosità lo portò a essere notato fin da subito dal titolare della ditta, che gli affidò il compito di portare l’acqua agli operai. A forza di insistenti domande agli operai e al direttore dei lavori, il ragazzo cominciò a capirne parecchio, tanto che il titolare, che continuava a vedere in lui la diligenza e la passione che contraddistingue un vero architetto, decise di portarlo a Milano per diplomarsi.

Una volta tornato alla fattoria del papà, il giovane comincia a costruire ponticelli e piccole strutture in paese, fino a specializzarsi nelle fontane e nei pozzi, che progetta soprattutto in Alto Adige, e poi, con un patentino speciale, anche oltre confine, in Austria: in quel periodo, gli diedero spesso del “rabdomante”, poiché pareva che il ragazzo fosse capace di trovare l’acqua anche laddove era impossibile individuarla.

Arrivò la guerra, la più grande e sanguinosa per i nostri territori, e anche lì Giovanni fece la sua parte, portando a casa una medaglia al valore militare: si ritirò perché perse una gamba nello scoppio di una mina a Forcella Mostacin. Tornato a Cornuda, nel 1928 cominciò a disegnare quella che anche dopo cent’anni sarebbe diventata la sua casa, ma anche un misterioso punto di riferimento per il paese.

Costruita interamente in cemento armato, tetto compreso, la Casa Rotonda era antisismica già da allora e, attraverso un complesso congegno di produzione navale, nel progetto originale avrebbe dovuto girare su se stessa.

Una concezione troppo avanzata per la tecnologia del tempo, che impediva la rotazione degli impianti e degli scarichi: Giovanni si accontentò di tenerla immobile nel suo ampio giardino, con quattro colonne portanti a sorreggere il pesante tetto, tre piani abitabili, una cantina e un sensazionale poggiolo in cima alla struttura che dà una vista a 360 gradi. Era una delle poche case a Cornuda che già all’epoca avevano il bagno interno.

All’interno, la Casa Rotonda è caratterizzata dalle pareti curve, che danno alla stanza un aspetto insolito e un’atmosfera luminosa: all’interno la casa è stata rivisitata, perché alcune soluzioni non si prestavano alla funzionalità di un’abitazione e i costi delle finiture si erano rivelati troppo alti per portarle a termine.

Per esempio, nella concezione di Giovanni gli ingressi dovevano essere quattro, uno per lato: in fase di realizzazione si pensò a lasciarne due e infine, a oggi, uno solo. Il primo piano, che ospita le camere, è diviso in quadranti da un corridoio a croce: lì, da una porticina, una scala porta al soffitto e attraverso una botola, sollevabile attraverso un verricello, e una scaletta di ferro, si accede al terrazzo, da dove il panorama può essere apprezzato a tutto tondo.

“Vi sono cresciuta, eppure ancora oggi non smetto di meravigliarmene – ricorda la nipote Silvana Viviani, nonché assessore alla cultura del comune di Cornuda, che assieme al marito Alessandro Persegona, appassionatissimo ai segreti del paese, mantengono il desiderio di dar valore alla struttura e a questa storia. “Abbiamo pensato di venderla un paio di volte, ma ci siamo sempre ricreduti. Lì dentro c’è la memoria di mio padre oltre a quella di mio nonno”.

Tra le cose straordinarie che Giovanni ha fatto c’è il brevetto della carriola bilanciata attraverso la ruota pneumatica. Tra quelle che voleva fare, raddrizzare la torre di Pisa: il suo progetto si ripresentò nella storia sotto altri nomi, anche di autorità premiate e riconosciute.

Di Viviani invece rimane quella casa rotonda,così importante e ricca di aneddoti, così unica, eppure disabitata: per riportarla in vita, forse, c’è bisogno di qualcuno come lui, un “rabdomante”, che sappia vedere in un’opera dimenticata un’opera d’arte.

(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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