Il nome della vittima dell’incidente sul Sorapiss di ieri, sabato, è Monica Reginato.
Esperta e appassionata sciatrice e alpinista, iscritta alla delegazione del CAI della sua città, Castelfranco, la cinquantacinquenne è caduta per circa 300 metri in fondo al canalone che stava attraversando. Il punto esatto è segnato in rosso nella foto in copertina.
Nonostante l’arrivo dei soccorsi in elicottero su quel versante impervio abbia consentito di individuarla rapidamente, una volta raggiunta ai piedi del versante il medico non ha potuto far altro che dichiararne il decesso.
Quando è scivolata, secondo le testimonianze degli amici, non avrebbe avuto gli sci addosso, bensì ancora agganciati allo zaino: si sarebbe sbilanciata verso il baratro invece mentre agganciava i ramponi, preparandosi a scendere lentamente, con maggior attrito sulla neve.
Con lei c’erano altre tre persone, che dopo l’incidente hanno dovuto concludere in autonomia l’itinerario, angosciati nel constatare tutto ad un tratto che non avrebbero mai più rivisto Monica e il suo sorriso.
Monica, che lavorava nell’azienda di famiglia, una pelletteria artigianale in centro a Castelfranco, prima di amare la montagna ne ha avuto paura.
Lo aveva raccontato in un libro, citato nella sezione culturale del CAI di Vittorio Veneto nel 2017, “Vietato calpestare i sogni“. Qui aveva spiegato la sua transizione da persona timorosa del vuoto ad alpinista temeraria, viaggiatrice e appassionata delle Dolomiti.
La presentazione cita così: “Sin da bambina, leggendo i libri di viaggi e avventure, mi ci tuffavo dentro, ed assieme ai protagonisti vivevo storie incredibili, negli angoli più remoti e selvaggi della terra. Grazie anche a loro ho cominciato a viaggiare, chiedendomi: ‘Ma perché non trasformare i sogni in realtà?'”.
(Foto: Cai).
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