Il problema del dissesto idrogeologico riguarda non solo alcune zone del territorio trevigiano, ma un po’ varie aree d’Italia.
Ieri mattina a Farra di Soligo, all’auditorium Santo Stefano, è stato affrontato proprio questo tema, grazie alla delegazione provinciale della Federazione italiana vignaioli indipendenti (Fivi).
L’incontro pubblico è stato condotto dalla giornalista Adriana Rasera.
Nei suoi saluti iniziali, il sindaco di Farra di Soligo, Mattia Perencin, ha chiarito che “le nostre colline sono fragili e bisogna fare molto per preservarle”.
“Io sono preoccupato, perché ho almeno tre strade che sono interdette (o in parte) per dissesto franoso. Ricevo molte segnalazioni di casi che vanno a ricadere anche sulle tasche degli agricoltori – ha spiegato – Questo è un tema importante. Credo che i tempi siano ormai maturi per fare un ragionamento generale su come intervenire, di fronte a fenomeni franosi e a situazioni poco piacevoli (servono molti soldi per la sistemazione)”.
“È un tema che ci riguarda da vicino – le parole di Massimo Collavo, delegato provinciale di Fivi – Abbiamo raccolto le istanze dei soci circa le criticità legate alle frane”.
“Disagi che portano a delle difficoltà in termini di costi e di burocrazia – ha aggiunto – Per questo abbiamo voluto raccogliere attorno a un tavolo gli attori principali della questione, per capire quali progettualità a lungo termine si possono attuare”.
“Dove c’è agricoltura c’è manutenzione del territorio – il commento del senatore Luca De Carlo – Ora si tratta di fornire al settore i maggiori strumenti possibili”.
Nel frattempo, prosegue la riflessione su questa problematica di attualità.
“Sicuramente non abbiamo la bacchetta magica, ma servono delle buone pratiche geologiche e una corretta regimazione degli afflussi idrici – ha spiegato Michele Coppe, responsabile dell’Ufficio vincolo idrogeologico, autorizzazioni idrauliche e usi civici dell’U.O. Servizi forestali Treviso-Venezia – Una corretta gestione di tutto ciò è sicuramente un aiuto. Poi devono essere tenuti in considerazione i cambiamenti climatici (come ad esempio le bombe d’acqua, ovvero un carico idrico in tempi brevi)”.
“Ci sono varie concause, che si accompagnano alla necessità di una corretta progettazione degli interventi”, ha aggiunto. Una visione che si è aggiunta all’analisi del geologo Simone Bortolini e dell’agronoma Pamela Giani.
Una situazione che, tuttavia, non riguarda solamente la nostra area territoriale, come ha affermato Lorenzo Cesconi, presidente nazionale di Fivi: “Abbiamo assistito a tanti eventi problematici in tutta Italia e abbiamo capito che serve qualcosa di più strutturale – ha dichiarato – Dall’anno scorso abbiamo intrapreso un percorso di approfondimento e di studio, per far sì che l’agricoltore venga riconosciuto come custode del territorio“.
“Servono maggiori strumenti per la manutenzione del territorio”, ha concluso.
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