Luoghi del Sacro in terra Unesco: la Chiesa di San Vigilio come vedetta fra le viti. Le opere, i giorni e la fede di un felice ristoro dell’anima


Su una dolce cima delle colline di Col San Martino, in comune di Farra di Soligo, lassù proprio dove tutti la possano vedere, fra i tanti filari che si perdono in giochi regolari come un incresparsi di onde lente, a sentinella di uomini e case, dolce e sicura si erge la chiesa di San Vigilio.

Le viti numerosissime le fanno da cornice e accompagnano il pensiero del visitatore o del pellegrino alle parole pronunciate da Cristo: “Io sono la vera vite”. Accogliente, diventa rifugio saldo per chi dalla bassa valle abitata e urbanizzata vuole elevarsi più in alto all’incontro con Dio. E per chi, dal rumore della via, desidera passare al silenzio della preghiera.

Domina la torre campanaria, inconfondibile, così bassa e possente; il rintocco delle campane, insieme ai due grandi orologi, segnano il tempo del lavoro, della preghiera e della festa.

La devozione della gente corre lungo molti secoli e oggi la romanica chiesa di San Vigilio presenta all’occhio dell’osservatore il passaggio del tempo e dei vari interventi architettonici. Se i documenti l’attestano a partire dal 1217, molto più antica è stata sicuramente la sua origine.

Il portale, fuori asse, racconta di ulteriori allargamenti e successive aggiunte avvenute nei secoli XIV e XVI sulla primitiva unica navata rettangolare, priva di abside e databile al XI-XII secolo.

La sua posizione in altura, a guardia di un mondo sottostante, e il perenne dialogo con i circostanti campanili, riportano all’idioma latino vigilia e quindi al Santo cui è intitolata la chiesa.

Il martirio di questo Santo di origine romana, terzo vescovo di Trento, indefesso evangelizzatore, vissuto tra la fine del IV e l’inizio del V secolo, è raccontato al centro dell’abside da un altorilievo ligneo dello scultore Stuffer, della Val Gardena, che insiste sulla violenza delle zoccolate che inflissero la morte al Santo. Giovanni di Francia, Cima da Villa di Villa, Modolo hanno lasciato per sempre parlare la loro creatività e spiritualità in questa chiesetta.

I Santi raffigurati sulle pareti, con la loro vita e le loro azioni, diventano modelli da seguire, amici cui rivolgersi in intime e profonde preghiere. Intercede per tutti la “Madonna con Bambino”.

La carità, la misericordia, la fede, la testimonianza evangelica, la protezione del lavoro, degli animali domestici, della vita nei campi, passano spiritualmente attraverso gli affreschi e i quadri raffiguranti Santi come San Nicolò, San Giorgio che uccide il drago, San Bernardino da Siena, San Giacomo di Compostela, San Bovo, Sant’Antonio Abate, San Giuseppe che lavora protetto dallo sguardo amorevole di Maria e Gesù.

La luce fioca che entra dalla finestrella a feritoia, riporta lo sguardo dal fascino cromatico delle pareti alla sobria nudità del cotto dell’originale pavimentazione.

La bellezza del luogo, l’eleganza dell’edificio, le pennellate degli affreschi e delle tele, i secoli di devozione si fissano oltre il tempo e tutto ciò che è bello nel visibile riporta spiritualmente alla bellezza dell’invisibile.

(Fonte: Paola Brunello).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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