Il contrasto al “pensiero unico” è stato il filo conduttore dell’intervento del noto giornalista Mario Giordano nel secondo appuntamento della rassegna estiva “Incontri & Racconti”, andato in scena ieri sera all’auditorium Santo Stefano di Farra di Soligo.
La serata, condotta dalla giornalista Adriana Rasera e organizzata dall’amministrazione comunale di Farra di Soligo, ha visto una grande partecipazione di pubblico oltre alla presenza del sindaco Mattia Perencin e dell’assessore Silvia Spadetto.
Giordano, conosciuto per le inchieste della sua trasmissione “Fuori dal Coro” su Rete 4, ha presentato il suo ultimo libro: “Maledette iene. Quelli che fanno soldi sulle nostre disgrazie”.
“Il pensiero unico – afferma Giordano – ci impone di ragionare tutti nello stesso modo e di mandare il cervello all’ammasso. Invece io credo che l’insegnamento dei nostri padri e dei nostri nonni sia quello di ragionare con la nostra testa, anche di pensare diversamente o litigare. Sempre più negli ultimi anni viviamo di parole uniche, di demonizzazione di chi la pensa in modo diverso. Invece la bellezza e la ricchezza di questo Paese meraviglioso sono legate al fatto che è pieno di gente capace di pensare con la propria testa e di agire di conseguenza”.
“Così abbiamo fatto grande questo Paese – continua -, non possiamo fare a meno che difenderlo in questo modo. Le ‘maledette iene’ sono quelle che si approfittano delle persone in difficoltà. Sempre di più, nei periodi di difficoltà c’è gente che si arricchisce. La ricchezza è una cosa meravigliosa quando premia il talento e la capacità, mentre è orrenda quando premia i furbi, i delinquenti e i criminali che si approfittano delle situazioni difficili. Ne abbiamo vissute tante, pensiamo alla crescita del prezzo dell’energia elettrica o alla crisi del mondo della sanità”.
“Dietro ognuna di queste situazioni – prosegue – ci sono persone che si arricchiscono in modo illecito. Denunciarle con il nome e il cognome, come faccio nel libro, credo sia intanto un atto rivoluzionare perché raccontare le cose, in un Paese in cui la realtà scompare, è rivoluzionario. Secondo perché può essere un manuale di autodifesa,perché a tutti può capitare di finire vittima delle iene. Imparare a riconoscerle, dicendo ‘ma questo me la sta contando giusta?’, può essere un modo per difenderci”.
Giordano ha voluto fare alcuni esempi di “pensiero unico”: dai medici criminalizzati perché andavano a curare i pazienti durante la pandemia, all’ipocrisia legata al contrasto all’emergenza ambientale.
“In quel periodo era come se dicessero ‘non avrai altro Dio all’infuori del vaccino’ – ha sottolineato -. Era vietato parlare degli effetti avversi del vaccino, dando spazio a persone che volevano essere ascoltate. Poi è arrivata la guerra e inizialmente non si potevano citare Dostoevskij o Čajkovskij. Ora, con l’emergenza ambientatale, se non mangi carne sintetica e non guidi l’auto elettrica sei complice dei cambiamenti climatici. C’è una sorta di oppressione del pensiero unico contro la quale serve mantenere la mente attiva, pensare con la propria testa e dire: ‘ma ce la stanno contando giusta?’”.
Incalzato dalla giornalista Rasera, Giordano ha parlato del costo delle mascherine aumentato a dismisura, del medico diventato guru delle monete virtuali e dell’ipocrisia della green economy.
Non è mancata una riflessione sullo squilibrio fra quanto percepisce un top manager e quello che guadagna un dipendente della stessa azienda, oltre alle difficoltà del ceto medio che ormai sta scomparendo.
Le iene peggiori, però, sono quelle che mettono a repentaglio la vita delle persone come il caso del costruttore di un grattacielo milanese, nel quale è scoppiato un incendio, che per risparmiare non ha messo i pannelli ignifughi.
Oltre agli scandali della gestione delle mense dei Carabinieri e del traffico delle armi, che ha coinvolto anche il Trevigiano, Giordano se l’è presa anche con i giornalisti.
“Bisogna leggere i documenti per cercare certe notizie – conclude -, e non limitarsi a fare copia e incolla dei comunicati stampa. Noi giornalisti spesso, per comodità, siamo complici di quello che ho raccontato. Per fare questo lavoro, che nessun medico ci ha prescritto di fare, bisogna realmente voler trovare le notizie e stare dalla parte della gente. Chi non urla è complice! Sono orgoglioso del lavoro di ‘Fuori dal coro’: fino ad ora siamo stati salvati dall’affetto dei telespettatori. Io potrò andare avanti finché ci saranno delle persone come voi che mi sosterranno”.
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