Negozio tappezzato di volantini antifascisti

Questa mattina la vetrina del negozio Cold Sheet-Metal Pad di via del Lavoro, vicino al centro di Nervesa della Battaglia e noto anche per l’esposizione, in passato, di alcuni cimeli fascisti, è stata tappezzata di scritte e immagini antifasciste. La notizia ha fatto il giro del paese, scatenando commenti e reazioni da parte della cittadinanza.

Fuori i fascisti da Nervesa“, “Fedeltà alla Resistenza”, “Il Fascismo non passerà”, “Il Fascismo non è un’opinione” sono solo alcune delle frasi anonime scritte nei cartelli appesi sulla vetrina.

Lo scorso mese di maggio nella vetrina in questione erano state esposte foto di Mussolini, creando imbarazzo nella popolazione. “Come amministrazione comunale siamo antifascisti – sottolinea il sindaco Mara Fontebasso – e su questo non ho molto da aggiungere. Per ciò che concerne quella vetrina privata e le immagini di Mussolini, ritengo che se le forze dell’ordine, con le quali mi sono confrontata, ravvisano un reato, sono loro che devono intervenire”.

In paese molti ricordano che Nervesa ha un’importante tradizione antifascista.

Alcuni giorni fa il gruppo di minoranza Uniti per Nervesa ha pubblicato nella propria pagina social un post intitolato “80 anni fa nasceva la Resistenza in Provincia di Treviso”. Nel post si spiegava che nel granaio della canonica di Bavaria il 7 ottobre 1943 si tenne la prima riunione delle forze antifasciste della Marca.

“Passato quasi un mese dall’annuncio dell’Armistizio – si legge nel post -, l’Italia si arrese incondizionatamente alle Nazioni Unite, lasciando l’alleanza con la Germania nazista, e si unì agli Alleati. L’esercito tedesco ha quindi invaso e occupato l’Italia centrale e settentrionale, stabilendo la Repubblica Sociale di Salò e dando inizio alla lotta per la liberazione dal regime nazifascista. La Resistenza ha cominciato a organizzarsi, il 7 ottobre del 1943 è il turno della provincia di Treviso”.

“Su iniziativa del professor Teodolfo Tessari di Treviso – continua – (futuro comandante della brigata partigiana ‘Treviso’ e preside del Liceo Da Vinci), rappresentati provinciali dei partiti antifascisti e soldati sbandati si riunirono nel granaio della canonica di Bavaria, padrone di casa era il parroco don Pasquale Roncato. Nacquero le ‘Forze Armate della Patria’ come ricorda la targa apposta sul luogo. Il primo leader fu Jerzy Sas Kulczycki, nome di battaglia ‘Colonnello Sassi'”.

“Nato a Roma nel 1905 – prosegue – da un padre polacco e una madre italiana, durante la Seconda guerra mondiale aveva prestato servizio come ufficiale di marina. Dopo l’armistizio, si rifugiò in Veneto, dove svolse un ruolo attivo nella formazione delle prime bande partigiane. Una taglia di 3 milioni di lire fu posta sulla sua testa, e il 15 aprile 1944 fu arrestato a Genova. Successivamente, fu trasferito nel carcere di Fossoli, vicino a Carpi, dove fu fucilato il 12 luglio 1944, è una delle vittime dell’Eccidio di Cibeno”.

Uniti per Nervesa racconta che tanti giovani del paese si unirono alla Resistenza trevigiana, tra questi l’allora 17enne Umberto Lorenzoni con il nome di battaglia “Eros” che, insieme ad alcuni coetanei, fece da palo alla riunione tenutasi il 7 ottobre 1943.

“Divenuto poi commissario del battaglione Nino Nannetti‘ – si legge ancora nel post -, socialista, è stato l’anima dell’Anpi provinciale fino alla scomparsa di quasi 5 anni fa. Quella del granaio della canonica di Bavaria è stato il primo seme della Resistenza trevigiana, per vederne i frutti sarebbero serviti alcuni mesi. Il primo tentativo di organizzare l’opposizione all’occupazione nazifascista è stato abbandonato poco dopo, nel mese dicembre del 1943, a causa dell’irruzione dei tedeschi nella sede del comando a Venezia, che costrinse il Colonnello Sassi a rifugiarsi a Milano. I primi gruppi partigiani erano costituiti da formazioni improvvisate, caratterizzate da una mancanza iniziale di esperienza nelle tattiche di guerra per bande”.

“Dopo l’iniziale periodo autunnale del 1943 – prosegue -, seguì una stagione invernale estremamente difficile per le bande partigiane. Nonostante la riduzione dei loro ranghi, riuscirono a superare le sfide naturali e le azioni di rastrellamento nemiche. Fino alla primavera del 1944, la guerriglia si manifestò attraverso una serie continua di sabotaggi, attentati e audaci azioni di guerriglia”.

“L’estate fu una stagione significativa per il movimento partigiano – conclude -, coincidendo con l’offensiva degli Alleati che liberarono città come Roma e Firenze e avanzarono fino alla linea gotica, sull’Appennino Tosco-Emiliano. Nell’autunno, le forze nazifasciste ripresero l’offensiva e intrapresero ampie operazioni di rastrellamento. Dopo un inverno difficile, la primavera vide l’offensiva finale delle armate alleate che avanzarono nella Pianura Padana, mentre le forze partigiane si unirono all’insurrezione generale portando alla Liberazione dell’Italia il 25 aprile 1945″.

(Foto: per concessione di un lettore).
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