I celebri altari barocchi della Chiesa di Santa Margherita di Refrontolo testimoni della spiccata devozione della comunità

Antica cappella filiale della pieve di San Pietro di Feletto (citata nel 1075), la chiesa di S. Margherita di Refrontolo venne eretta a parrocchia nel 1579. L’assetto attuale dell’edificio, che risale a un primo nucleo edificato nel 1475, è in gran parte dovuto agli interventi degli architetti Stefano De Marchi da Stevenà e Giovanni Possamai da Solighetto, che hanno impresso un’impostazione palesemente classicista alla facciata.

Lo spazio sacro del sagrato è segnalato da una balaustra di gusto barocco che ospita le statue del Redentore benedicente, di San Pietro e di San Paolo, poste quasi a guardia verso la strada.

La navata centrale, sostenuta da pareti ravvivate da decorazioni pittoriche dagli armoniosi toni cromatici, è divisa in otto cappelle. Nella cappella del battistero è stato posta il monumentale dipinto in gesso della Pietà di Francesco Molena.

Sul settecentesco altare maggiore barocco spicca il ciborio di Giovanni Pigatti e gli Angeli laterali di Vittore Pessetto, realizzati in un “linguaggio capace di mediare forme neoclassiche con la frammentaria trattazione della materia propria del rococò”. Su di esso è collocata la pala seicentesca della Madonna col Bambino in gloria tra i santi Margherita, Sebastiano e Rocco del pittore fiammingo Pieter Mera. Santa Margherita d’Antiochia è raffigurata in abiti sontuosi e con la corona in capo, segni del suo rango, mentre ai suoi piedi vi è la contorta figura del drago che la divorò durante la reclusione, ma dal quale essa uscì viva, guadagnandosi la devozione della partorienti.

L’altare ligneo indorato di Sant’Antonio da Padova, impostato da due coppie di piedistalli ed eretto su colonne corinzie fittamente scanalate, è un’opera attribuita a Zambatta Ghirlanduzzi. Sul doppio timpano e sugli spioventi svettano gli Angeli eucaristici, le Virtù Teologali e i profeti Geremia e Isaia, mentre il fornice ospita la pala tardo-manierista di Sant’Antonio da Padova con il Bambino tra i santi Osvaldo e Floriano di un pittore vicino alla scuola di Filippo Zaniberti da Brescia, abile “nel rendere gli effetti cangianti dei tessuti e dei particolari preziosi” (S. Bevilacqua).

Sull’altare seicentesco della Madonna del Rosario, costituito da una mensa e da un dossale ligneo dorato con stemmi del vescovo Leonardo Mocenigo e dei nobili Collalto sui dadi aggettanti del gradino, è stata posta nel 1933 una pala del pittore locale contemporaneo Pietro Dalle Ceste, raffigurante la Madonna del Rosario tra i santi Domenico, Francesco, Caterina da Siena, Carlo, papa Pio V e il doge Alvise Mocenigo, sacra conversazione celebrante la vittoria della flotta veneziana sui Turchi avvenuta a Lepanto. La Madonna è attorniata da figure che si legano all’istituzione della festa e alla sua devozione: ai tre santi che riassumono la mistica medievale (Francesco, Caterina e Domenico, che introdusse la pratica religiosa del Rosario), si affiancano in primo piano i testimoni della vittoria cristiana a Lepanto: il papa Pio V, il doge Alvise Mocenigo e Carlo Borromeo, teologo della Controriforma e promotore della devozione alla Madonna del Rosario.

In zona periferica sorge il capitello di Casale, costruito nel 1946 come voto di ringraziamento per la protezione ricevuta durante l’ultima guerra. Gli affreschi parietali sono stati realizzati nel 1946 da Giocondo Protti, scienziato di Refrontolo insignito della Medaglia d’Oro per le sue ricerche sul cancro. Recentemente restaurato, testimonia la secolare devozione della comunità di Refrontolo per la Madonna del Rosario.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
(Fonte: Giuliano Ros).
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