L’incontro dal titolo “Con il lupo si può convivere”, tenutosi ieri sera a Refrontolo, si è rivelato un confronto tra le parti.
L’iniziativa è stata patrocinata dall’amministrazione locale e si è tenuta nella sala consiliare del municipio, con la collaborazione delle associazioni “The Cat Women”, “Siamo tutti animali Veneto” e Leal (Lega anti vivisezione).
L’incontro, durato più di due ore e mezza, è stato preceduto dalla presentazione di Leal da parte del presidente nazionale Gian Marco Prampolini, il quale ha auspicato l’organizzazione di un tavolo tecnico, allo scopo di trovare delle soluzioni che rispettino le esigenze sia degli uomini che degli animali nella loro convivenza.
Prampolini ha poi dato la parola al relatore della serata, Cristiano Fant (divulgatore scientifico, esperto di tutela ambientale e convivenza con gli animali selvatici).
La sala a stento conteneva la platea del pubblico, per lo più composta dagli allevatori dell’Alpago, invitati dallo stesso Fant, i quali si sono dichiarati preoccupati per la presenza ravvicinata del lupo alle loro case e ai loro greggi di pecore.
Poco dopo l’inizio dell’esposizione di Fant, gli animi hanno iniziato a essere tesi, con diverse interruzioni della relazione da parte degli allevatori nel pubblico, i quali hanno dichiarato in sala di non aver apprezzato l’immagine data dal relatore alla categoria, in precedenza, su alcuni post pubblicati su Facebook. Parole di fronte alle quali gli allevatori si sarebbero sentiti offesi, come hanno affermato pubblicamente.
Ben presto, quindi, sono emersi in sala due “schieramenti” diversi, contraddistinti da un diverso pensiero sul tema. “Non sono un difensore dei lupi, ma difendo la biodiversità e i lupi ne sono una componente fondamentale. Il bosco ha degli equilibri e dobbiamo averne rispetto – la premessa di Fant – Il lupo è indispensabile per l’ambiente”.
A tal proposito ha citato il caso del parco nazionale di Yellowstone (Stati Uniti), dove dopo 70 anni sarebbero tornati nel 1995, “riportando equilibrio nell’ambiente”. Un fatto analogo nella foresta del Cansiglio, nel 2018, dove 3mila cervi avrebbero devastato il sottobosco: una situazione ripristinata con l’arrivo dei lupi.
Il lupo secondo Cristiano Fant e gli allevatori dell’Alpago: due visioni in contrasto
Secondo Fant, quindi, il lupo sarebbe un animale odiato a causa di “una cultura diffusa a partire dal Medioevo, sostenuta oggi da mass media interessati a vendere, da alcuni politici a fare una falsa propaganda, da alcune categorie interessate all’abbattimento della specie, da arrivisti e speculatori”, come si leggeva in una delle slide proiettate in sala.
Fant ha quindi osservato che, in realtà, ci sarebbero altre problematiche su cui i riflettori non sarebbero adeguatamente puntati, come ad esempio le 70 mila aggressioni all’anno subite dall’uomo a causa dei cani: “Nessun sindaco prende posizione sul caso dei cani – ha osservato – Si parla di ‘pericolo lupo’ e non di ‘pericolo cane’. Non viene fatta la guerra alle persone che hanno cani che aggrediscono. Io sono qui a difendere il diritto degli animali di fare la propria vita”.
Secondo il relatore, quindi, il numero di lupi si autoregolerebbe grazie alla selezione naturale (tramite le malattie) e il sistema delle nascite regolate, messo in atto dai lupi stessi, nelle zone in cui ci sono poche prede: “La natura si arrangia. Non avremo mai troppi lupi sul territorio – ha aggiunto – Da 150 anni il lupo, in tutta Europa, non attacca l’uomo: lo teme e continua a farlo, nascondendosi ed evitandoci sistematicamente. Non è colpa del lupo, se fa il lupo. Convivere con il lupo si può, basta volerlo”.
Una possibile soluzione, a suo parere, sarebbe l’aumento dell’altezza delle recinzioni e una maggiore cura da parte degli allevatori della sicurezza dei propri greggi e capi di bestiame, ma anche delle fattorie: l’arrivo dei lupi, secondo il relatore, avrebbe a che fare anche con uno smaltimento sbagliato degli animali da fattoria.
Una visione che non è stata condivisa, dall’altra parte, dagli allevatori dell’Alpago, i quali hanno espresso la propria preoccupazione per il problema, giudicando sbagliato il confronto fatto tra il lupo e il cane: il clima in sala è divenuto ben presto caldo.
“Noi abbiamo costruito la biodiversità dell’Alpago in 30 anni di lavoro – sono le varie opinioni emerse – Sapete cosa vuol dire trovarsi un lupo a 10 metri dalla porta di casa? Questa sera siamo venuti qui, perché siamo stati invitati, e anche viste le parole utilizzate contro la nostra categoria, con il pensiero di ritrovare a casa le nostre pecore, chiuse assieme ai cani”.
“Si faccia una settimana di montagna con noi, magari da volontario: di giorno noi lavoriamo e di notte va lei a fare la guardia contro i lupi – hanno tuonato – Si faccia la nostra vita 365 giorni all’anno. Lo sa quanto pesa una recinzione da un metro e 45? Quindici chili: venga con noi a portarla in spalla su in montagna”.
“La biodiversità l’abbiamo costruita giorno per giorno e, ora, ci si ricamano delle poesie attorno – ha affermato un allevatore – Sono sette anni che vivo con il lupo: dal punto di vista pratico, stiamo diventando matti”.
A margine dell’incontro, un allevatore ha raccontato che tanta preoccupazione per il tema, nel suo caso personale, deriverebbe anche da un episodio che l’ha toccato da vicino: un lupo si sarebbe avvicinato alla sua abitazione. “Il lupo è passato a 30 centimetri dalle gambe della mia compagna, ma c’erano i nostri cani che si sono messi in mezzo, in difesa – ha raccontato – La mia compagna non ha dormito per tutta la notte. Capite cosa vuole dire?”.
Tra la platea anche il vicesindaco del Comune di Tambre, Ueli Costa, il quale ha affermato di non condividere l’immagine data delle istituzioni, schierandosi a difesa degli allevatori: “Se mollano gli allevatori di montagna, ci rimette anche la pianura – ha affermato – Difendo gli allevatori che devono lavorare, ma lavorare 8 ore al giorno, non 24 per controllare che non arrivi il lupo. Prima di parlare, bisogna conoscere la realtà”.
Nonostante le due posizioni in contrasto, appare evidente che un problema effettivamente esiste, se diviene tema di un incontro pubblico e questione di contrasti. Nel frattempo, nonostante le polemiche e le visioni differenti, ieri sera al termine dell’incontro un allevatore ha pensato di scambiarsi il numero di cellulare con Fant, così da stabilire un scambio diretto, “senza post sui social” che potrebbero infiammare ulteriormente gli animi.
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