Il duro lavoro del pastore: tempo di transumanza, si ritorna in montagna, gregge di 400 pecore verso il Trentino

Nello scorso fine settimana un gregge composto da circa 400 pecore non è passato certo inosservato, e ha attirato l’attenzione di numerosi passanti che con le loro vetture, a piedi o in bicicletta, percorrevano via Casale a Refrontolo.

Due pastori e alcuni cani, come custodi del gregge, si sono fermati per qualche ora in un vigneto vicino al campo sportivo: un luogo ricco d’erba fresca che ha consentito agli animali di ritornare in forze prima di rimettersi in marcia.

La transumanza è uno dei mestieri più antichi del mondo, che tuttavia sopravvive ancora oggi: consiste nella migrazione stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori che si spostano da pascoli situati in zone montane, nella stagione estiva, verso quelli delle pianure, nella stagione invernale, alla ricerca di prati soleggiati dove gli animali possano ripararsi dalle temperature più basse delle alte quote.

Un mestiere, quello del pastore, fatto di tanta solitudine e poco contatto umano: le uniche parole vengono scambiate con i propri colleghi, che lungo questo viaggio diventano praticamente una famiglia.

È un lavoro duro, – spiega il pastore, proprietario delle pecore, – soprattutto quando passiamo per strade trafficate. Cerchiamo di evitarle ma qualche volta siamo costretti a percorrerle comunque”.

Ogni anno, da sempre, con il suo gregge parte dalla Valsugana, in Trentino Alto Adige, e dopo un centinaio di chilometri arriva fino alle ricche radure del Quartier del Piave, dove gli animali possono brucare in campi dove l’erba cresce in modo rigoglioso, senza dover frugare tra la neve e il fango un ciuffo d’erba ormai seccato dall’inverno.

Attiriamo diversi curiosi, questo è vero – continua il pastore, – come genitori che vengono a mostrare gli animali ai bambini, oppure solamente chi viene a salutarci per cortesia”.

Ed è un lavoro di tradizione famigliare. Quando gli viene chiesto il perché svolga ancora questa mansione dopo tanti anni e sacrifici il pastore risponde così: “Ho iniziato a fare questo lavoro perché lo faceva mio papà, è stato lui a trasmettermi questa passione”.

Anche oggi, in un mondo sempre più frenetico, dove la tecnologia ci porta ovunque e da nessuna parte, è bello fermarsi anche solo per qualche minuto a parlare con questi uomini d’un tempo, che riescono a orientarsi per raggiungere una meta lontana, conducendo, amando e tutelando l’unica fonte del proprio guadagno.

(Fonte: Simone Masetto © Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it © Riproduzione riservata).
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