Sulle tracce del Marzemino: la Rassegna nazionale dei vini passiti chiude con un tuffo nella storia

Giuseppe Liessi durante il suo intervento

Il Marzemino solitamente viene associato al prodotto dolce e di fine pasto, ma non tutti sanno che in passato veniva utilizzato addirittura come aperitivo: a spiegare questa e altre curiosità legate al prodotto vinicolo è stato ieri sera, nella sala consiliare di Refrontolo, l’enologo Giuseppe Liessi, sommelier Ais e appassionato di storia del patrimonio enologico.

Un incontro che è stato un vero e proprio “atto finale” della settima Rassegna nazionale dei vini passiti, manifestazione organizzata dalla Pro loco e allestita nella barchessa di Villa Spada, incentrata sulla promozione di questo prodotto vinicolo.

Assieme a Liessi, anche Davide Lorenzet (associazione musicale Giovani accordi di Refrontolo) al pianoforte, il baritono Alberto Cenedese e la soprano Irene Olivotto, che hanno accompagnato la storia del Marzemino con “Arte e duetti di Mozart e Da Ponte”. Un modo per riproporre quel connubio tra musica e convivio tipico dei salotti del passato.

La soprano Irene Olivotto

Il tutto è stato “condito” da un brindisi finale, alla presenza dei sommelier della Fisar, con biscotti marzemini del panificio Piol e il Refrontolo passito Docg.

Secondo quanto affermato da Liessi, c’è chi sostiene che il Marzemino sia originario della località slovena di Marzemin, che nel tempo fu geograficamente assorbita in altre cittadine.

Ciò che è certo, ha evidenziato l’enologo, è che “in passato il Marzemino ebbe un’attenzione superiore al Prosecco” mentre quest’ultimo, al contrario, veniva considerato una varietà marginale.

La sua presenza sarebbe attestata già nel Medioevo e, per lungo tempo, fu un prodotto centrale nella cucina nostrana, almeno fino a oltre la metà dell’Ottocento (a ridosso dell’Unità d’Italia) quando fu la seconda principale varietà vinicola a bacca nera.

A quell’altezza cronologica Antonio Carpenè “scoprì che con la glera era possibile fare una varietà di spumante”: a fine Ottocento, quindi, il Marzemino iniziò a perdere terreno, mentre lo guadagnava la varietà a bacca bianca.

Uno scenario del tutto differente, rispetto al secolo precedente, dove a Vienna, ad esempio, si trovava Antonio Ottaviano, conte di Collalto, per curare gli interessi di famiglia: lì, nel suo castello, si creò un vero e proprio cenacolo culturale, dove si esibì Mozart con la sorella, ma anche frequentato da Lorenzo Da Ponte (celebre librettista del “Don Giovanni” mozartiano).

In questo contesto, ha raccontato Liessi, il Marzemino veniva utilizzato come aperitivo, servito assieme a dolci di marzapane, rientrando così nella galleria di prelibatezze utili a stupire ospiti e commensali.

Non sarebbe un caso, quindi, che il Marzemino venga citato nello stesso “Don Giovanni”. Come ha raccontato Liessi, infatti, Da Ponte conosceva il Marzemino, tanto da farselo spedire anche quando si trovava all’estero. Tuttavia c’è anche chi individua un collegamento con il Marzemino trentino, anziché quello veneto.

Secondo Giampaolo Zagonel, membro della commissione scientifica di Qdpnews.it – Quotidiano del Piave, il Marzemino del Da Ponte sarebbe quello di Rovereto, in quanto in Austria provenivano i vini bianchi dalle zone goriziane e i rossi dal Trentino, territorio all’epoca sotto la dominazione austriaca.

“Solo recentemente il Marzemino è stato scoperto ma, fino alla prima Guerra mondiale, i vini si dividevano semplicemente in bianchi e rossi” ha aggiunto Zagonel.

Nonostante le argomentazioni a favore di entrambi gli “schieramenti”, è innegabile quanto il Marzemino sia un prodotto che ha attraversato i secoli e che, di conseguenza, merita di essere valorizzato.

(Foto: Qdpnews.it riproduzione riservata).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Articoli correlati