Viaggio nel “Mulino e il suo tempo”, tra costumi popolari, antichi mestieri e sapori del passato

Viaggio nel “Mulino e il suo tempo”, tra costumi popolari, antichi mestieri e sapori del passato

Se rivivere le atmosfere passate, i vecchi mestieri e le abitudini dei nostri nonni e bisnonni, pare essere ormai un’illusione in quest’epoca fatta da così tanta tecnologia, è bastato andare al Molinetto della Croda in queste due ultime domeniche di ottobre per ricredersi.

Il Molinetto, vero e proprio gioiello incastonato nel territorio di Refrontolo, ha rimesso i panni di un secolo fa, dando spazio a costumi popolari, cibi semplici e tanta tradizione.

Una manifestazione che prende il nome iconico del “Mulino e il suo tempo”, che ogni anno segna l’inizio dell’autunno refrontolese: una festa in costumi popolari per il nuovo raccolto, giunta alla sua nona edizione, che si svolge sotto la regia dell’associazione Molinetto della Croda, guidata da Luca Lorenzetto.

Senza contare il ruolo fondamentale di Jenny Lorenzon, “custode” e figura preziosa per l’attività di salvaguardia e conservazione di questo tesoro paesaggistico e i tanti figuranti, che si sono prestati per impersonare la popolazione di un tempo, affollando il piazzale antistante il Molinetto, con i loro costumi e attrezzi datati.

Questa era la stagione in cui il mugnaio iniziava un grande lavoro, nel caso la stagione avesse avuto un buon raccolto e ci fosse acqua sufficiente a far girare la ruota del mulino, per macinare la “biava” (il grano) e preparare così la cosiddetta “poenta nova”.

Il Molinetto ha ripreso i suoi arredi di un tempo, con vecchie tavole di legno, sedie impagliate, pannocchie e pentolame appeso ai balconi, senza contare i panni stesi ad asciugare sulla riva del torrente Lierza, nelle cui acque un gruppo di anatre faceva mostra di sè per l’occasione.

E ancora, scope di saggina, centri, centrini e gomitoli di lana, utili a suggerire un’atmosfera di genuinità.

E anche in queste due domeniche la ruota ha girato, producendo quella polenta dal sapore artigianale, messa in vendita per i tanti visitatori pronti a immergersi in questa rivisitazione storica, quasi un teatro vivente a cielo aperto.

E di visitatori ce ne sono stati, già dalla prima domenica, con corriere giunte da fuori regione, cariche di turisti accompagnati da una guida, o curiosi di assaggiare i sapori del territorio, tra castagne, noci da rompere con un martello in legno, mele, polenta, formaggio “stravecchio”, pane e soppressa, semplici dolci, il tutto condito da un buon bicchiere di vino.

C’è anche chi ha scelto l’atmosfera di un tempo come sfondo per festeggiare il proprio compleanno mentre altri, complice l’atmosfera bucolica, hanno improvvisato un pic nic poco distante dall’area del Molinetto.

Per l’occasione è stato allestito uno spazio rustico di osteria come una volta, con la lavagna con i prezzi scritti con il gessetto, mentre poco lontano, seduti a un semplice tavolo di legno, si sfidavano a carte un gruppetto di quattro persone, tra cui un energico “prete” di paese.

Nel frattempo il fabbro era intanto nel suo lavoro, mentre il falegname era impegnato nel fabbricare cucchiai, taglieri, accanto a chi intrecciava ceste e cestini di varie misure.

C’era chi lavorava a maglia e chi cantava al suono della fisarmonica, mentre il postino, a bordo della sua semplice bicicletta e con la vecchia cartella di pelle in spalla, andava avanti e indietro.

Non è mancato all’appuntamento neppure lo spazzacamino, intento ad aiutare a cucinare la polenta e la salsiccia sul fuoco. Una festa che rievoca il fare coinvivio di un tempo, quando il cambio di stagione era occasione di incontro e di scambio, di gioco e di un bicchiere in compagnia.

Una rievocazione che, allo stesso tempo, sa tanto di passione per un passato destinato a non tornare, ma a conservarsi nel ricordo dei nostri nonni e nella nostra immaginazione, stimolata da simili appuntamenti.

Un viaggio nel passato che fa scordare per qualche ora il tempo tecnologico attuale e assaporare una semplicità di gusto, di relazione e di vita, che racchiude una genuinità tale da indurre a chiederci come sarebbe tornare a quei tempi, lontano da cellulari e pc, ma animati solamente dal desiderio di stare insieme.

E se anche il “Mulino e il suo tempo” è terminato, sicuramente lascia il visitatore con il desiderio di tornare a rivivere attimi di un passato che, in questo modo, è destinato a non morire mai.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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