“Pensa, credi, sogna, osa”, la scritta che campeggia all’ingresso del quartier generale di Arredissima a Riese Pio X, è anche il mantra di Ottavio Sartori. Il cofondatore della holding dell’arredamento Made in Italy è quello che gli americani definirebbero un “self-made man”, un uomo con pochi o nulli mezzi di partenza che man mano, sognando e osando, si è costruito la strada verso il successo.
Dalle umili origini alla creazione di un impero
“A 15 anni ero un ragazzino orfano di padre che non poteva permettersi il motorino, la Vespa o le scarpe nuove – racconta Sartori – Avevo appena la licenza di terza media. Proseguire gli studi non potevo, e dunque sono andato a lavorare, prima come saldatore e poi come magazziniere alla Benetton”.
Proprio in quel magazzino avviene l’incontro fra Ottavio e il suo futuro socio di Arredissima Franco Rinaldi. “Ci siamo trovati fin da subito, condividevamo la stessa voglia di sognare: entrambi volevano di più dal nostro futuro”. Detto e fatto. Dopo una parentesi con il nome di Nord Est Arredamenti, i due amici uniscono le forze avviando la loro avventura imprenditoriale. Nel 1995 inaugurano il primo punto vendita di Arredissima che oggi conta 24 showroom in tutta Italia destinati, da programma, a diventare 36 nel giro dei prossimi tre anni.
“Quando io e Fabio siamo entrati in società quello del mobile era un settore statico – prosegue – e le opportunità di sviluppo dovevamo crearcele da soli portano innovazione. Fin dall’inizio ci trovammo d’accordo sul voler creare un marchio tutto nostro piuttosto che limitarci a rivendere quelli degli altri. I mobilieri rimanevano spiazzati, fu dura convincerli che volevamo tutte le componenti personalizzate. Ora la situazione si è ribaltata e in molti vorrebbero essere nostri fornitori”.
Oggi Arredissima conta 500 dipendenti e tra il 2020 e il 2022 il Gruppo è passato da 63 a 100 milioni di euro di fatturato con prospettive di incremento anche per il 2023 (+8%) e l’obiettivo di toccare quota 200 milioni nel 2026.
Sul fronte del marketing la holding ha potenziato la comunicazione social affidandola ad un team di giovani creativi e ha fatto altrettanto con la comunicazione televisiva: la testimonial del Gruppo è la nota conduttrice Benedetta Parodi, confermata anche per il 2023/2024. Sembra passata un’era geologica da quando, almeno 25 anni fa, la comunicazione di Arredissima passava per dei volantini cartacei sui quali Sartori ebbe l’intuizione di incollare una monetina da 100 lire per distinguersi:”Fu un successo clamoroso”, racconta.
L’acquisizione del marchio Berloni
Quest’anno il Gruppo veneto si è aggiudicato all’asta il marchio Berloni, storico produttore di cucine con sede nel distretto pesarese di Montelabbate, in liquidazione dal 2019 dopo essere stata controllato nei cinque anni precedenti da una società taiwanese.
Con un investimento di 2 milioni di euro la società fondata da Ottavio Sartori e Franco Rinaldi ha rilevato il brand che ha fatto la storia dell’arredamento italiano e che porterà alla nascita della nuovissima linea “Berloni by Arredissima ”.
Il lavoro come ascensore sociale
“Arrivare fino a qui è stato un percorso lungo e difficile – spiega Sartori – ho pagato lo scotto di non essere figlio di imprenditori e di non aver studiato: la mia scuola è stata l’esperienza sul campo, a suon di errori”. Ma non solo, alla mancata istruzione in giovane età Sartori rimedia con continui corsi di formazione, divorando uno dopo l’altro libri di business e di crescita personale firmati dai famosi guru motivazionali. Gli stessi libri che popolano gli scaffali del suo ufficio assieme ad opere d’arte e lavagne dove sono fissati gli obiettivi futuri dell’azienda.
Proprio per dare anche ai propri collaboratori la possibilità di trovare nel lavoro un ascensore sociale “democratico” – a patto che si metta “passione e amore” in ciò che si fa – deriva la scelta di Sartori e del suo socio di rendere i direttori dei vari showroom di Arredissima parte integrante della compagine societaria.
“È un aspetto innovativo che si fonda sulla convinzione che chiunque qui possa trovare un’opportunità di crescita e di carriera, indipendentemente dalla condizione di partenza. Se ci metti dedizione e impegno puoi partire come centralinista e un domani ritrovarti direttore con una quota societaria”.
Oggi quel ragazzino che non poteva permettersi di andare a scuola è un uomo ricco e di successo, con la testa ancora piena di sogni. “La felicità? È ricordarsi da dove sei partito – conclude – Oggi posso permettermi molte cose, ma non dimentico chi sono e quanta strada ho fatto per arrivare qui”.
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