Cent’anni per gli Alpini di San Zenone: “Nati per donare in cambio di una pacca sulla spalla”

La festa per i cent’anni per gli Alpini di San Zenone – foto: Danilo Omodei

Non si vantano di personaggi iconici tra le loro fila, non acclamano un capogruppo del passato, il più giovane o il più anziano, né chi ha fatto carriera, chi è salito di grado o il più operoso nei tanti “mestieri” portati a termine: il Gruppo alpini di San Zenone degli Ezzelini rimane umile, anche nel suo centesimo compleanno, celebrandosi come parte della comunità, più che come singola associazione. Un gruppo che oggi, come molti altri in Veneto, ha un unico obiettivo: fare scuola alle nuove generazioni per assicurare un futuro al volontariato.

Foto: Danilo Omodei

Anche i Sanzenonesi sanno che è soprattutto agli Alpini che si devono tante iniziative solidali quotidiane, gratuite, fatte per un dovere con la D maiuscola che a scuola non si impara più: per questo motivo hanno partecipato volentieri ai tre giorni di festeggiamento per il centenario, assieme ai circa 170 tesserati e ai loro oltre 500 amici, provenienti anche dalle frazioni del paese e dalla Sezione Monte Grappa. Il Comune di San Zenone degli Ezzelini vanta tre gruppi alpini, Ca’ Rainati e Liedolo, anch’essi altrettanto storici, che collaborano tra loro amichevolmente nelle operazioni quotidiane, nello sfalcio per esempio e nel prendersi cura degli anziani e delle persone più fragili.

Foto: Danilo Omodei

La sfilata di domenica scorsa, il 1° ottobre, è stato il momento più sentito (anche se anche alle serate precedenti l’affluenza è stata notevole): il corteo è partito da Villa Marini Rubelli, facendo tappa al Monumento ai Caduti. È stato poi il momento della messa e poi dell’arrivo alla sede degli Alpini, dove in un’ampia palatenda è stato consumato un ricco banchetto di tipicità alpine. Alla manifestazione hanno partecipato anche i volontari della Pro Loco di San Zenone, della Protezione Civile e dei Carabinieri in congedo, il Comune, con il sindaco Fabio Marin, e la parrocchia.

Grande orgoglio per il gruppo Alpini di San Zenone, oltre alla propria sede, è il Monumento ai Caduti, che si trova in piazza: quel monumento fu eretto per volontà dell’associazione, che volle costruirlo in autonomia, senza richiedere il contributo economico del Comune per non sottrarre preziose risorse a chi ne aveva davvero bisogno in quel momento.

Quest’anno, in occasione del Centenario, l’amministrazione è stata coinvolta nella risistemazione del monumento, dove i nomi di alcuni caduti (tra cui anche alcune medaglie d’argento) erano posizionati su un lato poco visibile e in ombra: l’idea del gruppo è stata quella di restituire il monumento, ridefinito e restaurato, alla comunità, in modo che non appartenga soltanto degli Alpini, ma alla gente del paese in generale. Al tempo, San Zenone degli Ezzelini ospitò anche un’adunata sezionale, che questi alpini contribuirono a organizzare.

Foto: Danilo Omodei


“Noi siamo nati per donare – spiega il capogruppo Pio Torresan, felice per la grande riuscita dell’evento. – Non abbiamo bisogno di nient’altro se non di una pacca sulla spalla ogni cent’anni. Questo gruppo già all’inizio, nel 1923, è nato per aiutare la comunità: siamo stati presenti quando serviva aiuto per gli eventi straordinari, per i terremoti, per i danni del maltempo, ma anche ogni giorno per le piccole cose quotidiane o periodiche di cui la comunità aveva bisogno. A che cosa serviremmo oggi noi alpini se non per donare?”.

“Le tre giornate del centenario degli alpini di San Zenone hanno sicuramente segnato un evento storico per il nostro paese – spiega il sindaco Marin. – Ancora una volta gli Alpini, attraverso un’organizzazione impeccabile, hanno dimostrato quanto il loro impegno sia unico e fondamentale per la nostra comunità. Da qui deve arrivare l’esempio per le giovani generazioni affinché l’impegno e il valore degli alpini rimanga vivo nella nostra società oggi e in futuro.”

“Il futuro? Abbiamo due strade secondo me: la prima è che i valori alpini finiscano con l’ultimo alpino, la seconda sono i campiscuola ANAcontinua Torresan, che è anche capo delle cucine nel camposcuola di Bassano del Grappa – Dopo il primo anno, i ragazzi che frequentano questi campi tornano sempre volentieri. Non a caso erano presenti anche alla cerimonia di domenica (e si riconoscevano per la schiena diritta e il passo sicuro). Con anche soltanto sei mesi di questa mini-leva, credo che potremmo garantire la sopravvivenza di questi valori, affinché un domani ne possano fruire anche i nostri nipoti”.

(Foto: Danilo Omodei).
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