A Sarmede, Montaner e Rugolo tre chiese e un denominatore comune: devozione e arte

Percorrendo la strada che da Sarmede sale verso Montaner si trova il suggestivo paese di Rugolo; durante il dominio longobardo divenne dominio della potente famiglia Da Camino e assunse un’importanza sempre maggiore a partire dal 1370 quando fu costruita la chiesa dedicata a San Giorgio.

Sembrerebbe che siano stati i Longobardi a diffondere nelle nostre zone il culto di questo santo, la cui origine è orientale ed è probabile che il primo edificio di culto a Rugolo sia sorto durante la loro dominazione. Nei sec. XIV e XV, l’edificio subì una ristrutturazione; è in tale occasione che l’interno si arricchisce della presenza di un ciclo di affreschi realizzati da Andrea Da Treviso.

Come se sfogliassimo le pagine della Biblia Pauperum, l’Annunciazione dell’arco trionfale ci introduce agli episodi dell’Antico e Nuovo Testamento del presbiterio e sulla parete di fondo la Resurrezione e Ascensione al cielo di Cristo ci rammentano costantemente un messaggio di speranza e salvezza.

Di mano diversa è il grande affresco della parete sud dedicato al patrono; il santo cavaliere Giorgio nell’atto di uccidere il drago.

All’esterno, attorno alla chiesa si racchiude il cimitero dove è sepolto l’artista boemo Štěpán Zavřel autore della decorazione del bellissimo portale in legno.

A Rugolo, nel 1968 Zavřel decise di trasferirsi acquistando e ristrutturando un vecchio convento che divenne la sua dimora frequentata da artisti provenienti da tutto il mondo.

È stato lui che, nel corso del tempo, ha abbellito con affreschi il municipio e le case di Sarmede diventato “il paese delle fiabe”; qui sulla piazza principale sorge la chiesa dedicata a S. Antonio da Padova.

Anticamente Sarmede dipendeva dalla pieve di San Giorgio di Rugolo ma l’attuale edificio risale al 1830 quando visto l’aumentare della popolazione, si decise di costruire la nuova chiesa in sostituzione di un preesistente oratorio del XVI sec. dedicato al medesimo santo.

L’esterno si presenta molto semplice e lineare, secondo i canoni ottocenteschi. L’interno ad un’unica navata è molto luminoso per la presenza di finestre a lucernaio; quattro altari scandiscono lo spazio introducendoci al presbiterio con l’altare maggiore dedicato al santo patrono.

Sul soffitto, l’opera di Noè Bordignon nel 1901 andò a sostituire il preesistente affresco di Giovanni De Min con la Glorificazione di S. Antonio andato perduto con il crollo del soffitto in seguito al terremoto del 1873.

Il pittore di Castelfranco Veneto lo ritroviamo attivo anche nella decorazione del soffitto della parrocchiale di Montaner da lui affrescata nel 1888 con Il Primato di Pietro: Cristo appare sul Lago di Tiberiade a San Pietro e lo esorta a “pascere le sue pecorelle”.

L’importante missione apostolica della chiesa emerge anche dall’intitolazione dell’edificio a San Pancrazio, un giovinetto martire cristiano che è il soggetto della pala d’altare dipinta da Antonio Dal Favero. La firma del pittore è ben evidente in basso vicino alla data 1892: l’anno in cui la chiesa è stata consacrata dopo vent’anni dall’inizio della sua costruzione.

L’edificio, pur di origine recente, dimostra nella sua semplicità, una grande devozione da parte dei fedeli che l’abbellirono nel corso del tempo; la stessa fede e determinazione che dimostrò, durante il buio periodo della Seconda Guerra Mondiale, Monsignor Giuseppe Faè parroco di Montaner e autore importante della Resistenza in questi luoghi.

All’esterno della chiesa una statua lo ricorda assieme alla sorella Giovanna, deportata nei lager nazisti e da cui non fece ritorno; entrambi esempi molto forti di quanto la fede abbracci la libertà.

(Testo di Martina Peloso).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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