65 anni fa la legge Merlin chiuse le Case di tolleranza, ma il dibattito continua. “Ecco perché la prostituzione va regolamentata”

Sessantacinque anni dopo la sua entrata in vigore, fa ancora discutere la legge Merlin, che venne introdotta il 20 febbraio 1958 con lo scopo di “abolire la regolamentazione della prostituzione, difendere la libertà personale di chi si prostituisce e pervenire ad una più efficace lotta nei confronti di ogni forma di parassitismo”.

Cosa prevede la legge?

Fu la senatrice Angelina “Lina” Merlin la promotrice e prima firmataria della norma che venne approvata – come detto – in questo giorno del 1958 ed è entrata in vigore qualche mese più avanti.

Nei primi due articoli si vieta l’esercizio delle case di prostituzione e si dispone la chiusura dei “locali di meretricio”.

Ad essere modificato con questa legge fu anche il Codice penale relativamente ai delitti di lenocinio, sfruttamento di prostitute e “tratta”.

Gli ultimi articoli della legge contengono invece alcune disposizioni di carattere strettamente amministrativo: alcuni prevedono l’istituzione di patronati e istituti di rieducazione che sono messi a disposizione sia delle meretrici che, uscite dalle “case”, decidano di lasciare quel mestiere, sia di tutte le altre donne che desiderino tornare a una vita diversa.

C’è chi è contrario (ancora oggi) alla chiusura delle case del piacere

Negli ultimi anni il dibattito sulle case di prostituzione è tornato in auge. E infatti dagli inizi degli anni 2000 non mancano le associazioni nate per la riapertura di questi luoghi.

Tra queste anche “Rep” (associazione per la regolamentazione della prostituzione) fondata dal suseganese Augusto Gallonetto nel 2008, anno del cinquantesimo anniversario dell’entrata in vigore della “Merlin”.

“C’è una grossa differenza tra il 1958 e i giorni nostri – sostiene Gallonetto – all’epoca le ragazze che facevano le prostitute erano sfruttate e costrette ad avere anche 200 clienti al giorno, oggi invece chi lo fa in casa decide per libera scelta”.

Secondo Gallonetto, all’epoca chi faceva questo mestiere “erano ragazze con poca istruzione, molto povere e che venivano reclutate per strada e costrette – molto spesso anche con la forza – a prostituirsi”.

Perché alcuni sono favorevoli alla riapertura delle case chiuse

Anche adesso – come negli anni passati – c’è una differenza tra i vari tipi di prostituzione. “Nel passato c’erano le prostitute ‘normali’, quelle della borghesia e quelle di alta borghesia – continua Gallonetto – anche oggi c’è una differenza tra escort e prostitute”.

“Parliamo delle escort (coloro le quali lavorano in casa ndr). Oggi chi fa questo lavoro è perché decide di farlo, senza ricevere obblighi da altri. Giustamente, ognuno con il proprio corpo e con la propria vita fa quello che vuole”. 

“La Merlin, con l’abolizione delle case chiuse, voleva sconfiggere il fenomeno della prostituzione ma non è cambiato assolutamente nulla perché queste persone, quelle che lavoravano nelle case, si sono riversate in strada”.

La prostituzione in Italia è legale

Con l’introduzione della legge Merlin vengono introdotti i reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. “Non c’è nulla che vieta la prostituzione, questo lavoro in Italia è legale – continua Gallonetto – è un’assurdità in quanto una persona non può aprire una casa del piacere ma una persona singola può fare il lavoro in casa propria. La dimostrazione di questo è la numerosa quantità di annunci online e di quante facciano questo lavoro ‘per conto proprio’”.

I vantaggi di regolamentare la prostituzione secondo “Rep”

Secondo Gallonetto sono principalmente due i vantaggi della regolamentazione della prostituzione. “Negli anni passati ho fatto un calcolo basandomi su dati della Germania, dove la prostituzione è un lavoro legale dal 2002. Chi faceva questo lavoro qualche anno fa guadagnava circa 5 mila euro al mese. Se rapportiamo questo dato all’Italia stiamo parlando di più di tre miliardi di euro di tasse versate allo Stato”.

“La seconda cosa fondamentale è che non ci sarebbero più persone che fanno questo lavoro per strada ma potrebbero esercitare in luoghi confortevoli, controllati e con degli standard igienici adeguati. Inoltre non sappiamo se chi esercita per strada lo ha scelto di propria spontanea volontà o è stato obbligato. Molto spesso stiamo parlando anche di persone minorenni”.

(Foto: per gentile concessione di Augusto Gallonetto).
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