La chiesa di Santa Maria della Visitazione di Susegana e il messaggio spirituale contenuto nella Pala del Pordenone

Chiesa plebanale attestata inizialmente col titulus di Santa Maria (1206), venne riedificata subito dopo che papa Innocenzo III conferì il giuspatronato ai conti di Collalto (1486).

L’importante restauro interno (1760) e il rinnovamento della facciata (1887) non hanno alterato l’impianto tipicamente quattrocentesco, caratterizzato da un grande spazio interno tripartito da una doppia fila di colonne cilindriche, archi a tutto sesto e un corto presbiterio “con singolare volta unghiata che si fonde in modo molto arioso con le cappelle laterali voltate a crociera” (G. Fossaluzza).

Tracce di affresco di Motivi fitomorfi e geometrici sono riemersi nelle fasce delimitanti gli intradossi e gli estradossi degli archi della navata, nel sottarco, sulla cornice di sottogronda ad archetti ogivali poggianti su piccoli peducci e attorno le quattro grandi finestre centinate a doppia strombatura. Lungo la parete nord sono meglio conservati una Madonna con Bambino in trono, una Ultima Cena, e una Santa Maria Maddalena, commissionati dai Collalto intorno al 1486 (come dimostra lo stemma comitale sulla fascia decorativa superiore), assimilabili alla bottega di Giovanni di Francia. Nella Madonna con Bambino in trono “il Bambino sdraiato in grembo prefigura la morte, mentre la Vergine invita l’astante a pregare, stando seduta sul trono dallo schienale arrotondato”. Dell’Ultima Cena (di tipologia alpina) sono rimasti solo il Cristo, un Apostolo assiso al suo fianco e una mano che versa il vino da una caraffa. L’immagine di Santa Maria Maddalena è resa con linee flessuose di segno scuro che avvolgono il corpo e descrivono “l’ondeggiare dei capelli senza il minimo accenno volumetrico” (M.S. Crespi). La facciata con profilo a salienti è tripartita da quattro colonne poggianti su alto plinto, contenenti il portale con frontone centinato e due grandi finestre rettangolari con frontone triangolare, mentre un’alta trabeazione sorregge un ampio timpano. Sulla lunetta del portale laterale è affrescata una Madonna con il Bambino in trono tra i santi Rocco e Sebastiano (1510).

L’opera più notevole è la pala della Madonna con Bambino in trono e i santi Giovanni Battista, Caterina d’Alessandria, Daniele e Pietro (1514) di Giovanni Antonio de’ Sacchis detto il Pordenone. La monumentalità e il movimento delle possenti figure dei quattro santi e della Vergine assisa con il Bambino (che sembra “roteare” tra le sue braccia) vengono esaltati dal fondale architettonico “che segue un andamento curvilineo in prospettiva accelerata” (G. Fossaluzza) e rappresenta il tempio di Gerusalemme (pur nell’aspetto di una costruzione romana), la cui fine è sancita dalla profezia del profeta Daniele, che qui ha l’indice puntato in alto e il cartiglio con la scritta “Cum venerit” (parafrasi dell’avvento del Messia e del suo nuovo Regno). Anche gli altri santi presenti in questa sacra conversazione si accordano con il gesto di Daniele: il Battista indica come presente colui che è stato annunciato, santa Caterina d’Alessandria simboleggia il rifiuto di adorare gli idoli pagani, mentre san Pietro ha ai piedi una grossa pietra che richiamano sia la sua missione sia l’avvento del Messia e del suo nuovo Regno, in riferimento all’interpretazione che Daniele aveva dato al sogno dell’imperatore babilonese Nabucodonosor II, nel quale una pietra si staccava dal monte, distruggeva la statua tetrametallica (simbolo delle quattro epoche pagane) e instaurava il “regno che non sarà mai distrutto e non sarà trasmesso ad altro popolo”.

(Autore: Giuliano Ros).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Articoli correlati