“Monteverdi e i moti dell’anima”: alla Fondazione Hausbrandt un racconto inedito del compositore rinascimentale che rivoluzionò il linguaggio musicale 

Un francobollo tedesco dedicato a Monteverdi
Un francobollo tedesco dedicato a Monteverdi

Si respira un’aria d’altri tempi a Col Sandago, splendida tenuta immersa nelle colline di Collalto, sede della Fondazione Hausbrandt. Qui, attorno alla figura di Martino Zanetti, presidente della nota torrefazione, ma anche pittore e studioso, un po’ come avveniva nelle corti rinascimentali, si riuniscono regolarmente accademici e intellettuali da tutto il mondo per proporre eventi culturali che spaziano dalla musica alla filosofia, dall’architettura alla letteratura. 

“Monteverdi e i moti dell’anima” è il titolo della tavola rotonda che si è svolta questa mattina, sabato, dedicata a Claudio Monteverdi (1567 – 1643), compositore cremonese che fu maestro di cappella della Basilica di San Marco a Venezia. Al compositore associato alla Teoria degli affetti, va il merito di aver reso i sentimenti e i moti dell’animo umano, i protagonisti del teatro musicale del suo tempo, e dei secoli a venire. 

Il professor Enrico Reggiani dell’Università Cattolica di Milano, il professor Denis Morrier del Conservatoire National Supereur di Parigi, la professoressa Paola Besutti dell’Università di Teramo e la professoressa Baldin Saint Girons dell’Università di Parigi Nanterre, nel corso del convegno hanno proposto il loro personale ritratto del compositore analizzandolo da diverse angolazioni, con l’obiettivo di sottolineare come l’influenza dell’opera di Monteverdi, figura rivoluzionaria nel passaggio fra musica rinascimentale e barocca, ebbe risonanza ben oltre l’ambito musicale. 

Il periodo storico in cui Monteverdi visse e operò fu caratterizzato da quella che Zanetti nella propria introduzione alla tavola rotonda ha definito “transitività”, ovvero un momento di passaggio e rivoluzione che riguardò le varie forme d’arte e che, se indagata nel profondo, può ancora raccontarci moltissimo di chi siamo oggi e di come viviamo. 

Proprio la transitività ha caratterizzato l’approccio del professor Reggiani, che con lo sguardo di anglista, ha tracciato degli inediti punti di contatto fra Monteverdi e Shakespeare, partendo dalla definizione di “moto dell’anima” e dal suo corrispettivo inglese “emotion”. 

“In Inghilterra Monteverdi era ‘il prezzemolo’ – spiega Reggiani -, tuttavia non abbiamo prove concrete che misurino la conoscenza reciproca fra Shakespeare e il compositore. Ciononostante, possiamo notare delle similitudini fra il modo in cui Shakespeare concepiva la musica nei suoi drammi e la concezione musicale che Monteverdi stava sviluppando altrove, notiamo dunque delle affinità elettive che rendono il legame fra questi due geni nei rispettivi ambiti molto affascinante”. 

“Monteverdi ebbe, e ha ancora una grande influenza nel mondo culturale in cui siamo radicati: fu una figura di transizione, estremamente dinamica e che non possiamo ricondurre a schemi precostituiti”. 

“Io credo che l’intenzione di Martino Zanetti e della Fondazione sia quello di abituarci a fare esperienza delle grandi questioni con uno sguardo largo e multidisciplinare, per approdare ad un ‘sapere più grande’ che non rientra necessariamente in categorie precostituite, e penso che l’evento di oggi ci abbia offerto la possibilità per esercitarci ad allargare la nostra prospettiva”, conclude il professore. 

Partendo da uno studio condotto personalmente da Zanetti, in cui sostiene che gli affreschi della palladiana Villa Barbaro a Maser abbiano “anticipato” alcune scene poi comparse in opere shakesperiane, il professor Morrier, sull’onda dell’intervento del professor Reggiani, ha illustrato i legami fra Palladio e Monteverdi, proponendo un nuovi disegno della relazione tra architettura e musica, dove al centro si pone la simmetria: “principio architettonico creatore della bellezza in musica”. 

Come spiegato dal presidente Zanetti, quest’estate la Fondazione Hausbrand ospiterà una Summer School rivolta a borsisti de l’École normale supérieure di Parigi che avranno l’opportunità di soggiornare per un periodo fra le Colline Unesco e studiare i volumi antichi e rari, oltre 10 mila, riuniti nella collezione personale dell’imprenditore.  

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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