Ripartire da famiglia, scuola, cultura e attenzione alla sfera della salute mentale: è questa la ricetta della professoressa Maria Rita Parsi, nota psicopedagogista, psicoterapeuta, autrice – e già membro del Comitato ONU dei diritti dei bambini -, ospite ieri sera, venerdì, dell’incontro dal titolo “Genitori ed educatori oggi. Formarsi è tutto, formarsi è per sempre” all’Auditorium di Banca Prealpi SanBiagio a Tarzo.
La serata, promossa dall’Associazione di Mutuo Soccorso Ets NoixNoi con il sostegno di Banca Prealpi SanBiagio, l’Istituto di Credito Cooperativo con sede a Tarzo, parte del Gruppo Cassa Centrale, era rivolta a genitori, insegnanti, educatori, assistenti sociali e, in generale, a chiunque abbia interesse verso il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, che hanno accolto l’invito occupando l’auditorium quasi fino all’ultimo posto disponibile.
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Ad introdurre l’evento, organizzato in collaborazione con il Comune di Vittorio Veneto, Educhiamoci, Anpep, Iusve e Fondazione Movimento Bambino, è stato il presidente di NoixNoi Flavio Salvador, nonché vicepresidente di Banca Prealpi SanBiagio, che ha fatto riferimento al fenomeno della denatalità che in Italia fa perdere annualmente il 2% dei nuovi nati.
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“Negli ultimi anni il problema ha assunto una proporzione talmente grave da richiedere il coinvolgimento attivo delle istituzioni pubbliche, sia livello nazionale che regionale – ha commentato Salvador nell’introdurre gli ospiti – Le conseguenze avranno un impatto diretto su tutti gli aspetti della società quali la produzione di beni materiali, i consumi, il welfare in ambito assistenziale e pensionistico, nonché sul sistema scolastico”.
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“Le cause di questo fenomeno sono molteplici: le condizioni economiche insufficienti, l’affermarsi di una cultura edonistica incentrata sull’uomo economico, ma anche ad una mancanza di una visione delle istituzioni. Riportare al centro la famiglia, i bambini e il ruolo determinante dei genitori, facendo cultura della genitorialità, è fondamentale per fare fronte alla denatalità”.
“Il bambino portatore di vita e crescita interiore”: l’intervento di Gino Soldera
Si occupa indirettamente di denatalità Anpep, l’associazione con sede a Conegliano che promuove l’educazione prenatale che su iniziativa dello psicologo e psicoterapeuta Gino Soldera si fa promotrice del progetto “Generare per crescere nella gioia” che abbraccia tutte le fasi della genitorialità, fin da quella precedente il concepimento.
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“Questo progetto nasce per aiutare le coppie a diventare consapevoli dell’importanza del bambino e delle varie fasi della vita che poi influiscono nello sviluppo del bambino a partire dal pre-concepimento, passando per il concepimento stesso, la gravidanza e il post gravidanza – ha spiegato il dottor Soldera – Quella dell’inizio vita è una fase che non è molto conosciuta nella nostra cultura, eppure è fondamentale: prepararsi al concepimento vuol dire creare le premesse per dare il meglio come genitori”.
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“L’epigenetica, ad esempio, ha messo in evidenza quanto è importante l’ambiente amorevole verso il bambino e questo per dare fiato al discorso della natalità: bisogna recuperare il valore del bambino e non vederlo più solamente come una fonte di stress, di costi e preoccupazioni – ha sottolineato Soldera – Il bambino viene al mondo per aiutare i genitori a crescere, portando vita e donando loro una ricchezza incommensurabile sul piano umano”.
Maria Rita Parsi, “Creare una società scuola-centrica: un’utopia?”
Terminati gli interventi iniziali la parola è passata alla dottoressa Parsi, considerata una delle massime esperte in Italia sulle tematiche e problematiche legate ai minori, alle famiglie e alla scuola. Cavaliere della Repubblica (1986), Medaglia d’Oro alla Camera dei Deputati (2007) e vincitrice di numerosi premi, il curriculum di Parsi parla da sé: con all’attivo oltre un centinaio di pubblicazioni scientifiche, Parsi è attualmente Membro dell’Osservatorio Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza ed è inoltre presidente della Fondazione “Movimento Bambino” Onlus che opera per la diffusione della Cultura dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
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“Essere genitori oggi ci pone di fronte a meno difficoltà rispetto al passato: noi abbiamo a disposizione degli strumenti scientifici e umanistici come la psicologia, la psicopedagogia, la filosofia o ancora la neuropsichiatria che ci permettono di andare incontro ai problemi. Ma di queste discipline si parla troppo poco e non solo, non si fa prevenzione dimenticando che la salute mentale, l’educazione e il sostegno de dare ai genitori, prima agenzie educativa della famiglia, sono fondamentali: quelli sono gli investimenti da fare, famiglia, scuola ed educazione all’uso virtuoso del virtuale”.
Rifondare la società mettendo la scuola al centro è uno degli argomenti fondamentali della sua attività divulgativa. Ma non solo, secondo Parsi, anche i mezzi di comunicazione dovrebbero mettersi una mano sulla coscienza.
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“I ragazzi – sottolinea – sono sottoposti ad un’angoscia di morte quotidiana fra violenza, guerre e omicidi. Ciò di cui hanno bisogno è di una scuola aperta tutto il giorno con spazi da vivere nei vari momenti della giornata fra laboratori di teatro, incontri, letture e spazi creativi che li rimettano in contatto con la bellezza, e là fuori ne abbiamo tanta. È un’utopia? Io non ci voglio credere. Siamo andati sulla luna, abbiamo costruito l’atomica, generato l’intelligenza artificiale: è possibile che non si riesca, nel 2024, ad investire le nostre risorse in modo decisivo sulla scuola e sulla formazione dei giovani?
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Rimettere la scuola al centro nella visione della professoressa Parsi fa il paio con un cambio generale di narrazione sul mondo giovanile. Di giovani si parla poco e se lo si fa se ne parla in accezione negativa. Le notizie sulle baby gang che popolano le pagine dei giornali? “Sono eventi eclatanti che nascono all’emergenza. Sono fatti che ci danno dei segnali e non vanno sottovalutati, ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio”.
“Ci tanti ragazzi e ragazze che hanno desiderio di comprendere la realtà, che coltivano interessi e che ambiscono alla loro indipendenza intellettuale. Questi giovani sono un patrimonio che va ascoltato e capito. Ogni giorno questi ragazzi e ragazze sono sottoposti a bollettini di guerra e trascorrono molto tempo in un mondo virtuale che non perdona, ma anche l’inconscio non perdona se non sai decriptarlo. Dobbiamo metterci nella condizione di capirli e di dare loro delle alternative per conoscere sé stessi e aggregarsi. Lo si fa attraverso la cultura e l’attenzione alla sfera della salute mentale: ma questo spetta a noi e alla politica che deve essere culturale, sanitaria e di formazione alla legalità. I ragazzi rispettano le regole se sentono di rispettare l’autorità che quelle regole gliele impone”.
(Foto e video: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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