“Una su 8 ha un tumore al seno”: all’auditorium di Banca Prealpi SanBiagio l’importanza della prevenzione

La sfilata dell’associazione “La Forza in Passerella“

“Il tumore al seno è la causa di morte più alta in Italia: una donna su 8 ha la malattia”: ieri venerdì sera all’Auditorium di Banca Prealpi SanBiagio, NoixNoi e il Presidio Ospedaliero Giovanni XXIII di Monastier di Treviso hanno organizzato “Conosci il tuo seno e gli strumenti per proteggerlo“, un convegno dedicato al tema della salute femminile e, nello specifico, alla prevenzione del tumore al seno.

L’evento mirava a sensibilizzare il pubblico sul ruolo fondamentale che la prevenzione ricopre per la salute femminile. Introdotta da Flavio Salvador, presidente di NoixNoi e vice presidente di Banca Prealpi SanBiagio, la serata ha visto gli interventi del dottor Bernardino Spaliviero, radiologo senologo, del dottor Pasquale Piazzolla, chirurgo senologo, e la testimonianza di Michela Bardi. 

Hanno partecipato anche alcune rappresentanti di “La Forza in Passerella“, iniziativa sostenuta da donne che hanno affrontato un percorso oncologico e che hanno sfilato con abiti e accessori.

“Il Presidio Ospedaliero Giovanni XXIII è un’eccellenza del nostro territorio, sempre a disposizione delle persone anche dal punto di vista dell’informazione, come questa sera, con medici specializzati e testimonianze di persone che hanno avuto queste malattie – ha dichiarato Salvador -. L’unico tesoro che non ci può essere rubato è la nostra vita, un bene preziosissimo.

Prendiamo esempio da queste donne che ci insegnano ad avere coraggio nell’affrontare la vita. Dobbiamo dare più attenzione al nostro tempo, bisogna vivere al massimo ogni giorno. Questi medici hanno tanta passione nello svolgere la loro professione, passione che va oltre alla loro professionalità. Il lavoro non è schiavitù del denaro ma riconduce alle aspirazioni della propria vita. Queste serate danno la forza, a noi di Banca Prealpi SanBiagio, per continuare con la nostra importante missione” ha concluso Salvador.

Il tumore alla mammella, esami ed interventi 

Il tumore alla mammella è il più fetente: presenta un’incidenza-mortalità del 27,7%, una su 8 è colpita da questa malattia. La neoplasia maligna è più frequente nelle donne (30%). È la prima causa di morte per tumore nelle donne (25.500 nel 2022). In Italia 55900 nuovi casi nel 2023, 834.200 donne in Italia hanno ricevuto diagnosi di ca mammario. L’incidenza è in leggero aumento (+ 0,3 % all’anno), ma la mortalità è in calo (- 6% dal 2015 al 2020). Sopravvivenza: 88%. 

“La prevenzione è secondaria, non è possibile prevedere la malattia prima che essa ci colpisca, non possiamo evitarla – ha spiegato il dottor Spaliviero -. È fondamentale quindi riuscire a capire che la malattia c’è in tempo utile per curare e guarire anche prima che la donna si accorga della sua presenza”. 

Il percorso sanitario perte dalla diagnostica per immagini, si passa poi all’esame istologico e alla biologia molecolare, infine si passa al trattamento (chirurgia, radioterapia e oncologia). Gli esami strumentali si dividono in indagini di primo livello (mammografia ed ecografia mammaria) e di secondo livello (risonanza magnetica, interventistica – agobiopsia ecoguidata, agobiopsia in stereotassi, agobiopsia Rm-guidata – e mammografia con mdc iodato).

La mammella femminile presenta un tessuto fibroghiandolare e adiposo. La radiodensità è densa (bianca) o trasparente (nera). Il tumore è bianco, quindi più aumenta la densità mammaria minore è la leggibilità, cioè la possibilità di riconoscere la presenza di un eventuale tumore mammario.

L‘ecografia mammaria è uno dei casi in cui l’esperienza dell’esaminatore è di maggiore importanza rispetto alla qualità delle attrezzature tecniche. In particolare, le linee guida suggeriscono, come regola generale, che le apparecchiature di età superiore ai 10 anni debbano essere sostituite. Deve essere impiegato inoltre un ecografo con sonde lineari dedicate che lavorano da 10 a 15-18 MHz per i dettagli superficiali o i seni piccoli e da 4 a 8 MHz per aree più profonde o mammelle molto grandi. L’ecografia può essere eseguita ad ogni età, ha un costo basso, differenzia liquido-solido, c’è un operatore dipendente ed è complementare alla mammografia.

L’Agobiopsia ecoguidata presenta prelievi rapidi, indolori, in real time; aghi 14G (2mm) con finestra di 15-22 mm; è eseguito normalmente in tre passaggi con possibilità di esecuzione immediata, dopo l’indagine diagnostica e con possibilità di campionare anche i linfonodi ascellari sospetti. L’RM mammaria con mdc fornisce sia informazioni morfologiche che funzionali: il mezzo di contrasto (paramagnetico) si accumula soprattutto nelle lesioni attive metabolicamente (vascolarizzazione della lesione). La mammografia con mdc iodato (a doppia energia) è una tecnica nuova con migliore sensibilità della mammografia digitale: ha sensibilità e specificità comparabili alla risonanza magnetica (RM); ha un costo minore; è di più facile accesso; ha una durata inferiore (10 minuti) ed è senza le controindicazioni della RM. La mammografia con mezzo di contrasto – CEM fornisce sia informazioni morfologiche che funzionali: il mezzo di contrasto (iodato) si accumula soprattutto nelle lesioni attive metabolicamente (vascolarizzazione della lesione). 

Guarire si può: dai 40 anni, una volta l’anno fino alla menopausa, è necessario fare dei controlli preventivi per una diagnosi precoce, esatta e completa –  ha concluso Spaliviero -. Sono 834mila le donne salvate grazie alla prevenzione: se sentite o notate qualcosa di strano, andate dal vostro medico. Ci sono le cure con attrezzature tecnologiche all’avanguardia e personale sanitario dedicato, aggiornato e motivato. Non abbiate paura di chiedere”.

L’importanza di conoscere il proprio corpo  

L’autoesame, la palpazione, serve o non serve? “Per la diagnosi precoce no, ma in realtà è qualcosa di prezioso per imparare a conoscere il proprio seno, un valore radicato nella natura del controllo e prevenzione” ha spiegato il dottor Piazzolla.  

La visita senologica serve? “Quando percepite qualcosa che non va, che si è trasformato – continua – andate oltre e chiedete una visita senologica. Indispensabile è la diagnosi istologica: quando si legge ‘b5’ c’è una lesione maligna e bisogna intervenire, anche ‘b3’ e ‘b4’ di solito vengono trattate”.

Cosa succede dopo la diagnosi? “Dopo la diagnosi è compito delle breast unit, centri di altra prestazione come il nostro, prendere in carico la paziente con un team specializzato multidisciplinare. Viene tracciato un cammino da fare insieme fino alla conclusione. La terapia chirurgica dovrebbe essere intrapresa entro 4-6 settimane dalla microbiopsia effettuata al Centro o dalla presa in carico della paziente”. 

Ma da quanto tempo è lì? “È impossibile rispondere a questa domanda. Il tumore nasce da una prima cellula sana che subisce una mutazione, per opera di un fattore esterno o ereditario che ne modifica il DNA. Questa cellula moltiplicandosi forma un tessuto, non ancora neoplastico. Questo tessuto, con il passare del tempo (settimane, mesi o anche anni), può, attraverso altre mutazioni, trasformarsi definitivamente in tessuto tumorale”.

Non è solo un fatto di salute ma investe anche la percezione corporea, estetica e la sessualità. “Bisogna cercare un equilibrio tra necessità curative e le esigenze estetiche che oggi sono sempre più importanti”.

Non sarebbe meglio togliere tutto così non c’è più il problema? “Mastectomia o quadrantectomia (+ RT)?. La decisione dipende da rapporto tumore/dimensione della mammella; localizzazione del tumore; caratteristiche mammografiche; volontà della paziente; esistenza o meno di controindicazioni. Sebbene la chirurgia demolitiva sia sempre stata considerata più ‘sicura’, una recente analisi retrospettiva condotta su donne trattate per malattia allo stadio I-III ha riportato che la sopravvivenza delle donne operate con chirurgia conservativa è risultata migliore di quelle trattate con mastectomia. Neanche la multicentricità viene più considerata controindicazione alla chirurgia conservativa”. 

La ricostruzione è meglio farla subito? “Conviene farla subito ed è più facile nella demolizione, ma non semplice. La ricostruzione non è in grado di riprodurre fedelmente le prerogative della mammella naturale: né come forma e simmetria, né come consistenza, né come sensibilità tattile né (per le mammelle voluminose) come dimensioni. Inoltre può comportare delle complicanze come infezione e rigetto della protesi; necrosi del lembo cutaneo; contrattura periprotesica; rottura”. 

Il tumore può ritornare? “Non è il morbillo, può succedere. Le recidive sono il 3% dei casi. Il 20% delle ricadute locali post-chirurgica sono in realtà nuove neoplasie. Sono inoltre possibili recidive anche dopo la mastectomia”.

Quali sono i fattori di rischio? “La prima è l’età (crescita esponenziale sino alla menopausa, poi plateau, poi ripresa dopo i 60 anni); fattori riproduttivi; fattori ormonali; fattori dietetici e metabolici (elevato consumo di alcol, diete ipercaloriche e ricche di grassi animali, scarso apporto di fibre, obesità, sedentarietà….); fumo; pregresse neoplasie (e displasie) mammarie; pregressa RT (del torace); famillarità ed ereditarietà (solo il 5-7% dei casi sono legati a fattori ereditari)”. “Con i controlli e mezza giornata di ricovero si salvano vite – ha concluso il dottor Piazzolla -. Le prime responsabili siete voi”.  

La testimonianza 

“Ho incontrato questa malattia e avrei voluto essere al vostro posto un po’ di anni prima – ha raccontato Michela -. Scoperto il tumore, non sapevo cosa volesse dire, pensavo fosse sinonimo di morte. Era in uno stadio avanzato e mi sentivo come se non avessi la terra sotto i piedi, la paura mi bloccava. Mi sentivo sola.

Ho capito quanto la conoscenza sia fondamentale per la prevenzione e per tutto il percorso curativo – continua -. Noi abbiamo la tendenza a scappare dalla conoscenza ma se si conoscono e capitano, si riesce ad affrontarle con un minimo di serenità. Mi ricordo che il primo giorno di terapia di chemio ho pianto tantissimo, ma ho trasformato questo filo rosso in un ramoscello di vita con le foglie verdi: quella cosa che entrava dentro di me mi dava la cura.

Il tumore arriva e l’unica arma è la cura, dobbiamo accettarla in maniera positiva. Il percorso è una strada con tantissime buche, fa tanto male, ma riprendi vita. Un giorno ringrazierai questa malattia, il tumore arriva per farti capire la potenzialità della vita: bisogna pensare ad oggi, amiamo il giorno e viviamolo a pieno. Facciamo i controlli perché ci aiutano, conosciamo il nostro seno: se si nota qualcosa di strano, parliamone con persone specializzate. La vita, dopo questa malattia, acquista un valore diverso” ha concluso Michela.

La serata rientra nell’attività divulgativa e di sensibilizzazione promossa dall’Associazione di Mutuo Soccorso Ets NoixNoi con il sostegno di Banca Prealpi SanBiagio, l’Istituto di Credito Cooperativo con sede a Tarzo, parte del Gruppo Cassa Centrale, a cui si unisce per l’occasione il Presidio Ospedaliero Giovanni XXIII. L’evento e si è concluso con un piccolo rinfresco insieme al Gruppo Alpini di Tarzo.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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