I medici che aderiscono al sindacato Snami (Sindacato Autonomo Medici Italiani) tornano a farsi sentire, sottolineando che l’obbligo imposto ai medici di Medicina Generale di disporre il periodo di quarantena obbligatoria o l’isolamento fiduciario a carico dei pazienti positivi, limitando la libertà personale di un soggetto, non è un obbligo che può essere loro attribuito non essendo ufficiali sanitari.
Per il sindacato le funzioni richieste devono essere in capo alle Unità Locali Sanitarie: solo queste possono decretare in capo ad un soggetto l’obbligo di non abbandonare il proprio domicilio per ragioni di salute o di sicurezza pubblica.
Inoltre, è stata evidenziata l’esorbitanza dell’imposizione regionale rispetto alle competenze dei medici di Medicina Generale elencate nell’ACN/AIR.
Snami ritiene che la Regione Veneto non possa delegare ai medici di Medicina Generale l’adempimento di non far abbandonare il proprio domicilio per ragioni di sicurezza o sanità pubblica ai cittadini veneti.
Per il sindacato, infatti, questo incarico eccede le competenze e le responsabilità ascrivibili ai medici di Medicina Generale ed esonda dai poteri della Regione in materia.
I medici iscritti allo Snami Veneto, come indicato nella lettera dello scorso 19 dicembre firmata dal presidente regionale Salvatore Cauchi, hanno comunicato che non effettueranno le attività imposte dalla Regione.
L’esperienza dell’emergenza sanitaria rischia infatti di confondere i ruoli dei medici ma anche dei titolari di bar e ristoranti che, in più di un’occasione, hanno detto che non spetterebbe alla loro categoria il controllo del Green Pass ai clienti.
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