Il lavoro come strumento per esprimere se stessi: un confronto tra imprenditori promosso da CL ispirato al pensiero di Don Giussani

Francesco De Bettin, Stefano Sala e Pieluigi Ciferni
Francesco De Bettin, Stefano Sala e Pieluigi Ciferni

Per il centenario della nascita di don Luigi Giussani, Comunione e Liberazione, movimento fondato dallo stesso Giussani nel 1954, ha promosso una serie di incontri a Treviso intitolati “Don Giussani: una passione per l’umano”.

Il primo talk si è svolto giovedì sera, 9 febbraio, nella sede della Camera di Commercio in Piazza Borsa con gli ospiti Stefano Sala, amministratore delegato del Gruppo Per, Francesco De Bettin, presidente di DBA Group SpA, e Pierluigi Ciferni, amministratore delegato Polyglass SpA (Gruppo Mapei) che, partendo dalle citazioni di Don Giussani, hanno condiviso le loro riflessioni sul tema del lavoro. 

“Vi auguro di non essere mai tranquilli!”, diceva Don Giussani, per cui il lavoro è un bisogno dell’uomo che va oltre la necessità di sostentarsi ma rappresenta uno strumento di realizzazione personale, e non di schiavitù, mirato a produrre beneficio non solo per il singolo ma per la collettività

Traendo ispirazione da questa visione del fondatore del movimento cattolico Comunione e Liberazione, radicato inizialmente nell’ambiente studentesco milanese, i tre imprenditori hanno condiviso le proprie esperienze personali, evidenziando l’evoluzione del concetto di lavoro negli ultimi decenni. 

Stefano Sala nel 2007 ha deciso di lasciare la strada certa (un ruolo apicale in una multinazionale svedese) per quella nuova e incerta, fondando la propria azienda mosso dalla stessa ricerca di un senso ultimo e di una realizzazione personale di cui parla Don Giussani nei propri scritti. “Lavoro per me non poteva più limitarsi ad arricchire i miei azionisti – ha raccontato Sala – . L’azienda nella mia visione è un luogo educativo dove l’uomo cresce ed esprime se stesso. Ai giovani di oggi, schiacciati dall’ansia delle aspettative, voglio dire che il loro valore umano prescinde da ciò che fanno: la performance non vi definisce“. 

Anche l’ingegner Francesco De Bettin, di fronte all’aula conferenze gremita, ha condiviso ansie personali, inquietudini (e qualche rimpianto) per non esser mai riuscito a separare la vita personale da quella dell’imprenditore. “Mi sono perso molte cose – ha commentato – tuttavia negli anni ho acquistato maggiore consapevolezza sul vero significato di fare impresa. Ho visto il mondo cambiare, dalla moda degli yuppies ad una nuova figura di imprenditore che prima del profitto dà valore alla compensazione intangibile che deriva dal lavoro.

Oggi non vi è impresa senza una buona dose di ‘amore’, quella di cui parlava don Giussani, e attenzione al benessere dei propri dipendenti che devono essere messi nella posizione di svilupparsi umanamente e di vivere una vita dignitosa. Da punto di vista del guadagno ci sono troppe disuguaglianze – ha proseguito De Bettin – non è possibile che nella medesima azienda ci siano persone che guadagnano 150 volte in meno rispetto ai dirigenti. L’ansia? Ci convivo, fa parte di essere un imprenditore e non cambierà mai. Ogni mattina mi alzo e so che oltre 3 mila persone dipendono dalle mie scelte o dall’esito di eventi che non posso controllare”.

Per l’ingegner Pierluigi Ciferni, “l’autocontrollo è una dote imprescindibile del buon imprenditore a fronte di tante responsabilità. La cosa più difficile? È mediare sul posto di lavoro fra persone che non riescono ad andare d’accordo. Per me lavoro significa creare opportunità per gli altri, creare opportunità di successo. Questa missione mi traina avanti fin da quando ho iniziato, da neolaureato in ingegneria nucleare con 50 mila lire in tasca. Non conoscevo il pensiero di Don Giussani, una preziosa riscoperta che stimola riflessioni sul presente.

Oggi possiamo sperare in un mondo diverso proprio grazie agli imprenditori illuminati che stanno al mio fianco – ha commentato Ciferni riferendosi agli altri due ospiti del talk -. L’uomo nel lavoro deve poter esprimere la propria creatività e umanità. Ma attenzione a credere che solo le multinazionali siano ‘cattive’. Cattivi sono tutti quegli imprenditori che non fanno abbastanza per la sicurezza sul lavoro, un tema delicato su cui io personalmente ho speso molto studio e risorse. Trovo profondamente immorale che un lavoratore possa perdere una parte del proprio corpo, o peggio, la vita stessa sul luogo di lavoro”. 

I successivi appuntamenti nel calendario della rassegna dedicata a Don Giussani erano in programma ieri sabato al Laboratorio S. M. del Rovere a Treviso “Missione: una scoperta di sé” e nella Chiesa di San Francesco che ha ospitato un concerto del coro Cet. La rassegna terminerà oggi domenica alle 16.30 all’Auditorium Santa Caterina con l’incontro dal titolo “Vivere sempre intensamente il reale! L’educazione come introduzione alla realtà totale”. 

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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