“Abbiamo imparato il mestiere andando al cinema”: inaugurato il festival “Incroci di civiltà”. Ospite la regista Margarethe von Trotta

Margarethe von Trotta ospite a Incroci di civilità

L’inaugurazione della 17esima edizione di “Incroci di civiltà”, festival internazionale di letteratura a Venezia, ha visto un’ospite d’eccezione mercoledì sera, al Teatro “Carlo Goldoni”: si tratta di Margarethe von Trotta, una delle più importanti registe del panorama cinematografico mondiale.

“Incroci di civiltà” è il festival internazionale di letteratura di Ca’ Foscari che, ogni anno, porta nella città lagunare le maggiori firme del panorama, non solo letterario, mondiale. La manifestazione (che durerà fino al prossimo 14 aprile) è in collaborazione con il Comune e Fondazione Venezia e vede il sostegno da parte della casa editrice Marsilio e della Fondazione Musei Civici.

Dopo l’esperienza come attrice, Margarethe von Trotta ha esordito da regista nel 1975 con la pellicola “Il caso Katharina Blum”, mettendo a segno dei successi cinematografici, come il pluripremiato “Anni di piombo” (1981), film incentrato sugli anni segnati dal terrorismo.

La consegna del premio alla regista

Tra i temi prediletti nei suoi film, anche le problematiche femminili, oltre alla realtà socio-politica del proprio Paese, la Germania. Da citare anche le pellicole “Rosa Luxemburg” (1986), “Paura e amore” (1988), “Hannah Arendt” (2012), il docufilm su Ingeborg Bachmann (2018), scrittrice a cui ha dedicato il recente film “Ingeborg Bachmann – Journey into the desert” (2023).

In apertura dell’inaugurazione (con il discorso introduttivo di Flavio Gregori, direttore di “Incroci di civiltà”) sono stati assegnati i premi “Cesare De Michelis” per l’editoria alla statunitense Fiona McCrae; “Giovani Incroci-Albero d’Oro” a Emilienne Malfatto; “Incroci-Musei Civici di Venezia” alla stessa Margarethe von Trotta.

La regista ha dialogato, di fronte al pubblico, con Marco Dalla Gassa e il critico cinematografico Paolo Mereghetti.

“Ero diventata attrice perché non potevo fare subito la regista”

Divertente e ironica: in questa veste la regista si è presentata al pubblico, svelando diversi aspetti della sua vita privata e professionale.

“Contentissima di essere qui. Poi dovrò parlare della mia vita: forse è un po’ noioso, ma vediamo – la sua premessa – Ho vissuto con mia madre (della quale porto il cognome), una donna indipendente e sola, che mi ha insegnato a pensare per me stessa. Io mi sono sempre sentita una donna che aveva qualcosa da dire”.

“Ho pensato a chi dovevo parlare nei miei film e ho scelto le donne: mi è venuto naturale”, ha proseguito, mentre è emerso come, spesso, nei suoi lavori si vedono inizialmente due donne protagoniste, quasi ordinarie, che si scontrano, per poi divenire “le due facce della stessa donna”.

Non sono mancate, da parte della regista, le parole in riferimento al suo Paese.

Il pubblico del Teatro Goldoni

“I primi ricordi di Berlino sono di una città completamente distrutta”, ha spiegato, per poi concentrarsi sulla narrazione delle varie fasi di lavoro per quanto riguarda il film su Rosa Luxemburg (intellettuale di origini ebraiche, costretta all’esilio per motivi politici).

“Ho scelto i quattro anni più importanti della sua storia – ha continuato – Mi concentro sulle storie delle famiglie e dell’infanzia dei personaggi, che spesso viaggiano in Italia: per me l’Italia è sempre stata molto importante“.

E proprio sul rapporto con l’Italia, von Trotta ha raccontato di aver collaborato, ad esempio, con Dacia Maraini per “Paura e amore” (Maraini si era già occupata dei sottotitoli per “Anni di piombo”).

“Inizialmente ero diventata attrice, perché non vedevo la possibilità di diventare regista – ha raccontato – Quando finalmente lo sono diventata, non ho più fatto l’attrice”.

“La scuola per noi era andare al cinema, guardando e riguardando i film: così abbiamo imparato il mestiere”, ha concluso.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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