Sono passati 92 anni dalla devastazione provocata dal “Ciclone del Montello”, che causò la morte di 84 persone senza dimenticare i numerosi feriti oltre alla distruzione di diverse abitazioni.
Oggi, nel giorno di questo triste anniversario, il parroco di Volpago e Venegazzù, don Federico Gumiero, ha accolto la proposta di un gruppo di persone che andrà a costituire un’associazione per ricordare l’opera di don Luigi Panizzolo, parroco di quel periodo: alle ore 13.35 le campane delle chiese parrocchiali di Volpago del Montello, Selva del Montello e Venegazzù hanno suonato “a martello” proprio per ricordare le vittime del ciclone del 1930.
Questa iniziativa, inoltre, è stata pensata per onorare la grande opera pastorale di don Luigi a 60 anni dalla morte (1962).
Il parroco fu tra i primi che “si gettò” in soccorso degli sventurati: a tutti i morti fu impartita la benedizione rituale, i feriti furono visitati e confortati e le famiglie colpite dalla sciagura furono incoraggiate ad andare avanti.
“Verso le 13.30 del giorno 24 luglio del 1930 il cielo, in direzione Montebelluna, si fece oscuro – si legge in un testo curato dalla professoressa Maria Teresa Roda -, si coprì di nubi che si sovrapposero, grigiastre e poi nere come se fosse diventata improvvisamente notte. Il movimento della tromba d’aria fu rapidissimo, avanzò prima con un rumore sordo e poi con una velocità di 60/70 chilometri all’ora con punte anche assai maggiori. Venne distrutto quanto si trovava nella fascia colpita della larghezza dell’area coinvolta e variabile dai 200 ai 500 metri”.
“La formazione proveniva da San Gaetano di Montebelluna – continua il testo -, avanzò verso Santa Eurosia di Venegazzù per poi dirigersi più a nord, verso Martignago, lungo un tratto di Schiavonesca Nuova (tra l’attuale fabbrica Doimo-ex Ennerev e l’attuale Caserma dei Carabinieri). Proseguì investendo il cimitero di Volpago, sollevando pesanti lastre di marmo sepolcrali, continuò verso San Carlo per dirigersi lungo lo stradone del bosco Montello verso Selva dove distrusse la chiesa parrocchiale che venne poi ricostruita a ridosso della Schiavonesca Nuova e non più di fronte alla canonica vecchia, edificio tutt’oggi esistente”.
“Ci furono complessivamente 24 persone decedute e centinaia di feriti – prosegue -, curati in parte all’ospedale di Montebelluna, in parte a Treviso. A Volpago morirono: Bon Aurora, una bambina di 10 anni; Oliver Angela di anni 25, Parolin Giovannina, anch’essa bambina di 7 anni; Parolin Isacco di 30 anni; Parolin Natalina di soli 2 anni; Sartor Martino di 15 anni. I funerali delle vittime furono imponenti, parteciparono tutte le autorità della Provincia, presente Sua Eccellenza Monsignor Longhin, oggi Beato. Anche la Canonica di Volpago subì danni. Illesi i cento bambini che frequentavano l’asilo inaugurato nel 1927”.
“Ricordare è doveroso – conclude -, proprio per questo, i rintocchi della campana richiameranno quel terribile evento e ribadiranno il dovere alla solidarietà ma anche tutto quello che è in nostro potere per prevenire e ‘proteggere il creato’ come ci ha ricordato Papa Francesco con la sua Enciclica “Laudato Sì” (2015)”.
Anche il Consorzio del Bosco Montello ha voluto ricordare questo evento che ha segnato profondamente le comunità che vivono in questa zona della provincia di Treviso: “È stata una tromba d’aria abbattutasi sulla Marca Trevigiana, specialmente sulle zone circostanti al Montello il 24 luglio 1930, colpendo in particolar modo il comune di Volpago del Montello e le sue frazioni. È stata la tromba d’aria più violenta verificatasi in Italia con raffiche di vento pari a circa 500 km/h, classificandosi dunque nella categoria F5, la più potente e catastrofica nella scala Fujita-Pearson”.
A questo link il video realizzato da Qdpnews.it sulla storia del “Ciclone del Montello” .
(Foto e video: per gentile concessione della Parrocchia di Volpago).
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