A cosa servono davvero le criptovalute?


Beni di lusso tradizionali (oro, diamanti) hanno poco valore intrinseco, a parte l’illusione sociale collettiva. Gli asset digitali si basano su una diversa illusione collettiva: qualunque sia il loro prezzo oggi, qualcuno sarà disposto ad acquistarli a un prezzo maggiore domani.

Da quando le criptovalute esistono, nessuno è ancora riuscito a dimostrare un caso d’uso serio. Eppure, anche dopo innumerevoli scandali e processi, i bitcoin, gli ethereum e le altre principali valute continuano a esistere e a capitalizzare miliardi. Questa capacità di resistenza, secondo alcuni, potrebbe essere in parte una conseguenza del design stesso del sistema: non è necessaria alcuna banca centrale per verificare chi possiede e quanto; grazie alla crittografia, la rete stessa può tenerne traccia e ogni computer della rete mantiene un registro completo di ogni transazione. A che scopo? Qual è l’utilità?

Uno dei primi a servirsi del sistema è stato il crimine: una valuta fuori dalla portata dei Governi, le cui transazioni sono anonime e criptate, sembra l’ideale per il mondo della malavita. Tuttavia, condurre affari sporchi su un database pubblico che registra ogni transazione per sempre non è il modo più intelligente per commettere crimini. È noto che i principali gruppi terroristici mondiali hanno abbandonato da tempo questi sistemi, dal momento che organizzazioni come la CIA erano in grado di tracciare tutti i movimenti.

Un altro uso teorizzato è la sostituzione di monete tradizionali, in particolare per il mondo in via di sviluppo, evitando paurose fluttuazioni di valute deboli e rendendo più semplice ed economico l’invio di pagamenti transfrontalieri e di rimesse ai familiari. In realtà, gli asset virtuali hanno fluttuazioni selvagge e non assomigliano per niente alla valuta: gli unici Paesi che hanno adottato ufficialmente il bitcoin, El Salvador e la Repubblica Centrafricana, continuano di fatto a condurre transazioni in dollari USA, rispettivamente, e in franchi CFA.
Una terza corrente di pensiero, infine, vede nelle criptovalute un modo per sottrarsi agli oligarchi del Web e al dominino delle c.d. “Big Tech”, promuovendo invece nuove forme decentralizzate di azione collettiva a vantaggio di tutta l’umanità. Qui il discorso si fa fumoso, tuttavia le criptovalute non hanno fatto nulla per indebolire gli oligarchi del Web, così come non si conoscono organizzazioni autonome e decentralizzate attive in questo senso.

Gli asset virtuali sono inutili se non possono essere convertiti in moneta. È anche impossibile considerarli status symbol come uno yacht o l’auto di lusso: anzi, chi ha criptovalute cerca spesso di scambiarle con uno yacht, che invece è un bene di lusso a tutti gli effetti.

A cosa servono le criptovalute, ci chiedevamo. L’illusione collettiva che qualunque sia il loro prezzo oggi, qualcuno sarà disposto ad acquistarle a un prezzo maggiore domani, non è affatto percepita come un’illusione.

Foto: archivio Qdpnews.it
Autore: Carlo Quiri – Sistema Ratio Centro Studi Castelli

Total
0
Shares
Articoli correlati