Cosa è l’osteoporosi?
Per osteoporosi si intende una malattia metabolica e sistemica a carico dell’apparato scheletrico, caratterizzata da una progressiva riduzione localizzata o generalizzata di tessuto osseo.
Questo processo determina un indebolimento e una maggiore fragilità dell’osso soprattutto a carico di alcune sedi anatomiche ben specifiche quali: le vertebre, il collo del femore, il polso, l’omero, la caviglia che sono quindi maggiormente predisposte a fratture anche in seguito a traumi lievi.
Epidemiologia
Gli ultimi dati rilevati dal Ministero della Salute nel 2021 stimano che in Italia più di 5.000.000 di persone siano affette da osteoporosi, di cui l’80% sono rappresentate da donne in post menopausa.
Si tratta purtroppo di una tendenza in continua crescita, complice anche l’allungamento dell’aspettativa di vita.
Questi dati si rivelano allarmanti in quanto premonitori di una maggiore incidenza di fratture osteoporotiche, che colpiscono circa il 40% della popolazione dopo i 65 anni, e che comportano, oltre ad elevati costi sociosanitari, anche drammatiche conseguenze in termini di mortalità e disabilità motoria nei soggetti anziani.
Le tappe del processo osteoporotico
L’osteoporosi è caratterizzata da un progressivo deterioramento della microarchitettura dell’osso (riduzione del numero e dello spessore delle trabecole ossee, aumento degli spazi midollari, ecc.) e dalla conseguente riduzione della massa minerale ossea, ritenuta un importante indicatore della resistenza alle fratture. L’osso, a causa della sua energica vascolarizzazione, è un tessuto vivo e di conseguenza costantemente sottoposto a un processo di rimodellamento osseo, che consente allo scheletro umano di rinnovarsi completamente ogni 10 anni circa. All’origine di questo fondamentale processo di rimodellamento troviamo 2 squadre cellulari: gli osteoblasti che formano nuova matrice ossea e gli osteoclasti che provvedono alla sua distruzione.
Fino a 18 anni circa la velocità di formazione del tessuto osseo è maggiore rispetto al suo deterioramento e ciò sta alla base del processo di accrescimento in lunghezza dell’osso. Dai 20 anni la massa ossea si mantiene costante fino a 50 anni circa. Successivamente, a partire dalla sesta decade di vita, la velocità di degradazione dell’osso supera la sua formazione.
Questa fisiologica perdita di massa ossea che si verifica durante l’invecchiamento pone quindi le basi per lo sviluppo di osteoporosi. |
La diagnosi di osteoporosi
La diagnosi di osteoporosi viene eseguita dal medico specialista attraverso la misurazione della massa e della densità ossea.
Tra le diverse metodologie diagnostiche disponibili, l’esame più indicato è la Densitometria Ossea (DEXA). Questa tecnica diagnostica permette di quantificare la densità minerale ossea (solitamente a livello della colonna vertebrale, polso, anca o tibia), e di conseguenza diagnosticare una eventuale presenza di osteopenia (minore gravità) o osteoporosi (maggiore gravità).
La prevenzione e la terapia dell’osteoporosi
Lo scopo della terapia nel soggetto osteoporotico è quello di rallentare il processo di distruzione di tessuto osseo e di promuoverne la sua formazione, prevenendo il rischio di fratture.
Come avviene per la maggior parte delle patologie legate all’invecchiamento, l’arma più efficace di prevenzione e di cura è rappresentata dall’aderenza a uno stile di vita sano e attivo, il miglior alleato della longevità.
In particolare, si raccomanda:
- adeguata attività fisica: almeno 150-300 minuti di attività moderata a settimana, inserendo 2 sedute di attività di muscolazione a settimana;
- corretta alimentazione: assicurandosi un adeguato apporto di Calcio e Vitamina D;
- limitare il consumo di alcolici;
- evitare il fumo di sigaretta.
L’importanza dell’attività fisica nel soggetto con osteoporosi
È ormai confermata da parte della letteratura scientifica, l’importanza dell’attività fisica come un valido mezzo sia di prevenzione dell’osteoporosi, sia come componente irrinunciabile della cura di questa patologia.
I soggetti anziani, ma ancor di più le donne in periodo post-menopausale, sono coloro che trarrebbero i maggiori benefici dall’attività fisica.
Spesso, però, sono paradossalmente i soggetti più sedentari.
Dai dati Istat emerge infatti che solo il 19% dei soggetti tra i 55 e i 64 anni pratica attività fisica, per poi subire un rapido declino fino al 5,4% negli over 75.
Questi dati pongono davanti a noi una situazione allarmante perché la sedentarietà, che spesso si accompagna infatti al processo di invecchiamento, rappresenta un potenziale fattore di rischio di osteoporosi, in quanto determina un’accelerazione del processo di distruzione dell’osso e una diminuzione della sua formazione.
Per questo motivo è necessario agire controcorrente e convincersi che l’aderenza a un programma adeguato di esercizio fisico rappresenta la nostra arma vincente per combattere l’osteoporosi, capace anche di prevenire addirittura la perdita dell’1% di massa ossea annuale, soprattutto a carico della colonna vertebrale (come indicato in una importante metanalisi internazionale).
Autore: Elisa Pastorio – Sistema Ratio Centro Studi Castelli