Gli scenari industriali nell’analisi di Confindustria

• Dopo il crollo dei primi mesi del 2020, l’attività industriale a livello mondiale ha risalito velocemente la china nella restante parte dello scorso anno. Successivamente al rimbalzo, tuttavia, il percorso di crescita si è sostanzialmente interrotto nel 2021, tanto nel mondo avanzato quanto in quello emergente.

• Nell’Unione Europea e negli Stati Uniti l’indice di produzione manifatturiera è tornato a toccare i livelli precrisi a gennaio 2021, senza però superarli stabilmente nei mesi successivi. La Cina è avanzata fino a luglio 2021 di un modesto +1,6%.

In questo difficile contesto internazionale, alcuni settori hanno continuato ad espandersi nel corso del 2021. A livello mondiale, farmaceutica, elettronica e meccanica strumentale, sotto la duplice spinta della domanda di vaccini e di digitalizzazione, hanno superato nel corso di quest’anno di oltre il 10% i livelli del quarto trimestre del 2019. Male, invece, sia per la debole ripresa della domanda sia per le strozzature nelle forniture, i comparti legati ai mezzi di trasporto (non solo automotive) e quelli della moda.

• Nel 2020 gli investimenti diretti esteri (Ide), che rappresentano uno dei principali mezzi attraverso cui si sono costruite le catene globali del valore e sono al centro dell’accelerazione della dinamica del commercio mondiale, sono crollati del 35%, sotto il peso dell’incertezza esplosa con la pandemia.

• A differenza di quanto accaduto con le precedenti crisi globali, la manifattura italiana, dopo il tracollo di oltre 40 punti percentuali nel bimestre di marzo e aprile del 2020, non solo ha recuperato stabilmente i livelli di attività precedenti lo scoppio della pandemia, ma è diventata uno dei principali motori della crescita industriale nell’Eurozona. In Germania e Francia, infatti, nonostante un calo meno drastico dei volumi di produzione nei mesi più critici del 2020, il pieno riassorbimento dello shock appare ancora lontano: ancora sotto del 10% dai livelli precrisi la produzione tedesca, del 5% quella francese.

• La performance industriale italiana è spiegata innanzitutto da una dinamica della componente interna della domanda che, grazie alle misure governative di sostegno ai redditi da lavoro prima e di stimolo alla spesa dopo, ha dato un contributo decisivo alla ripresa della produzione nazionale. A fronte di un fatturato estero che ad agosto del 2021 ha segnato un +2,8% in valore rispetto al picco di febbraio 2020, il fatturato interno ha registrato nello stesso arco temporale un +7%. La crescita è trainata innanzitutto dai comparti legati alle costruzioni, dove è in corso un boom di investimenti.

• La tenuta della capacità produttiva in Italia, sostenuta anche da un massiccio ricorso ai prestiti garantiti dallo Stato (il nuovo debito netto contratto dalle imprese manifatturiere italiane nel 2020 è stato pari a 4,1 punti di fatturato, rispetto ad appena 0,3 nel 2019), ha scongiurato una forte ondata di chiusure ed evitato così pesanti ricadute negative sul fronte dell’occupazione. Alla fine del secondo trimestre 2021, le ore lavorate nell’industria risultavano sotto dei livelli pre-pandemici del 4,2% rispetto allo stesso periodo del 2019, gli occupati dell’1,1%. Per la seconda parte dell’anno, le attese delle imprese manifatturiere sul fronte della domanda di lavoro restano positive.

Autore: Sistema Ratio Centro Studi Castelli

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