Competenze trasversali: il crescente utilizzo delle tecnologie digitali porterà alla creazione di nuovi modelli di business, con effetti a cascata anche dal punto di vista occupazionale.
Secondo il World Economic Forum, nell’arco temporale 2020 – 2025, metà dell’intera forza lavoro dovrà far fronte a 2 fenomeni:
- da un lato, a un processo di adeguamento delle proprie competenze (skills) per riuscire a tenere il passo in un mercato che sta subendo una trasformazione senza precedenti storici, sotto la costante e crescente spinta dell’automazione e a cui si è affiancata la crisi economica scatenata dalla pandemia;
- d’altro lato, la medesima rivoluzione algoritmica cela al suo interno la chiave stessa per dare origine a nuove forme di impiego.
Viene stimato che entro il 2025, a fronte dell’esponenziale interrelazione uomo-macchina, si perderanno 85 milioni di posti di lavoro, a fronte però della creazione di ben 97 milioni di nuovi posti, strutturati per meglio adattarsi alla nuova divisione del lavoro fra esseri umani, macchine e software.
A tal proposito, il crescente utilizzo dell’intelligenza artificiale, l’apprendimento automatico, la robotica, la nanotecnologia e la biotecnologia porteranno a nuovi modelli di business, nonché a forti perturbazioni del mercato del lavoro. In tale contesto sempre più avanzato e tecnologico, per convivere con i nuovi paradigmi aziendali e produttivi è dunque necessario implementare le cd. soft skills, o più comunemente denominate competenze trasversali. Nello specifico, il World Economic Forum ne ha elencate 10, fondamentali nel futuro del lavoro:
- problem solving: trovare soluzioni efficaci ai piccoli e grandi problemi della quotidianità lavorativa e rendersi flessibili per poter adottare un piano d’azione funzionale;
- pensiero critico: comprende processi di riflessione con l’intento di formarsi un giudizio solido per conciliare l’evidenza empirica e senso comune;
- creatività: l’abilità di correlare idee innovative con il bagaglio di informazioni disponibili;
- gestione delle persone: uno “smart leader” è colui che sa motivare i collaboratori e valorizzarli, affidando loro compiti affini al potenziale e alle competenze personali;
- coordinarsi con gli altri: efficienza e produttività rivolte al raggiungimento degli stessi obiettivi, competenze diverse e specializzate per massimizzare i risultati ed infine condivisione di visioni e ambizioni sia professionali che personali;
- intelligenza emotiva: l’abilità di percepire, valutare ed esprimere un’emozione, di accedere ai sentimenti e crearli quando facilitano i pensieri, di capire l’emozione e la conoscenza emotiva, l’abilità di regolare le emozioni per promuovere la crescita emotiva e intellettuale;
- capacità di giudizio e di prendere decisioni: delineare strategie e piani d’azione, soprattutto in momenti complessi della vita aziendale e più in generale del mercato;
- orientamento al servizio: riconoscere i bisogni degli altri e adottare un atteggiamento collaborativo;
- negoziazione: la capacità di raggiungere obiettivi e sviluppare la leadership, che si esprime attraverso un mix efficace di risorse personali, di abilità comunicative e capacità di utilizzo di tecniche specifiche;
- flessibilità cognitiva: flessibilità di risposta, per gestire al meglio nuove situazioni e cambiamenti, anche a livello di compiti e mansioni.
In conclusione, l’orizzonte verso cui ci si muove richiederà un sempre maggiore sforzo congiunto nel fornire tutti gli strumenti necessari ai lavoratori, in termini soprattutto di tempo e risorse, perchè possano accedere con maggiore flessibilità e completezza all’universo della formazione. Per queste sfide sostanziali che il mercato del lavoro deve affrontare oggi, i Governi devono creare collegamenti attivi e un coordinamento efficiente tra fornitori di istruzione, competenze, lavoratori e datori di lavoro, garantendo altresì una collaborazione efficace tra agenzie per l’impiego, governi regionali e governi nazionali.
Autore: Martina Bertolinelli – Sistema Ratio Centro Studi Castelli